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Il punto

Le feste sono state più care, dal vino al pandoro

Sara Bizzarri*
Le feste sono state più care, dal vino al pandoro

Costi del 12,6% in più e per i regali 7,5 miliardi di euro

16 gennaio 2024
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Reggio Emilia Quest’anno le festività sono state meno “dolci” degli anni precedenti e organizzare un pasto natalizio economico è stata una vera e propria utopia. Tutto ciò a causa dell’inflazione che, di anno in anno, non fa altro che aumentare. Secondo le indagini condotte dal Codacons, il Natale 2023 è costato, in totale, 22,3 miliardi di euro agli italiani, il 12,6% in più rispetto al 2022. Si tratta di un aumento abbastanza allarmante, se si pensa che è destinato a salire anche nel 2024 e che interessa principalmente il settore alimentare, oltre ai viaggi, passando per ristorazione e strutture ricettive. Infatti molte famiglie si sono trovate a fronteggiare spese elevatissime per il cenone della Vigilia o il pranzo di Natale, sebbene il consumo fosse identico a quello degli scorsi anni. Prodotti d’uso quotidiano come l’olio d’oliva hanno subito un rincaro del 49,8%, la carne è lievitata di un 3,8%, il pane del +4,5%. La frutta fresca ha fatto fronte ad un particolare rialzo, ovvero del 10,4% in più (in particolare: +8,5% le arance, +18,4% le pere, +21,7% la frutta con nocciolo). Ovviamente anche i prezzi dei prodotti ittici sono lievitati, con punte del +8,9% per i frutti di mare conservati o lavorati, tanto che le vongole erano introvabili. Questo Natale, perfino i pandori classici e i panettoni tradizionali, amatissimi dalle famiglie italiane, sono stati più “salati”, a causa di una crescita, rispettivamente del +10% e del +9% (secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Nazionale Federconsumatori). Dopo aver alleggerito un po’ il portafoglio, in occasione della Vigilia e di Natale, gli italiani si sono apprestati a festeggiare il Capodanno, caratterizzato dal tipico cenone. Si stima che ogni famiglia abbia speso all’incirca 270 euro per gli acquisti relativi alla Notte di S. Silvestro, il 2% in più rispetto all’anno scorso (indagine condotta da Altroconsumo). Infatti, oltre ai costosissimi zampone e cotechino, che sono lievitati dal +13% fino ad un massimo del 20% per alcune marche, anche le bollicine sono diventate più care: per questo fine anno, si è reso necessario mettere in conto una maggiore spesa, variabile dal +4% fino al +20%. L’unico aspetto positivo è che pare ci siano stati meno sprechi, siccome il cibo avanzato non è stato buttato via, come spesso accadeva gli anni passati. Oltre agli alimenti e alle bevande, sulle tasche dei consumatori italiani si è fatta sentire anche la crescita dei prezzi riguardanti i regali, i ristoranti, i viaggi e i trasporti. Si stima che gli italiani abbiano pagato complessivamente 7,5 miliardi di euro per i regali ad amici e parenti, con un incremento del 12% rispetto alla medesima voce di spesa nel 2022. Anche il conto al ristorante non è stato meno salato, costringendo le persone a sborsare 370 milioni di euro per il solo pranzo di Natale (con un incremento del 5% rispetto al 2022). Aumenti davvero esorbitanti, soprattutto per coloro che non possono permettersi di sostenere spese del genere. Questi ultimi, infatti, non hanno sicuramente dormito sonni tranquilli in questo periodo di feste, vedendosi costretti a numerose rinunce, senza quindi potersi godere appieno tali momenti. Molti hanno anche deciso di non passare la consueta settimana bianca sugli sci, per via dell’innalzamento dei costi dello skipass, in particolare per quelli settimanali. Infatti, di anno in anno, lo sci sta diventando sempre più uno sport per ricchi, ovvero un lusso per pochi e maggiormente privilegiati. Questo perché, oltre allo skipass e alle scuole di sci, anche le strutture ricettive come hotel e case vacanza, ristoranti e bar hanno applicato rincari notevoli, complici gli aumenti legati alle bollette e ai costi di manutenzione delle strutture.

*Studentessa del liceo Moro