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L’esperto

Morto a 13 anni. Il primario di cardiologia: «In questi sfortunati casi non c’entra nulla l’infarto»

Ambra Prati

	Il dottor <strong>Alessandro Navazio </strong>&egrave; primario di Cardiologia del Santa Maria Nuova di Reggio
Il dottor Alessandro Navazio è primario di Cardiologia del Santa Maria Nuova di Reggio

Il dottor Navazio: «Alterazioni aritmiche, ecco le spie»

10 gennaio 2024
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Reggio Emilia «Il tredicenne è rimasto vittima di una morte improvvisa. Con questi giovani sfortunati l’infarto non c’entra nulla. Colgo l’occasione per ribadire l’importanza dei controlli sportivi per i giovani e giovanissimi». Il dottor Alessandro Navazio è primario di Cardiologia del Santa Maria Nuova di Reggio. Allo specialista abbiamo rivolto alcuni degli interrogativi che, in queste ore, si pongono tantissimi genitori e che corrono sui social.



È vero che sono aumentate le morti tra i giovanissimi?

«Non mi risulta, non c’è nessuno studio scientifico in questo senso. Fatti del genere sono sempre accaduti. Essendo cardiologo pediatra ho qualche triste ricordo, anche tra bimbi più piccoli».

Dottore si è parlato di infarti giovanili: è corretto?

«No. La definizione corretta è morte improvvisa, raramente collegata al vero e proprio infarto. Si tratta di decessi dovuti quasi sempre ad alterazioni aritmiche: i cosiddetti arresti cardiaci per mancata contrazione del cuore o insufficienza coronarica. Sono legati a fibrillazione ventricolare: perciò è importantissimo avere il defibrillatore a portata di mano e saperlo usare, spesso le vite si salvano così».

In questo caso purtroppo non è bastato. Quali possono essere i motivi?

«Sono molteplici. Dalle miocarditi (patologie acquisite, infiammazioni del muscolo cardiaco che possono risultare fatali) alle patologie genetiche. L’aspetto paradossale è che quando capita la tragedia viene fatta un’analisi genetica, si trova magari un’anomalia particolare, si va a ritroso dell’albero genealogico e questo consente di alzare l’attenzione sui parenti. Esiste poi una vasta casistica di aritmie maligne come le canalopatie, le laminopatie, la sindrome di Brugada o sindrome del QT lungo. Di solito però la morte improvvisa avviene sotto sforzo, non a riposo come in questo caso. Solo l’autopsia può chiarire l’origine del malore».

Possibili segnali?

«Alcuni malesseri favoriscono le aritmie: tutto ciò che abbassa il livello di potassio, come ad esempio vomito, diarrea, febbre e disidratazione. È fondamentale la prevenzione e da questo punto di vista l’Italia, tramite l’elettrocardiogramma e la visita per idoneità sportiva, ha uno screening più evoluto di altri Paesi europei dove le regole sono meno stringenti».

Chi pratica sport è più al sicuro?

«No ma senza dubbio chi fa sport è più controllato. Le prove sotto sforzo, dai 6 anni e ogni anno dai 12 anni in poi, non solo tranquillizzano ma sono anche un’opportunità per scoprire eventuali patologie, anche se spesso sono transitorie. Certo non si riesce a intercettare il 100%, ma l’80% sì. Altro aspetto importante: quando si va a fare l’esame di idoneità sportiva, meglio affidarsi a un centro riconosciuto, con una valutazione secondo i crismi». l