Le conseguenze del fast fashion ci impongono una riflessione
Il vero “prezzo” delle nostre maglie e scarpe low cost all’ultima moda sono lo sfruttamento di lavoratori lontani e l’inquinamento del pianeta
Reggio Emilia Che siamo quello che mangiamo, ormai, lo abbiamo capito. Ma che siamo quello che vestiamo? Forse, non abbastanza. Nonostante siano decenni che si sussurra quale sia il vero “prezzo” delle nostre maglie e scarpe low cost all’ultima moda: lo sfruttamento di lavoratori lontani e l’inquinamento del pianeta. Di questo hanno voluto scrivere e riflettere diverse ragazze delle scuole superiori reggiane che ogni settimana, dallo scorso novembre, sono protagoniste di questo inserto. Sono voci importanti soprattutto perché la loro generazione (la Z), che è la più sensibile ai temi legati alla sostenibilità ambientale, è allo stesso tempo la maggiore cliente del marchio re del fast fashion: Shein, la piattaforma cinese, tra le più cliccate al mondo, le cui magliette di cotone provengono dal lavoro forzato della minoranza musulmana Uiguri della regione dello Xinjiang, dove si genera oltre il 23 % delle forniture globali di cotone e il 10 % del PVC (cloruro di polivinile o polivinilcloruro), materiale usato in moltissimi capi d’abbigliamento. Sul fronte inquinamento, una misura è data dall’enorme numero di voli prenotati dai giganti del fast fashion per accorciare i tempi di rifornimento dei negozi. E in questo Inditex, la società madre di Zara, è leader assoluto. Per non parlare della quantità di vestiti e accessori invenduti che finiscono in discarica o bruciati. Persino di Vinted, la piattaforma specializzata nella vendita online di abiti e accessori di seconda mano, si comincia a dire che più che paladina del riciclo sia piuttosto frutto del sovraconsumo di persone che acquistano un capo, lo portano solo un paio di volte e poi se ne disfano rivendendolo sulle piattaforme online per guadagnare il necessario a comprare qualcosa di nuovo per il proprio guardaroba. Buona riflessione a tutti voi.
*Responsabile progetto Scuola2030