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L’appello

Medico palestinese a Reggio Emilia: «Salviamo la mia famiglia»

Mauro Grasselli

	Da sinistra i fratelli Heab,  Mohamed, Achmed e Nezar Elkhaldi
Da sinistra i fratelli Heab,  Mohamed, Achmed e Nezar Elkhaldi

Vive da anni a Quattro Castella. Racconta: «Sono tutti in un campo profughi a Sud di Gaza, rischiano di morire»

10 gennaio 2024
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Quattro Castella Lui si chiama Nezar Elkhaldi, è un cittadino italiano di origine palestinese. Arrivò in Italia oltre 30 anni fa per studiare. Da oltre 20 anni lavora a Reggio Emilia come medico-chirurgo e medico pediatrico vaccinatore a Reggio Emilia. È anche coordinatore distrettuale (Ausl di Reggio) e provinciale della Continuità assistenziale, l’ex Guardia medica. È sposato con Sara Ubaldini. La coppia ha tre figli. Una vita normale, la loro, se non fosse per ciò che sta accadendo dall’ottobre scorso nella Striscia di Gaza, dove vivono i famigliari del medico, alle prese con le bombe israeliane e con il quotidiano pericolo di morire o di restare feriti.


Per questo motivo la coppia lancia un appello «per salvare le vite innocenti dei nostri famigliari. Abbiamo bisogno di tutti voi per aiutarli a uscire dai territori della Striscia di Gaza». E a questo proposito è stata attivata una raccolta fondi (vedi articolo a lato).

Nezar Elkhaldi ha una bella famiglia, nella Striscia di Gaza: i genitori (che proprio in queste ore sono stati autorizzati ad espatriare, vedi articolo sotto), 3 fratelli e 2 sorelle con 6 figli e 17 nipoti.

«Mio padre pensionato, ex insegnante poi dirigente di alto grado nel ministero dell’istruzione presso l'autorità palestinese; mia madre casalinga. Un fratello e la moglie sono dentisti statali nell'autorità palestinese e hanno 4 figli. Un altro è medico dirigente nell’Unrwa assieme alla moglie, hanno 3 figli. Il terzo fratello è architetto, e sua moglie agente nell'assistenza sociale. Hanno 2 figli (l'ultimo nato a settembre 2023). Una sorella è ginecologa nella Mezzaluna Rossa palestinese, mentre il marito è cardiologo all’ospedale Al-Shifa. Hanno 3 figli. L’altra sorella con il marito, entrambi farmacisti, lavorano in una farmacia di loro proprietà e hanno 2 figli».

Ma il 7 ottobre tutto è cambiato: gli attentati terroristici di Hamas danno l'avvio al drammatico conflitto Gaza-Israele, che sta causando vittime soprattutto fra i palestinesi rinchiusi nella Striscia.

«Dopo il 7 ottobre la situazione è diventata catastrofica – afferma Nezar Elkhaldi –. C’è un bombardamento incessante e indiscriminato su tutto il territorio, con la conseguente distruzione massiva di oltre 60.000 abitazioni. Le case di 3 dei miei fratelli sono state distrutte, e le case dei miei genitori e degli altri 2 fratelli sono inagibili, secondo le ultime informazioni che siamo riusciti ad avere. La mia famiglia fin dall’inizio della guerra ha dovuto abbandonare tutto ed emigrare per non rischiare di rimanere sotto le macerie: si sono trasferiti in un campo profughi dell’Unrwa (United Nations relief and work agency , agenzia di soccorso e lavoro delle Nazioni Unite) che si trova a Khan Younes, nel Sud di Gaza. Questo campo normalmente ospita 1.000-2.000 persone, ma attualmente ne accoglie più di 50.000, accatastati nelle classi ed esternamente in tende, con 4 bagni a servire l’intero campo, senza acqua potabile, cibo, luce e i vari servizi. Avevano scelto di andare a Khan Younes perché considerata zona sicura, senza rischio di bombardamento, ma da qualche tempo gli attacchi si sono intensificati ed il rischio di essere colpiti anche lì è aumentato drammaticamente». Da qui l’appello «per salvare la mia famiglia da morte incombente a Gaza».

Raccolta fondi

Per aiutare i famigliari di Nezar Elkhaldi nella Striscia di Gaza è stato attivano un crowdfunding tramite Gofundme (https:// www.gofundme.com/), la più affidabile piattaforma di raccolta fondi online per varie necessità. Una volta sul sito, occorre cliccare su “cerca”(alto a sinistra) e inserire “La casa distrutta - Striscia di Gaza”. Cliccando poi sull’apposita pagina, è possibile leggere la vicenda della famiglia Elkhaldi, descritta da Nezar (nella foto), ed anche le finalità del crowdfunding. « I fondi - si legge sul sito – saranno utilizzati per: 1) Fornire loro il sostentamento per la sopravvivenza; 2) mettere al sicuro la mia famiglia oltre il confine egiziano; 3) trasferirli in Italia almeno finché la guerra non è cessata; 4) ricostruire, se e quando sarà possibile, le abitazioni in loco per cominciare una nuova vita. Le donazioni recepite andranno versate sul conto corrente di mio fratello Ehab, cosicché possa gestirli direttamente per tutti. La mia famiglia, in condizioni di normalità, non chiederebbe aiuto a nessuno, siamo sempre stati dalla parte di chi si può permettere di aiutare gli altri, ma in questo momento si trovano indifesi e a rischio di morte: è necessario sopravvivere, prima di ogni cosa».