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«Strangolato per una coperta» Muore dopo 12 giorni d’agonia

Serena Arbizzi
«Strangolato per una coperta» Muore dopo 12 giorni d’agonia

Amrik Singh è deceduto dopo essere stato assalito al binario 1 della stazione Gli amici: «Ora basta». Il fratello: «Adesso sono rimasto davvero solo»

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Reggio Emilia. Il nostro amico è stato ucciso per una coperta».

Chi conosceva bene Amrik Singh, 41 anni, di origine indiana, non ha dubbi: quella morte doveva essere evitata ed è avvenuta per motivi futili.

È deceduto dopo 12 giorni di agonia in ospedale Amrik Singh, vittima di un attacco di violenza durato sei minuti da parte di un altro senzatetto all’interno della stazione ferroviaria, accanto al binario 1, ritrovo per persone senza fissa dimora che ogni notte si rifugiano qui per dormire. Nella notte fra il 29 e il 30 dicembre scorsi Gurwinder Singh, 26 anni, connazionale della vittima, si è avventato addosso ad Amrik per un motivo futile: pare che gli volesse prendere il posto letto e la coperta, come testimoniano altri senzatetto che condividevano gli spazi della stazione con il 41enne.

Nella notte fra mercoledì e ieri Amrik è morto dopo 12 giorni trascorsi in condizioni disperate in rianimazione al Santa Maria Nuova. Vicino a lui altri senzatetto con i quali si era instaurato nel corso degli anni un profondo rapporto di amicizia, e Maria Diletto, presidente dell’associazione “La nuova luce” che prepara e dona regolarmente i pasti a chi è senza fissa dimora in stazione.

Dal punto di vista giudiziario, la posizione di Gurwinder Singh si è aggravata: il reato di cui è accusato, infatti, passa da tentato omicidio a omicidio. Il 26enne, assistito dall’avvocato Annalisa Bassi, si trova in carcere, misura convalidata dal giudice Andrea Rat insieme all’arresto dopo l’udienza della scorsa settimana, durante la quale l’indagato si era avvalso della facoltà di non rispondere.

«Ora basta morti, noi siamo spaventati – dicono i senzatetto, amici di Amrik, i quali erano raggomitolati sotto le coperte e hanno riferito di aver sentito delle urla al momento dell’omicidio –. Qui scoppiano liti per i motivi più banali e, improvvisamente, una persona che ti era amica può diventare il tuo assassino. Volevamo bene ad Amrik, cercavamo di calmarlo quando si agitava perché arrivava la polizia o quando pensava che qualcuno volesse spostarlo dal luogo che sceglieva per dormire».

Non si dà pace per la morte di Amrik nemmeno il fratello, sconvolto per la notizia della morte. «Sono distrutto – dice –. Non so come potrò dirlo ai nostri parenti, è la peggiore delle notizie possibili. Era buono, aveva iniziato a lavorare. Ora sono rimasto veramente da solo».

L’aggressione

Sono stati sei interminabili minuti di violenza quelli durante i quali Gurwinder colpisce Amrik nella notte fra venerdì 29 e sabato 30 dicembre vicino al primo binario. È quanto affiora dalle carte da cui si evince che il 41enne, pregiudicato, è stato aggredito dal connazionale di 26, incensurato prima di questo reato. La vittima è finita al Santa Maria Nuova con pesanti lesioni: da subito le sue condizioni erano apparse gravissime.

Secondo la ricostruzione effettuata dagli inquirenti, non erano ancora le due di notte quando il 41enne stava dormendo all’interno della stazione. Il 26enne ha prima compresso il torace della vittima, ponendosi su di lui in piedi. In un primo momento avrebbe cercato di soffocarlo con i piedi, premendo con veemenza per poi fare pressione con tutto il corpo.

In seguito ha afferrato violentemente il collo di Amrik, sdraiandosi parzialmente su di lui. La spirale di violenza è stata interrotta dall’arrivo di una guardia giurata che ha richiesto l’intervento del 118. Solo grazie alle manovre effettuate dal personale sanitario il 41enne non sarebbe morto subito: grazie ai soccorsi, infatti, era stato interrotto l’arresto cardiorespiratorio in cui versava la vittima dell’aggressione, ma le sue condizioni sono peggiorate fino alla morte. l

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