Gazzetta di Reggio

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Parte da Reggio Emilia la battaglia per il “No” all’autonomia regionale

Nicolò Valli
Parte da Reggio Emilia la battaglia per il “No” all’autonomia regionale

Ieri il comitato al circolo Pigal: «Raccolte 5mila firme, Bonaccini ci ripensi»

28 gennaio 2024
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Reggio Emilia Hanno raccolto cinquemila firme e lunedì 5 febbraio le consegneranno direttamente in Regione, proponendo una proposta di Legge di Iniziativa Popolare (Lip) per il ritiro delle pre-intese. Nel frattempo hanno scelto Reggio, «la città del Tricolore», per iniziare la loro battaglia ribadendo un “no” secco e deciso all’autonomia differenziata dell’Emilia-Romagna. Un tema di stretta attualità con la recente approvazione del decreto legge Calderoli in Senato e le immediate polemiche politiche (in Aula posizioni diverse tra inno di Mameli e bandiere secessioniste). Il comitato “No autonomia differenziata Emilia-Romagna” si è riunito ieri al circolo Pigal di via Petrella, alla presenza dei promotori Flavio Novara, Antonella Festa, Riccardo Gandini, Maria Longo, Stefano Lugli, Antonietta Levo, Natale Cuccurese e Andrea Tesini.

«Siamo qui – ha dichiarato la referente Maria Longo – perché abbiamo constatato una non conoscenza da parte dei cittadini di questa questione. Tutto comincia nel 2001 con la modifica del titolo V della Costituzione e una parziale autonomia concessa alle regioni. Durante il governo Renzi si riprese questo tema, con le Regioni che furono demandate a richiedere più autonomia. Il presidente della Regione firmò così dei protocolli d’intesa, negoziando con il Governo. Arriviamo così al decreto legge Calderoli, che è già stato approvato in Senato e probabilmente lo sarà anche alla Camera, riprende queste norme. A noi non può stare bene, lo ribadiremo anche al presidente Bonaccini nell’incontro che avremo».

Longo rimarca: «Bonaccini durante la corsa alle primarie ha preso le distanze dal Decreto Calderoli, quasi come un modo per lavarsi le mani. Avevamo già provato a contattare la Regione ma non siamo stati ascoltati e ritenuti interlocutori validi. L’Emilia, formalmente, chiede 16 materie da gestire. Non è vero che la nostra autonomia differenziata si differenzia da quella proposta da Lombardia e Veneto: queste tre regioni in realtà hanno la volontà di collegarsi ai paesi del centro Europa prendendo le distanze dal Sud poco sviluppato».

Un concetto esposto anche nel comunicato del comitato, sostenuto anche da Sinistra Italiana: «Se passasse questo decreto legge verrebbe pregiudicata irreparabilmente l’uniformità dei diritti per tutti i cittadini e le cittadine sul territorio nazionale. In secondo luogo, si metterebbe a forte rischio l’unitarietà e l’indivisibilità della Repubblica, in spregio all’articolo 5 della Costituzione che prevede sì l’autonomia amministrativa, valorizzando le peculiarità del territorio e degli enti locali ma non certamente in un’ottica di frammentazione dello Stato. Il Parlamento verrebbe del tutto esautorato. In gioco c’è l’unità stessa della nazione. È necessario che l’Assemblea Legislativa Regionale ritiri le pre-intese rafforzando e sostenendo la lotta al progetto eversivo leghista». Per il comitato, «La Legge di Iniziativa Popolare proposta si propone anche di smascherare la maggioranza di questo governo regionale, che descrive come importanti le differenze tra la proposta Bonaccini e quella della Lega, in realtà praticamente inesistenti».