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Il caso

«L’erbazzone è solo reggiano: il Ministero ne tenga conto»

Nicolò Valli

	Patrick Benassi con la sorella Alice
Patrick Benassi con la sorella Alice

Riconoscimento Igp. Parla Patrick Benassi, presidente dell’Associazione produttori

25 gennaio 2024
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Reggio Emilia «Per certi versi ci aspettavamo che arrivasse l’osservazione. Il riconoscimento Igp, infatti, vincolerebbe la produzione dell’erbazzone al nostro territorio e non tutte le aziende, penso per esempio a Sfoglia Torino, possono essere dello stesso avviso. L’erbazzone, però, resta un prodotto esclusivamente locale».

Lo afferma Patrick Benassi, titolare insieme alla sorella Alice dell’industria gastronomica reggiana “Nonna Lea”.

Patrick ha cominciato da ragazzo questa attività a gestione familiare che ancora oggi porta avanti con passione. Benassi è anche il presidente dell’Associazione Produttori Erbazzone Reggiano, un insieme di aziende del settore che, col sostegno di Comune e Regione Emilia Romagna, si è battuta in questi anni affinché all’erbazzone fosse riconosciuta l’indicazione geografica protetta.

Tutto sembrava andare per il verso giusto e si aspettava soltanto il via libera, quando entro i 30 giorni concessi dal Ministero per l’Agricoltura è arrivata last minute un’osservazione che ha finito per rimescolare le carte.

Per quanto i documenti non siano ancora consultabili sul sito del ministero, tutto lascia pensare appunto ad un “niet”all’Igp da parte di Sfoglia Torino, azienda con sede a Buttigliera d’Asti che ha rilevato Righi Sfoglia nel 2017.

Per loro, che ancora non si sono espressi pubblicamente sulla vicenda, l’Igp sarebbe una buccia di banana che li costringerebbe a rivedere i loro piani produttivi.

Adesso la palla passa nuovamente al ministero (Masaf), che dovrà decidere se ignorare questa osservazione, accettarla o convocare un nuovo tavolo tecnico per trovare una soluzione che possa mettere d’accordo tutti i diretti interessati.

«Noi non ci arrendiamo – afferma Benassi – daremo battaglia per vedere riconosciuto l’Igp a un prodotto della nostra tradizione. Come “Nonna Lea” abbiamo sempre cercato di esportare questa prelibatezza fuori dalle mura reggiane ma non ci siamo di fatto mai riusciti. Ad oggi produciamo 40 quintali di erbazzone al giorno, per una vendita nella provincia di Reggio pari a 18 quintali. A Parma e Modena ne vendiamo invece per un totale complessivo di 150 chili. La differenza è notevole e la dice lunga sulla differente richiesta da parte dei clienti».

Secondo Benassi, l’Igp farebbe cambiare poco al mercato da un punto di vista economico ma darebbe un riconoscimento importante all’erbazzone al pari di altri prodotti tipicamente reggiani.

«Anche la piadina romagnola ha subito dei rallentamenti prima del definitivo riconoscimento – prosegue Benassi – sappiamo che fa parte del normale gioco delle parti. I i nostri competitors curano i propri interessi ma noi non ci accontentiamo e ci presentiamo tutti uniti in questa battaglia. Vogliamo infatti un’assegnazione piena e non parziale della denominazione – conclude il presidente dell’Associazione Produttori Erbazzone reggiano – per un prodotto d’eccellenza della nostra reggianità». 

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