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Reggio Emilia, il comitato IV Novembre esasperato: «Vogliamo l’esercito in stazione. Qui non si riesce più a vivere»

Serena Arbizzi
Reggio Emilia, il comitato IV Novembre esasperato: «Vogliamo l’esercito in stazione. Qui non si riesce più a vivere»

I residenti della zona stazione scrivono a questore e sindaco. Balordi nelle cantine

06 gennaio 2024
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Reggio Emilia «Chiediamo urgentemente che venga approvata l’operazione “Strade sicure” con l’intervento dell’esercito».

È un grido di dolore e rabbia quello dei residenti della zona della stazione ferroviaria che, nei giorni scorsi, tramite il comitato di viale IV Novembre hanno scritto al questore Giuseppe Maggese e al sindaco Luca Vecchi.

«Vorremmo lanciare un grido di rabbia, perché ormai esausti, siamo senza speranza e, dunque, subentra l’ira – scrive il comitato –. La situazione non è più sostenibile. Qui non si riesce a vivere e a lavorare. Non possiamo camminare sotto casa perché c’è la guerriglia di petardi, siamo assediati, le gang sono fuori controllo, le bande si menano, c’è sangue sui marciapiedi, si sentono urla feroci nella notte, si registrano interventi della forze dell’ordine a ritmo continuo e con sirene a tutto spiano. Noi chiediamo urgentemente che venga approvata l’operazione “Strade sicure” con l’intervento dell’esercito. Il passaggio successivo è una interpellanza in Parlamento o in Senato perché questa zona è fuori controllo: siamo in Italia, siamo cittadini con diritti nella città delle persone e voi avete il dovere di difenderci. Ora basta parole, pretendiamo fatti immediati».

Nella notte tra giovedì e ieri, a conferma di quanto sia allarmante la situazione, si sono verificate nuovamente effrazioni nelle cantine di due palazzi della zona vicino alla stazione.

«Io e mia moglie verso le 8.30 di oggi (ieri per chi legge, ndr) siamo scesi in cantina e abbiamo trovato la porta divelta – racconta Giorgio Margini, residente in viale IV Novembre –. Da un rapido controllo abbiamo riscontrato che tutte le cantine erano aperte, in una c’era la luce accesa. Poi, abbiamo anche notato che è stato rotto il vetro della porticina sul retro dello stabile così che questi balordi sono entrati dal cortile tra le via don Alai e Tondelli. Su una ventina di cantine, sono state tutte aperte: da una è stata portata via una bicicletta».

Anche in un condominio di via Monsignor Tondelli sono state aperte le cantine.

«Assistiamo a un viavai di persone poco raccomandabili nelle nostre cantine che vanno addirittura a dormire e bivaccano lì – aggiunge un residente –. Le abbiamo in casa. Il problema della microcriminalità nella nostra zona è ormai visibile a tutti. Siamo costretti a rimanere chiusi in casa, questo vale soprattutto gli anziani. Si tratta di un fatto gravissimo. È una situazione ormai diventata ingestibile. Abbiamo avuto un incontro con il sindaco come comitato di quartiere e ci ha promesso che farà alcune cose: vedremo. Nel frattempo, continuiamo a subire dei furti. La notte i balordi vengono a dormire e bivaccare nelle nostre cantine, dove troviamo qualsiasi cosa. Troviamo anche delle siringhe. Quante volte abbiamo cambiato serratura… Ormai siamo esasperati, sappiamo che le forze dell’ordine fanno il possibile, ma ci sentiamo inermi e abbandonati, siamo arrivati all’esasperazione. Vorremmo anche chiarezza sulla situazione dei profughi: ci è stato detto che ne verranno collocati in un numero superiore all’attuale in appartamenti vicini».