Quarta rissa in soli sei giorni «Non ne possiamo veramente più»
Reggio Emilia, residenti e commercianti esasperati «Abbiamo scritto più volte a sindaco e prefetto, cos’altro dobbiamo aspettare?»
Reggio Emilia «Si stavano affrontando lanciandosi bottiglie, poi hanno preso le scope esposte nel mio negozio per colpirsi e lanciarsele addosso. Si tratta di ragazzini, tutti stranieri, conosciuti anche dalle forze dell’ordine. Le risse, da queste parti, sono all’ordine del giorno».
Stefano Davoli gestisce il negozio di ferramenta in via Eritrea, teatro dell’ultimo episodio di violenza in zona stazione, avvenuto mercoledì pomeriggio. Sono quattro le risse in soli sei giorni: numeri che certificano ancora una volta il problema sicurezza e che l’antidoto non è ancora stato trovato, nonostante l’aumento dei controlli e della vigilanza deciso nel corso dell’ultimo comitato per l’ordine e la sicurezza pubblici. «I passaggi e la presenza da parte delle forze dell’ordine sono più frequenti, ma più di tanto la situazione non è cambiata – prosegue Davoli –. Se conviene ancora investire qui? Ci sono nato, è la mia vita questo posto. È chiaro che la sera mi guardo attorno, soprattutto d’inverno quando fa buio prima. All’interno del mio spazio non è mai accaduto nulla per fortuna, ma all’esterno c’è da stare attenti».
Senza pace
Meno di 24 ore prima, martedì sera, la penultima rissa: numerosi cittadini stranieri si sono affrontati tra via Turri e piazzale Marconi: sono spuntati anche coltelli e sono stati denunciati dalla polizia tre cittadini tunisini, un 25enne, un 30enne e un 42enne.
Venerdì 19 gennaio bande di stranieri (nigeriani e magrebini) si erano affrontate nel corso di un’altra rissa, tirandosi biciclette addosso per prevalere. Sabato sera, in viale IV Novembre, si era invece verificata un’altra aggressione a base di bottiglie di vetro lanciate come oggetti contundenti. Domenica pomeriggio, invece, erano volati calci e pugni nei pressi di un distributore di vivande aperto 24 ore su 24. Un’escalation di violenza che lascia impauriti e amareggiati commercianti e residenti.
All’interno della stazione centrale si trova il “Cibiamo Station”, spazio gastronomico specializzato in pasti take away: «Avevamo una ragazza che si è dovuta licenziare a causa di attacchi di panico – racconta un dipendente –. Un ubriaco di origine africana ha infatti forzato la vetrata entrando e lanciando all’aria tutto quello che trovava».
Mentre un altro giovane, da queste parti, esclama quasi rassegnato: «Sono qui da dieci anni e sono dieci anni che ho paura».
«Fate qualcosa»
Esausti da questa situazione di profonda insicurezza sono anche i lavoratori dello sportello di Poste Italiane.
«Abbiamo sempre denunciato questo problema, scrivendo al sindaco e al prefetto non ricevendo mai risposta – dichiarano Francesca Suero e Francesco Arcuri, rispettivamente referente sicurezza dello sportello di Poste Italiane e segretario regionale Confsalcom – dobbiamo aspettare che succeda per forza qualcosa? Al nostro sportello in centro storico una nostra collega è stata aggredita e la prognosi è stata di diciotto giorni».
Suero precisa che «tutte le sere devo farmi venire a prendere da mio marito con la macchina», mentre Arcuri sottolinea come «riterremo responsabile anche l’azienda se dovesse capitare qualcosa di brutto. Perché non assumere una guardia giurata per le ore serali, e perché non garantire più parcheggi ai dipendenti, per evitare di fare percorrere loro spazi a piedi?».
Ospizio sotto attacco
Non va meglio in zona via Emilia Ospizio, dove l’attenzione è alta anche grazie al recente reportage di Vittorio Brumotti, e dove la delinquenza sembra dilagare: «Un mesetto fa – ci dicono dal negozio Synergie – due balordi sono letteralmente crollati sulla vetrata esterna nel nostro negozio. Accanto a loro hanno trovato delle pastiglie».
Fabio, un residente, si è messo insieme al vicino di casa a organizzare delle vere e proprie ronde: «Se non ci difendono le forze dell’ordine, proviamo a farlo da soli. Si parla tanto di una città con gli asili migliori al mondo, ma cosa me ne faccio se non riesco a garantire la sicurezza sotto casa a mia moglie e ai miei figli?».
Racconta proprio mentre indica quali sono i luoghi e i protagonisti di questo mercato dello spaccio a cielo aperto.
Gente che, senza alcuna attenzione o preoccupazione, vende, compra e fuma crack. «Non sono preoccupati perché sanno benissimo che, se anche dovessero essere presi, dopo poche ore vengono liberati – dice un altro residente – è il sistema generale che non funziona».
Particolare che conferma anche Emanuele Bondavalli, titolare insieme al fratello della Gelateria 90: «Gestiamo questa attività da 20 anni e solo una volta erano entrati a derubarci, mentre da giugno a oggi questo è accaduto almeno sei volte, contando i tentativi andati a vuoto. Qui la sera è un continuo via vai di spacciatori, che hanno i bar della zona come punti di rifornimento e da lì partono e ritornano per curare i loro affari. Non mancano, inoltre, persone che fanno i propri bisogni in strada. L’altra sera davanti a noi hanno rubato una borsetta a una ragazza e l’uomo è stato arrestato. Dopo un’ora me lo sono ritrovato qua davanti».
Spera, Bondavalli, che possa cambiare qualcosa, ma anche lui, come tanti altri, pare aver perso la speranza: «Le dico solo – conclude amaramente – che quando viene sera non mando più le mie dipendenti donna a buttare il pattume autonomamente».