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Doccia gelata per l’Igp erbazzone, osservazione la mette a rischio

Nicolò Valli
Doccia gelata per l’Igp erbazzone, osservazione la mette a rischio

Sarebbe arrivata “last minute” poco prima dell’approvazione ministeriale

17 gennaio 2024
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Reggio Emilia Una doccia gelata al fotofinish, che rimette tutto in discussione e rischia di buttare all’aria anni di lavoro. Tra l’erbazzone, prodotto amato dai reggiani, e il riconoscimento Igp (Indicazione Geografica Protetta) ci si è messa di mezzo... un’osservazione. Si tratta, tecnicamente, di una contestazione all’importante attestazione già peraltro pubblicata in Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana lo scorso 12 dicembre e soltanto da ufficializzare.

Le norme

Su quel numero della Gazzetta Ufficiale, nella sezione di competenza del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, si fa infatti riferimento alla “Proposta di riconoscimento della indicazione geografica protetta Erbazzone Reggiano».

Vengono in quelle pagine ricostruiti tutti i passaggi, dalla volontà da parte dell’Associazione Produttori Erbazzone Reggiano di legare in modo indissolubile il prodotto tipico alla città. Da lì gli innumerevoli incontri, il supporto del Comune di Reggio e la Regione Emilia-Romagna, sino al “via libera” dopo una riunione in Municipio alla presenza di due ufficiali ministeriali.

«L’avvio del processo di registrazione della Igp Erbazzone reggiano è una grande opportunità per la provincia di Reggio Emilia, ed è la notizia che attendevamo per aggiungere un nuovo prodotto al lungo elenco delle eccellenze dell’Emilia-Romagna, veri tesori che vantano grande qualità e sicurezza alimentare – diceva a fine 2022 l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi – Un passaggio importante per dare il giusto riconoscimento a un prodotto che proviene dalla tradizione alimentare delle famiglie e da una storia gastronomica e culturale di un intero territorio, sempre più diffuso e conosciuto anche in altre zone grazie alla sua bontà e qualità, determinate principalmente, come nel caso di tutte le 44 Dop e Igp emiliano-romagnole già riconosciute, dal luogo di origine e dall’abilità dei nostri produttori». Tutte le parti in causa attendevano metà gennaio per brindare, in quanto le eventuali osservazioni devono arrivare entro 30 giorni dall’uscita del comunicato.

Tutto sembrava filare per il verso giusto, ma a poche ore dal gong qualcuno si è messo di traverso.

E adesso?

Non si conoscono ancora i protagonisti di questa contestazione che, è facile intuirlo, è portata avanti da chi non ha interesse a rendere l’erbazzone un prodotto esclusivamente reggiano. Con il riconoscimento di indicazione geografica protetta, infatti, il “vero” erbazzone si potrebbe produrre soltanto a Reggio e provincia. Un provvedimento che tutelerebbe non poco anche il tessuto imprenditoriale ed economico nostrano. Gli scenari, adesso, non sono chiari: sembrerebbero dover trascorrere altri 45 giorni affinché la commissione si riunisca e valuti quale strada percorrere: il ministero Masaf potrebbe rigettarla, potrebbe accettarla o potrebbe avviare un ulteriore tavolo di confronto, per arrivare a soluzioni condivise.

Premesso che nulla è precluso e tutto è ancora in ballo, vedere rifiutata la domanda di riconoscimento Igp sarebbe una brutta battuta d’arresto non solo per i produttori per tutta la città, che ama l’erbazzone e se lo sente proprio.

A colazione, come merenda o come pasto alternativo, la torta verde salata è da sempre il prodotto culinario per eccellenza di cui i reggiani vanno pazzi, a prescindere dalle età e generazioni. Gli stranieri arrivati a Reggio se ne sono innamorati, i reggiani all’estero se lo sono messi in valigia come bene essenziale. Reggio Emilia, in sostanza, non ha bisogno dell’Igp per certificare il proprio amore per l’erbazzone anche se la comparsa del prodotto nei documenti dell’Unione Europea darebbe un tocco di internazionalità ulteriore alla nostra città. Osservazioni permettendo. © RIPRODUZIONE RISERVATA