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Lirica

Otello, la tragedia di tutti i tempi con un cast d’eccellenza al Valli

di Giulia Bassi
Otello, la tragedia di tutti i tempi con un cast d’eccellenza al Valli

In scena venerdì (ore 20) e domenica (ore 15.30)

17 gennaio 2024
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Reggio Emilia Con Otello Verdi torna sulle scene dopo lungo tempo, Aida infatti era del 1871. Tratta dalla tragedia shakespeariana, Otello fu la sua penultima opera. Il libretto fu curato da Arrigo Boito. Inserita nell’ambito dei festeggiamenti del Carnevale di Milano, la prima il 5 febbraio 1887 dell’opera di Verdi fu molto apprezzata per la sua capacità nel rendere i passaggi musicali e di scena senza interruzioni.

Ambientata a Cipro nel XV secolo, l’opera racconta in quattro atti la vicenda di Otello che, istigato da Jago che mira al potere, impazzisce di gelosia per la moglie Desdemona. Solo dopo averla soffocata Otello capisce la trappola in cui è caduto e si pugnala. Questo dramma lirico in quattro atti tra i capolavori più importanti del repertorio lirico, andrà in scena al Teatro Valli venerdì sera (ore 20) e domenica pomeriggio (ore 15.30) in una nuova produzione che parte dal Teatro Municipale di Piacenza diretta da Leonardo Sini alla guida dell'Orchestra dell'Emilia-Romagna Arturo Toscanini e del Coro del Teatro Municipale di Piacenza con la regia di Italo Nunziata, le scene di Domenico Franchi e i costumi di Artemio Cabassi.

Il ruolo del titolo sarà interpretato da Gregory Kunde, tenore fra i più celebri apparso in tutti i più grandi teatri del mondo, dal Teatro alla Scala al Metropolitan Opera, e che ha interpretato il personaggio verdiano con direttori quali Myung-Whun Chung, Zubin Mehta e Gianandrea Noseda. Accanto a Kunde vedremo il soprano Francesca Dotto, al debutto nella parte di Desdemona e Luca Micheletti Luca Micheletti a interpretare il perfido Jago.

«Questo allestimento è ambientato – scrive il regista Italo Nunziata – negli ultimi decenni del 1800, quasi ad evidenziarne, laddove possibile, la natura di dramma borghese dello svolgersi dell'azione e del sentimento. Una società ed un periodo storico – prosegue il regista – che non ha più cotte di ferro o armature, ma corazze ben precise fatte di particolari tagli degli abiti, di rituali e forme ineludibili di vivere sociale, di appartenenza per nascita a un mondo dove chi viene dal di fuori, pur avendo guadagnato con forza la sua esistenza e posizione in questa società adeguandosi perfettamente alle sue leggi sociali, sarà visto e ne rimarrà sempre come estraneo e straniero».l