Gazzetta di Reggio

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A 80 anni di distanza la città intera ricorda le bombe sulle Reggiane

A 80 anni di distanza  la città intera ricorda le bombe sulle Reggiane

Tra il 7 e l’8 gennaio 1944 l’attacco delle forze alleate per colpire una base industriale fascista: oltre 260 i morti

07 gennaio 2024
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i Adriano Arati

Reggio Emilia Otto decenni dalla ferita più profonda, quella che devastò il cuore economico della città e i suoi quartieri più popolosi. Oggi e domani ricorrerono 80 anni esatti dal violentissimo doppio attacco dei bombardieri inglesi e statunitensi che provocarono oltre 260 vittime a Reggio. Obiettivo, distruggere uno dei principali poli produttivi dell’industria bellica della Repubblica Sociale Italiana di Mussolini alleata del nazismo e di Hitler, le Officine Reggiane. Nella sera del 7 gennaio si mettono in azione 26 bombardieri inglesi Wellington, nella mattinata seguente tocca a 109 bombardieri quadrimotori B-17 dell’aviazione Usa, le famose Fortezze Volanti. Al ritorno alle loro basi, lasciano le macerie di una città devastata e centinaia di morti. È il momento più sanguinoso della storia delle offensive aeree alleate contro il territorio reggiano.

Non l’unico. Tra il luglio 1943 e il 25 aprile 1945, la nostra provincia diventa il bersaglio di poco meno di 700 attacchi, con un bilancio di quasi 800 morti e circa 2. 000 feriti, di cui tanti mutilati. Il luogo più colpito è la città, con quasi 500 persone decedute. Nella prima fase del conflitto, Reggio non era stata toccata direttamente. Il 1943 cambia completamente la questione. L’Asse formato da Germania, Italia e Giappone accumula sconfitte, dopo due anni di supremazia, in Unione Sovietica i nazisti vengono fermati mentre le truppe statunitensi e britanniche sbarcano in Italia. Nel luglio 1943, gli alleati hanno la possibilità di allestire proprie basi aree nella penisola e programmare offensive contro il Nord industriale, così da accelerare le spinte interne per la resa. Il 25 luglio Mussolini viene destituito, l’8 settembre 1943 è il giorno dell’armistizio. L’Italia è divisa in due, l’Emilia viene occupata dalle truppe tedesche poi affiancate dal riorganizzato regime fascista, rinato come Repubblica Sociale Italiana, la Repubblica di Salò. Reggio si trova ora vicina al fronte, lungo la principale direttrice ferroviaria e fornita di un complesso industriale cruciale. Il primo segnale risale al 16 e al 17 luglio, quando i bombardieri inglesi puntano due centrali elettriche, a San Polo d’Enza e in città, per togliere forniture alla rete dei treni.

Col passare dei mesi, le Officine Reggiane finiscono sulla mappa, snodo strategico per la produzione di armi e aerei e per i collegamenti su ferro. Per l’aviazione alleata, cancellarle dalla mappa è tra i principali obiettivi del periodo. La sera del 7 gennaio, 26 bombardieri inglesi scaricano a sorpresa, senza nessuna avvisaglia dei sistemi di allarme, parecchie bombe, in centro e in periferia, e provocano 68 morti. I danni allo stabilimento, invece, non appaiono vasti. L’inizio dell’8 gennaio 1944 porta con sè il momento peggiore. 108 Fortezze Volanti, decollate in Puglia, si presentano sopra al cielo di una città che stava provando a soccorrere i feriti. Questa volta le sirene si attivano, chi può corre ai rifugi antiaerei prima di una seconda, ben più massiccia offensiva, che causa il decesso di altre 196 persone. Tra queste, gli ospiti di luoghi affollati, l’ospedale Santa Maria all’epoca in via Roma, l’istituto psichiatrico San Lazzaro, la casa di riposo, il rifugio in viale Piave, centrato in pieno, e diverse case di via Roggi.

Nei due giorni vengono gettate 1. 300 bombe, di cui 350 colpiscono le Reggiane. Il conto principale, più che la fabbrica, lo pagano gli abitanti, teorici effetti collaterali. E dopo? I bombardieri torneranno spesso, tra il 30 aprile e il 14 maggio 1944 altri 109 cittadini perdono la vita, e con loro donne e uomini che si trovavano a Castelnovo Monti, Cavriago, Poviglio, Reggiolo, Scandianol