Gazzetta di Reggio

Reggio

Omicidio in zona stazione

Il ricordo della vittima: «Gli ho tenuto la mano fino a poco prima che ci lasciasse per sempre»

Serena Arbizzi
Il ricordo della vittima: «Gli ho tenuto la mano fino a poco prima che ci lasciasse per sempre»

Maria Diletto, presidente dell’associazione “La nuova luce” racconta gli ultimi giorni di Amrik

11 gennaio 2024
2 MINUTI DI LETTURA





Reggio Emilia. «Quel braccialetto: il ricordo delle perline mentre viveva i suoi ultimi giorni su quel letto d’ospedale in cui gli stringevo la mano. Non potrò mai dimenticarlo».

Maria Diletto è la presidente dell’associazione “La nuova luce”, che offre regolarmente pasti caldi ai senzatetto. Tanti di loro la chiamano “mamma Maria” e per molti il suo arrivo alla stazione rappresenta l’unico momento lieto, in un contesto di profondo degrado. Maria conosceva bene Amrik ed è stata al suo capezzale finché non è deceduto tra mercoledì e ieri. Ogni omicidio dei tre avvenuti negli ultimi sei mesi è una pugnalata di dolore.

«Possibile che nessuno faccia niente? Arriveremo a un punto in cui non potremo più uscire di casa – dice Maria –. Una sera noi stavamo servendo i pasti, nel frattempo c’era un accoltellamento e uno dei senzatetto ha avuto una crisi di ansia. Ho una pena nel cuore per quanto accaduto ad Amrik. Gli guardavo il polso quando era in rianimazione, gli accarezzavo la mano guardando questo braccialettino di perline colorate, immaginando la gioia provata quando lo ha indossato. Un raro momento di felicità in una vita difficilissima. Amrik era arrivato in Italia dall’India. Inizialmente abitava vicino alle Poste, poi era andato a fuoco lo stabile. Aveva iniziato a svolgere qualche lavoretto».

«In un’occasione Amrik disse: “Facciamo una preghiera in cielo e mettiamoci in cerchio”. Non ci posso credere che sia morto – aggiunge la presidente dell’associazione “La nuova luce” –. Alla stazione tutti gli volevano bene. Ricordo un momento molto scherzoso, con Amrik: quando servo i pasti alla stazione uso sempre lo zainetto. Lui a volte si presentava dietro di me e fingeva di afferrarmi lo zaino. Per scherzare diceva: “Attenta che ti rubo la borsa”. L’ho visto per l’ultima volta il giorno in cui gli ho portato la coperta: anche quel giorno indossava quel braccialettino con il filo elastico. Una volta era sdraiato sul cemento: a causa del freddo era talmente indolenzito che non riusciva ad alzarsi. Cercavo di aiutarlo ma era irrigidito dalla bassa temperatura. Tu vedi che corri, corri, ma la gente continua a morire. Bisogna gestire questa situazione: anche il fatto che non ci sia il numero di emergenza per i senzatetto non va bene. Noi organizziamo parecchie iniziative, per sostenere chi ha bisogno di aiuto, ma la situazione è molto critica».