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Colpo di scena

Strage, la difesa di Paolo Bellini: «Non è lui l’uomo in stazione»

Strage, la difesa di Paolo Bellini: «Non è lui l’uomo in stazione»

I legali della Primula Nera: «Nel video la prova che l’ex moglie si sbaglia»

17 gennaio 2024
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Reggio Emilia Colpo di scena nella vicenda di Paolo Bellini a due settimane dall’inizio dell’Appello sulla strage del 2 agosto a suo carico e a carico di Piergiorgio Segatel e Domenico Catracchia. «Abbiamo trovato la prova – dice all’Agi il difensore di Bellini, Antonio Capitella – che l’uomo ripreso in stazione la mattina dell’attentato e identificato dall’ex moglie di Bellini, Maurizia Bonini, come l’ex esponente di Avanguardia nazionale non è lui. Non diciamo che la moglie ha mentito, ma ha di sicuro sbagliato».

«La prova che si tratta di un’altra persona – come si legge nei nuovi motivi di appello depositati in questi giorni da Capitella e dal collega Manfredo Fiormonti – è nascosta in un fotogramma del video girato dal turista Harald Polzer». In primo grado, conclusosi con la condanna all’ergastolo di Bellini come esecutore materiale della strage, la Procura generale ha sostenuto che la scena in cui compare l’uomo identificato come Bellini «sarebbe stata girata una decina di minuti dopo l’esplosione della bomba», che scoppiò alle 10.25. Ma, spiega Capitella, «al minuto 17,03/04, nel video, appare sul primo binario», dietro alla persona identificata come Bellini, «una signora che indossa al polso sinistro un orologio che segna le ore 13.15».

«Questo orario – aggiunge – risulta incompatibile con l’arrivo di Bellini a Rimini in uno qualsiasi degli orari indicati dalla ex moglie. Non è compatibile con le ore 10.30-11 indicate all’udienza del 21 luglio 2021, né con le ore 11.30-12 indicate successivamente». Ma come hanno scoperto questa nuova prova? Ad accorgersene lo stesso Capitella: «Avevo visto la foto almeno 200 volte, guardandola e riguardandola mi sono accorto dell’orologio al polso sinistro della signora. A quel punto abbiamo chiesto la copia analogica della foto all’Archivio di Stato e ne abbiamo ricavato un’altra copia analogica che si ottiene con un procedimento complesso: con un vecchio proiettore e una telecamera che riprende quello che proietta sul muro, utilizzando una pellicola particolare arrivata dalla Germania che in Italia non vendono più. Abbiamo presentato alla Corte la copia analogica e chiesto di acquisirla come prova e di fare, attraverso dei periti, l’operazione che abbiamo fatto noi per estrarre il fotogramma interessato. Se il risultato è il frame dell’orologio della signora che segna le 13 e 15 va accolto l’Appello, riformata la sentenza, che deve essere di assoluzione, e fatta giustizia».

«Nove persone su dieci, vedendo la foto hanno visto il quadrante dell’orologio sulle 13 e 15 – rimarca Capitella – . Nella copia analogica si vede molto meglio». Per i legali dell’imputato, dunque, è invece «verosimile e plausibile che Paolo Bellini, alle ore 13.15, fosse in auto con la moglie, la figlia Silvia, il figlio Guido e la nipote Daniela in viaggio verso il Passo del Tonale o addirittura in un ristorante o trattoria per consumare il pranzo, come ha ripetuto più volte in dibattimento la teste Maurizia Bonini».

Da qui la convinzione che «la presenza dell’anonimo alla stazione di Bologna sul primo binario alle ore 13.15, in base all’ora segnata sull’orologio della signora anonima, privi di ogni valore probatorio il riconoscimento operato da Maurizia Bonini», definito senza mezzi termini una «prova dichiarativa ritenuta granitica» che ora «si è miseramente sfarinata». Per Capitella e Fiormonti, in sostanza, «l’anonimo ripreso da Polzer alle ore 13.15 non può essere Paolo Bellini», che «a quell’ora, a prescindere dall’ora di arrivo a Rimini in compagnia della nipote Daniela, si trovava alla guida dell’auto in compagnia della sua famiglia in viaggio per il Passo del Tonale». l

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