«L’esercito per la stazione? Più efficace la vigilanza flessibile»
Vertice in Prefettura a Reggio Emilia sul disagio giovanile e il quartiere vicino alla ferrovia. Cocciufa: «Siamo al lavoro per offrire una prospettiva che non sia il bivacco»
Reggio Emilia «Valuteremo l’ipotesi dell’esercito alla stazione, ma oggi, poiché abbiamo consapevolezza di quello che effettivamente serve in seguito ai ripetuti monitoraggi e controlli effettuati, abbiamo bisogno di una presenza dinamica, costante, snella, che si muova con velocità».
Sì alla vigilanza flessibile, quindi, anche se l’ipotesi dell’esercito non è preclusa, per la zona della stazione, come sottolinea la prefetta Maria Rita Cocciufa al termine del vertice in Prefettura di ieri mattina, convocato sul disagio giovanile e la zona della stazione. Seduti al tavolo insieme alla prefetta a Palazzo Allende, il questore Roberto Maggese con la dirigente dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico Angela Cutillo, il sindaco Luca Vecchi, gli assessori Annalisa Rabitti, Daniele Marchi e Raffaella Curioni, il prorettore Giovanni Verzellesi, Antonella Cestaro dell’Ufficio scolastico, il comandante della Polizia locale Stefano Poma.
Rispetto alla lettera inviata dal comitato di viale IV Novembre perché arrivi l’esercito alla stazione e venga istituto un presidio fisso, contro i numerosi episodi che si continuano a verificare, che minano la sicurezza di chi abita nel quartiere, la prefetta, insieme al sindaco Vecchi e al questore Maggese, sottolinea che l’ipotesi non è accantonata, anche se necessita di un iter particolare, ma dopo uno studio accurato del territorio e delle sue esigenze, la vigilanza mobile si è rivelato lo strumento più efficace. Strumento che, all’occorrenza, può essere spostato da una parte all’altra della città, a seconda della necessità. Il questore Maggese ha espresso soddisfazione per il sistema di vigilanza messo in atto dopo quanto accaduto la sera di Capodanno all’Isolato San Rocco, dove alcuni ragazzi si sono resi protagonisti di atti vandalici ai danni dei commercianti.
«Questo non significa che “l’ipotesi esercito” non possa essere presa in considerazione – conferma la prefetta –. La valutazione in merito all’impegno dell’esercito, poi, viene svolta a livello centrale».
Il vertice si è soffermato su più aspetti principalmente appartenenti a due versanti.
«Tra gli obiettivi, c’è quello di offrire una prospettiva a ragazzi che sono in parte reggiani, ma soprattutto stranieri, anche di seconda generazione – puntualizza la prefetta –. Offrire prospettiva che non sia il bivacco. Nella zona della stazione ci sono due ordini di problemi».
Sono presenti, infatti, sia spacciatori, sia tossicodipendenti per i quali è necessario implementare una collaborazione con l’Ausl sullo “zoccolo duro”, come lo definisce la prefetta, indicando con questa espressione la fetta più difficile da gestire di quella al centro degli interventi. D’altra parte, esiste una parte di giovani, con età compresa soprattutto dai 16 ai 22 o 24 anni che non mettono necessariamente in atto comportamenti classificabili come delinquenza, ma generale ugualmente difficoltà ai residenti e allarmano la comunità.
Come indicato dal sindaco Luca Vecchi il Comune di Reggio Emilia ha già fatto partire un bando affinché questi giovani abbiano alternative rispetto a questi comportamenti, «alternative che possono spaziare tra più settori, come lo sport e la musica». In altre parole, affinché possano occupare il proprio tempo libero in attività positive che li tengano lontani da crimine e degrado.
Un’altra delle espressioni chiave emerse dal vertice di ieri è “decongestionare l’area della stazione”. Significa, quindi, alleggerire la tensione sociale venutasi a creare in quel quartiere interessando i giovani che vi bivaccano a diverse attività. «Noi lavoriamo costantemente non per risolvere il problema, perché sarebbe velleitario, ma per governarlo, affinché perché i cittadini possano avere una percezione diversa».
La prefetta ha poi sottolineato che l’intervento delle forze dell’ordine sia “sempre tempestivo” e «consenta di evitare che certi episodi degenerino».
Di questo gruppo, si contano, nella zona della stazione, una decina di tossicodipendenti. In tutto, una cinquantina di giovani orbita nella zona della stazione.
Il primo cittadino ha fornito anche una risposta alla lettera inviata dalle otto associazioni che hanno lanciato un appello riferendosi alla “strage degli invisibili”, i senzatetto della stazione, perché chi ne ha bisogno possa beneficiare «di posti letto e pasti caldi».
«Noi abbiamo stabilmente ogni anno posti letto in dormitorio durante il periodo invernale – spiega Vecchi –. Si tratta di oltre 200 posti, il numero di senzatetto alla stazione è inferiore. Teniamo presente che non è sempre semplice la presa in carico di queste persone. A volte c’è una propensione istintiva a rifiutare l’aiuto sociale. Non abbiamo, comunque, mai tagliato questi servizi. E chi fa volontariato, al tempo stesso, merita il massimo della riconoscenza».
Il questore Roberto Maggese ha ribadito l’impegno «energico da parte delle forze dell’ordine per le questioni di diretta competenza. Sul tema della stazione occorre cercare le modalità per decongestionare la zona da tossicodipendenti che infastidiscono molto i residenti. Nella zona della stazione, queste persone evidentemente hanno trovato un ambiente favorevole. Cercheremo di concentrarci in modo sempre più specifico sulla stazione e di agire in modo più integrato possibile e offrire un’alternativa perché queste persone vengano recuperate laddove possibile». l