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«Sono 30 anni che si discute dell’Igp per l’erbazzone. Se fosse nato a Parma... lo sarebbe già»

Nicolò Valli
«Sono 30 anni che si discute dell’Igp per l’erbazzone. Se fosse nato a Parma... lo sarebbe già»

Reggio Emilia, l’opinione di Leonardo Righi, imprenditore fondatore dell’omonima azienda

18 gennaio 2024
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Reggio Emilia «Il riconoscimento Igp per l’erbazzone? È un po’ come l’araba fenice: che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa».

Si ispira al mito e alla letteratura Leonardo Righi, una specie di papà dell’erbazzone reggiano.

A lui, infatti, si deve il boom della torta salata reggiana, prima come gestore del bar sotto il Grattacielo e poi, dagli anni ’80, come imprenditore dell’omonima azienda che ha fatto conoscere l’erbazzone nei supermercati locali e in tutto il mondo.

Nato a Poviglio nel 1946 e attualmente in pensione dopo la cessione dell’attività nel 2005, segue poco le vicende imprenditoriali ma il tema dell’indicazione geografica protetta gli sta a cuore, non fosse altro perché, come ammette lui stesso, «se ne parla da 30 anni».

«Mi ricordo ancora le riunioni in Camera di commercio – spiega l’imprenditore reggiano – siamo stati molto vicini, soprattutto nel 2007-2008, ma non si è mai arrivati a mettere nero su bianco. Avevamo parlato anche di capitolato, ovvero una specie di “Disciplinare” moderno sul tipo di formaggio da usare, sulla quantità di spinaci e via dicendo. Io di torte rustiche ne ho viste ma posso affermare senza problemi che l’erbazzone è un prodotto solamente nostro».

Eccolo allora elencare altri prodotti simili alla nostra eccellenza, il cui riconoscimento dal Ministero pare essere adesso bloccato proprio sul rettilineo finale: «In Lunigiana c’è un prodotto simile ma fatto a base di olio e non di strutto – specifica – molti avranno inoltre sentito parlare della torta pasqualina; io sono stato più volte in Costa d’Azzurra e da quelle parti producono una torta d’erbette squisita. Si tratta di cibi di qualità, ma l’erbazzone è un’altra cosa ed è soltanto reggiano». Se lo sente quasi suo, Righi, mentre racconta la preparazione con il lardo e lo strutto che non devono mai mancare. Spazio poi agli aneddoti, a partire dal nome che ancora oggi è incerto: «Non si è mai capito se la nomenclatura originale sia erbazzone o scarpazzone – prosegue – fatto sta che le prime volte che esportavo il prodotto a Parma dovevo mettere sulla scatola la scritta “torta rustica di spinaci” proprio perché al di fuori dei confini reggiani nessuno lo conosceva. Comunque sia, nessuno mette in discussione che l’erbazzone sia nato dalla cucina povera della nostra tradizione, a partire dalle ortiche. Da lì l’idea, verosimilmente, il nome che l’ha reso celebre».

La scorsa estate Leonardo Righi ha confessato ai colleghi di Telereggio un altro aneddoto, legato alla figura del cantante Zucchero Fornaciari: «Ci siamo incontrati proprio in Lunigiana e gli ho portato dell’erbazzone – aveva raccontato – Lui mi ha guardato facendo riferimento al prezzo e alla poca qualità. Poi, per fortuna, mi ha detto che stava scherzando e che erano espressioni che ripeteva sempre suo papà».

Sulla battaglia per il riconoscimento Igp l’imprenditore ci spera ma guarda a debita distanza, come spettatore interessato. Una cosa, però, si sente di dirla, nonostante il campanilismo: «Non so se alla fine il Ministero autorizzerà il riconoscimento Igp, ma se l’erbazzone fosse nato a Parma, sarebbe stato approvato da molto tempo. Oltr’Enza, infatti, sono stati sempre molto bravi a valorizzare le loro eccellenze, facendo gioco di squadra. Speriamo comunque – conclude – di ricevere al più presto notizie positive».

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