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Trasporto pubblico nel caos

Reggio Emilia, appiedati dagli autobus: SEGNALATECI I VOSTRI CASI

Stefano Luppi
Reggio Emilia, appiedati dagli autobus: SEGNALATECI I VOSTRI CASI

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12 gennaio 2024
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Reggio Emilia Decine e decine di corse eliminate - 46 com’è accaduto in questi giorni nel modenese, a Carpi, a Bomporto e a Reggio Emilia - con tanti disagi per la mancanza di autisti, ai box per l’influenza, ma soprattutto perché il lavoro non è più ritenuto degno di essere svolto causa bassi stipendi e tanta fatica sulle strade. E così ne risentono i servizi pubblici con gli «utenti che si stanno abituando alla loro cancellazione», come dice scorato un sindacalista reggiano.

URGONO SOLUZIONI

Il caos che in queste ore vede al centro il trasporto pubblico locale (tpl), Seta in primis, è percepito così quasi come un momento di non ritorno. Insomma, sempre più la “civile” Emilia Romagna, quella abituata ai servizi pubblici sempre efficienti e puntuali subisce una “via crucis” che un tempo si vedeva accadere solo in altre parti d’Italia. Necessario individuare le cause e risolvere i problemi. Se è difficile e forse ingeneroso accanirsi solo sulle “colpe” dirette delle quattro imprese dei bus - Seta per Modena, Reggio e Piacenza, Start per la Romagna, Tper per Bologna e Ferrara e Tep per Parma più decine di piccole aziende private - è indubbio che se così tante corse vengono cancellate è impossibile non pensare alla gestione del sistema di trasporto pubblico locale. E così i sindacati, i rappresentanti degli autisti e dei consumatori protestano rumorosamente.

LA PROTESTA

Aldo Cosenza, segretario Fit Cisl Emilia Romagna, ieri non a caso era a Modena in riunione con i vertici Seta: «Non è solo un problema solo di Seta - dice - ma di tutte le aziende di tpl. Parto dai numeri: in regione ci sono in tutto 4.370 autisti e secondo le varie piante organiche ne manca circa il 10%. La domanda vera da farsi quindi è: quanto si vuole investire sul trasporto pubblico? A me pare che alla politica non interessi visto che il fondo del Tpl italiano è di 5 miliardi di euro e tutti i governi, compreso quello Meloni che ha appena tolto 58 milioni, negli ultimi tempi l’hanno tagliato mentre dovrebbe essere di 7 miliardi. In più occorre rinnovare il contratto nazionale collettivo appena scaduto con aumenti pari al 18%, ma soprattutto chiediamo che le 4 aziende pubbliche del trasporto si riuniscano in una holding regionale visto che i problemi son gli stessi e che in Italia ci sono 932 aziende, 55 solo in regione mentre in Francia, Germania ed Inghilterra sono 5 e 3».

Cosenza prosegue: «Le aziende tagliano le corse e fanno meno km e così dicono che a loro non manca personale, ma è falso, serve assumere e cambiare le regole se questo lavoro non è più attrattivo. Gli autisti, ai quali bisogna far fare anche formazione per contrapporsi alle aggressioni, appena assunti guadagnano 1.300 euro quando magari ne pagano quasi mille di affitto e possono arrivare a 1.500 euro con gli straordinari, ma vivendo solo per lavorare. Occorre invece una norma che faccia risparmiare in tasse i proprietari che affittano a chi ha un contratto di Tpl».

"MANCANO DIECI AUTISTI”

Con Seta nel caos protestano gli stessi autisti e gli utenti.

«Seta a Modena - spiega Giuseppe Rendace, segretario cittadino di Faisa Cisal autisti - è sotto organico di 50 autisti e dieci si potrebbero recuperare negli uffici e nelle officine. L’azienda scarica tutto sulla malattia, ma la situazione è più complessa e noi dobbiamo fare turni massacranti soprattutto sui percorsi urbani. Poi c’è il problema stipendi: io dopo 28 anni di lavoro e 40 ore settimanali arrivo a un massimo di 1800 euro e un neo assunto ne prende appena 1300».

"GIUDIZIO NEGATIVO”

Per gli utenti, che da giorni protestano in molte città emiliane, interviene Giuseppe Poli responsabile regionale trasporti di Federconsumatori: «Il giudizio degli utenti è negativo, le aziende debbono mantenere un livello accettabile nelle corse e orari programmati. Il cliente, infatti, acquistando un biglietto firma un contratto per un servizio pubblico che in tanti casi sta venendo a mancare. Occorre superare questa emergenza».

Essendo nell’occhio del ciclone ieri è intervenuta anche Seta attraverso le parole del presidente Alberto Cirelli in carica da due mesi: «Siamo in una tempesta perfetta, comune a tutte le aziende Tpl italiane: alla cronica mancanza di risorse destinate al trasporto pubblico nazionale, si sono aggiunte le assenze per malattia di numerosi autisti anche di aziende a noi collegate. Le malattie passeranno e confidiamo che in pochi giorni l’emergenza cesserà, ma il tema delle risorse e della conseguente carenza di personale ha una valenza nazionale e servono politiche mirate. Noi comunque garantiamo contratti a tempo indeterminato e soluzioni per sistemazioni abitative temporanee».

“SERVE INVESTIRE”

«Bene investire - chiosa Andrea Matteuzzi di Filt Cgil - e va bene comprare nuovi mezzi, ma serve investire sul fattore lavoro e gli enti locali e la Regione debbono assumersi responsabilità per rendere appetibile il tpl».

Ma molti giudizi sono tranchant: «Le aziende - dice Luigi Sorrentino del sindacato Orsa tpl - dovrebbero lavorare con un coefficiente servizio lavoratori pari ad 1,8% per garantire le assenze fisiologiche di malattia, ferie, maternità, ma a Seta siamo poco sopra l’1%».

«La carenza di personale non è una sciagura divina, ma è il frutto di una politica aziendale che ha permesso una dequalificazione progressiva e inarrestabile degli autisti» termina Cinzia Franchini di Ruote Libere.  l

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