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Il caso

Educatore spirituale accusato di violenza sessuale: per il pm deve tornare in carcere

Serena Arbizzi
Educatore spirituale accusato di violenza sessuale: per il pm deve tornare in carcere

Reggio Emilia, ricorso al Riesame: l'uomo attualmente è ai domiciliari

27 gennaio 2024
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Reggio Emilia È stato discusso al Tribunale del Riesame, il ricorso presentato dalla Procura di Reggio Emilia sull’educatore spirituale 52enne, accusato di violenza sessuale aggravata nei confronti di una 14enne durante un ritiro di preghiera a Rimini.

L’uomo era agli arresti domiciliari dallo scorso dicembre. Il gip Silvia Guareschi aveva già negato due volte la richiesta, al terzo tentativo aveva concesso la misura, richiesta dall’avvocato Liborio Cataliotti, difensore dell’educatore.

La Procura, con il pubblico ministero, Maria Rita Pantani, ha presentato ricorso al Riesame perché venga ripristinata la custodia cautelare in carcere. Il caso è stato discusso ieri nel corso di un’udienza molto combattuta, al termine della quale il giudice si è riservato di prendere una decisione nei prossimi giorni. La discussione è durata oltre un’ora e sono state trattate diverse sfaccettature della vicenda. Secondo la difesa, i fatti dimostrerebbero che la misura applicata dal 15 dicembre scorso è contenitiva e l’indagato avrebbe rispettato tutte le prescrizioni: fino a prova contraria non ci sarebbe stato, infatti, alcun contatto con la ragazza.

L’uomo era uscito dal carcere dopo quattro mesi: il 52enne, ex educatore spirituale, ex responsabile provinciale di Comunione e Liberazione e insegnante di religione in due scuole superiori, era stato scarcerato, con l’imposizione specifica del divieto assoluto di contattare la ragazzina e chiunque altro non abiti con lui.

Gli arresti domiciliari, come detto, erano stati concessi al terzo tentativo: la difesa aveva già presentato l’istanza per questa misura sia nell’immediatezza dell’arresto sia in seguito, facendo leva sulla distanza temporale e sostenendo che il suo assistito, non avendo più incarichi, non ha più alcun contatto con minorenni. Tuttavia, la seconda volta il pubblico ministero Maria Rita Pantani aveva depositato i tabulati telefonici acquisiti nel frattempo: da questi risultava che l’uomo avesse continuato a telefonare alla ragazzina con frequenza quasi quotidiana fino al 19 agosto, giorno precedente al suo arresto, quando già sapeva di essere indagato. Quindi il 28 ottobre, il gip Guareschi aveva negato il beneficio. A dicembre è stata fondamentale la carta giocata dalla difesa del percorso terapeutico iniziato in carcere. Lo psicoterapeuta ha depositato una relazione positiva secondo cui l’indagato avrebbe acquisito una consapevolezza dell’accaduto tale da escludere possibilità di recidive.

Si attende la decisione del Riesame dopo l’appello della Procura.