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Pd, fra Massari e la sua candidatura c’è di mezzo la nomina in Manodori

Evaristo Sparvieri
Pd, fra Massari e la sua candidatura c’è di mezzo la nomina in Manodori

Per correre da sindaco, dovrà dimettersi da consigliere della Fondazione

14 gennaio 2024
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Reggio Emilia Prima le dimissioni da consigliere della Fondazione Manodori, poi l’eventuale corsa a sindaco. Primarie o non primarie, è questo l’iter che dovrà seguire l’infettivologo del Santa Maria Nuova, Marco Massari, nel caso in cui decida di correre come candidato sindaco del centrosinistra. Un incarico che rappresenterebbe un ostacolo alla discesa in campo del medico protagonista della lotta al Covid, almeno secondo alcuni sostenitori di Lanfranco De Franco, quest’ultimo l’unico in casa Pd disponibile fin dall’inizio a correre in ogni caso, sempre più intenzionato ad arrivare in fondo a un percorso finora logorante in cui la quadra sembra ancora mancare.

Un nome alternativo
Come finirà? Fette del Pd reggiano continuano a pensare che l’attuale assessore alla Partecipazione non sia il nome giusto per estendere il consenso elettorale anche al di fuori dell’ampia base dei circoli che già lo sostiene. A maggior ragione se in casa centrodestra, come pare certo, il candidato sindaco sarà l’avvocato Giovanni Tarquini, con un profilo civico in grado di attrarre i moderati. Di qui la lunga ricerca nel Pd di un possibile nome alternativo, nella speranza di trovare quel candidato unitario che eviti lo spettro delle primarie, opzione che gran parte della base dem nemmeno vuol nominare.
 

In attesa della Schlein

Una partita a scacchi in cui, come sfidante di De Franco, il Pd reggiano ha sondato in questi mesi diversi nomi, mai del tutto convinti o convincenti. E così alla fine, in casa dem, la corsa sembra essersi ristretta a due, in attesa di una parola che si spera definitiva da parte della segretaria Elly Schlein, alla quale De Franco è vicinissimo e di cui lo stesso Massari è sostenitore. Anche perché mentre Modena – dove gli sfidanti erano addirittura nove – è ormai indirizzata verso l’ex assessore regionale ed ex Sel, Massimo Mezzetti (bonacciniano), a Reggio la situazione è ancora in alto mare.

Il tema della candidabilità o meno di Massari (che tuttavia non si è ancora pronunciato ufficialmente sulla sua discesa in campo) è cominciata a circolare ieri con un certa insistenza negli ambienti vicini a De Franco, come una sorta di jolly da giocare in extremis nel caso in cui la situazione si mettesse male.

In particolare, c’è chi ha acceso i riflettori sull’articolo 8 dello Statuto della Fondazione Manodori, di cui Massari è consigliere da giugno, designato dagli Ordini dei Medici e Chirurghi e degli Odontoiatri, quando la sua possibile corsa a sindaco non era nemmeno immaginabile.

Lo Statuto
L’articolo recita: «Non possono essere nominati componenti degli organi della Fondazione coloro che non abbiano sottoscritto una dichiarazione di impegno d’onore a non candidarsi per incarichi politici elettivi e a non assumere incarichi politici amministrativi presso le istituzioni di cui al precedente primo comma, lettera d) nei dodici mesi successivi alla cessazione dalla carica presso la Fondazione». Per i sostenitori di De Franco, l’articolo in questione potrebbe rappresentare la chiave di volta dell’ultim’ora per “spingere” Massari a un passo indietro, nel caso ciò si renda necessario. In maniera diversa, invece, la pensano i sostenitori dell’infettivologo, che hanno già affrontato la questione da un punto giuridico per eliminare ogni dubbio. Il risultato? Sarebbero sufficienti le dimissioni da consigliere della Manodori. C’è chi ricorda che un precedente simile riguarda Annalisa Rabitti, attuale assessore alla Cultura, che rassegnò le dimissioni dalla presidenza Fcr per correre in lista con il Pd. In ballo, tuttavia, c’è anche un tema di opportunità politica, oltre che giuridica, al quale lo stesso Massari non si sottrarrebbe in caso di candidatura. La sfida, in ogni caso, sembra destinata presto ad entrare nel vivo. E solo un lavoro di sintesi dei vertici provinciali, regionali e nazionali potrebbe evitare che l’eventuale duello diventi davvero incandescente. l