Gazzetta di Reggio

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Federica Pellegrini è diventata mamma

Giorgio Billeri
Federica Pellegrini è diventata mamma

L’“altra” vittoria della nuotatrice: è nata la figlia Matilde. Il traguardo più bello della Divina: la mamma oltre la campionessa

04 gennaio 2024
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Alle 6,51 di ieri mattina Matilde Giunta si è staccata dai blocchi dell’inconsapevolezza e si è bagnata, per la prima volta, nell’acqua della vita. In quello stesso sapore di azzurrissimo cloro dove la madre, Federica Pellegrini, ha scolpito una leggenda senza pari nel mondo dello sport. Nuoterà, la bambina, c’è da scommetterci. Timide, spaurite bracciate che saranno vivisezionate, spiate, giudicate. Sulle sue esili spalle peseranno tonnellate di aspettative, di confronti, di paralleli. Come tanti altri figli d’arte nello sport, nella letteratura, nel cinema, il continuo paragone rischierà di bruciarle le ali, povera stella. È accaduto a tanti, a troppi. Ma è presto, adesso è il momento di lasciare i blocchi di partenza e immergersi nel mondo, e vada come vada.

Ci vuole Fede per essere la Pellegrini, metà donna, metà icona. Reale e trascendente nella sua classe. Fede nelle proprie smisurate capacità agonistiche, donate da quell’entità sovrannaturale che un giorno indica il Predestinato e ne fa qualcosa di mai visto prima. Fede nella propria immagine di ragazza bella e moderna in un mondo, quello delle nuotatrici, dove le stelle della vecchia Ddr erano a dir poco mascoline, le americane avevano spalle larghe come scaricatori nell’angiporto di Liverpool e le cinesi perennemente sospettate di servirsi abbondantemente dalla farmacia. Fede nell’affermare il suo essere ragazza in fondo normale, anche fragile, anche sconfitta in amore, anche esposta alle lacrime quando se ne andò l’antico maestro Alberto Castagnetti o quando il cronometro, fino ad allora amico, le aveva voltato le spalle perché il tempo, nel senso di sabbia che scorre nella clessidra, non si può battere. Fede nell’andare oltre a quelle quattro vasche, a quei 200 metri stile libero che l’hanno teletrasportata dalla realtà al mito, dalla vita di tutti i giorni al Nirvana sportivo: Fede, anche, nel tentare qualcosa che non farebbe parte di te, che non sarebbe nelle tue corde, ma che la società dell’immagine e della sovraesposizione in qualche modo ti impone, ovvero la televisione, il Festival di Sanremo con la discesa alla Wanda Osiris, glamour e oggettivamente bella, dalla scala dell’Ariston che sta allo spettacolo italiano come la Cappella Sistina alla pittura o il Maracanà al calcio.

Fede nel misurarsi con vecchi lupi di mare dell’intrattenimento in quell’esperienza come giudice di Italia’s Got Talent, Fede nelle apparizioni pubblicitarie, dapprima impacciate e prigioniere di quella calata troppo veneta e poi, via via, sempre più agevoli, naturali, quasi professionali. Perché si impara a nuotare ma anche a domare una telecamera. Fede nelle passerelle della moda milanese, Fede nel mostrarsi per come sei quando finisce un amore: quello con Luca Marin, con i duelli rusticani con la rivale Laure Manadou, la risposta francese un po’ snob alla Divina, quello con Filippo Magnini che aveva saziato gli appetiti dell’Italia in perenne ricerca di favole, da quando Al Bano e Romina non sono più due cuori e una capanna. Belli, vincenti e innamorati, cosa c’era di meglio. Ma spesso la favola è troppo favola per essere vera.

Fede, infine, nel dire che il nuoto è stata la sua vita, la sublimazione di una mentalità vincente unica, di una voglia inusitata di allenarsi, di una capacità di adattare la nuotata al cronometro che la natura le aveva trapiantato nel cervello. Ma adesso basta, adesso un’altra vita pulsava, batteva, urgeva dentro di sé: quella figlia tanto voluta, immaginata e descritta in cento interviste a cuore aperto, quando i fans pensavano ma sì, un giorno succederà ma non adesso, perché la Divina di Spinea deve vincere, ancora, finché ne ha, farci cantare l’inno di Mameli, farci sentire tutti sul podio.

Questione di Fede, anche quando un giorno ha detto basta, dopo vent’anni da imperatrice planetaria, davanti alle irrispettose ragazzine che volano in acqua e che ormai non puoi più riprendere perché la polverina magica si è esaurita.

E così, di Fede in Fede, eccoci ad oggi, al primo tuffo della sua Matilde nella vita. Si dirà che è la medaglia più bella di Federica: ma forse no, è una medaglia diversa, troppo più grande, perché qualsiasi oro olimpico, mondiale, europeo non può essere paragonabile all’amore, estremo fino a diventare quasi incomprensibile, per una figlia o un figlio. Federica, la campionessa di tutto, la biondina della porta accanto dagli occhi furbi e dal sorriso che disarma, dentro quel letto di clinica, mentre quasi pudicamente copre con la sua mano il minuscolo volto di Matilde, oggi ci appare diversa. Una delle tante mamme che posta sui social il momento più felice della sua vita extra-acqua, con accanto il volto disfatto e quasi incredulo del padre, Matteo Giunta, suo ultimo allenatore, perché il nuoto per lei è stata vita e viceversa. I 200 stile libero sono storia, Matilde è il domani. In cui avere Fede.