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Non fa il concorso perchè ha il Covid, ma la prova suppletiva: ora le dicono che non vale

Nicolò Valli

	La maestra Roberta Cetro
La maestra Roberta Cetro

Reggio Emilia: l’odissea di una maestra di scuola primaria che ora rischia il licenziamento. Ci sarebbero altri venti casi così

30 gennaio 2024
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Reggio Emilia «Ho passato tanti anni della mia vita a studiare, facendo sacrifici per provare a realizzare il sogno della professione che amo: quando tutto stava andando per il meglio, con l’anno di prova per diventare finalmente di ruolo, ecco la doccia gelata che mi avvisa che rischio il licenziamento».

Parla con la voce rotta dal magone, Roberta Cetro, insegnante di scuola primaria nata a Napoli ma arrivata a Reggio Emilia per studiare. Ha scelto la nostra città, eccellenza mondiale per quello che riguarda l’educazione infantile, laureandosi in Scienze della formazione primaria e cominciando a fare supplenze in giro per la provincia per la classica gavetta. Si è messa in gioco facendosi apprezzare per competenze e qualità umane. Parallelamente si è preparata per il concorso del 2021 (già rinviato di qualche mese causa pandemia) ma, qualche giorno prima, è risultata positiva al Covid, il suo greenpass non era valido e aveva l’obbligo di quarantena. Da quel momento è cominciata la sua odissea.

«Ho dovuto rinunciare ma mi sono rivolta alla Cgil che è riuscita a presentare ricorso, vinto dopo che si è espresso il Tar del Lazio – dice – È così stato indetto da parte del Ministero un nuovo concorso, nel 2023, che ho brillantemente passato col massimo dei voti con tanto di complimenti da parte della commissione. In tutta la provincia di Reggio, ero la prima». Ecco allora l’assunzione dopo otto anni di precariato e le porte spalancate per l’anno di prova, alla primaria di Castellarano.

Poi, il dietrofront: «Il Ministero non ha mollato e si è appellato al Consiglio di Stato per considerare quelle prove aggiuntive non regolari – continua la maestra – dopo alcuni dietrofront, il 25 gennaio lo stesso Consiglio di Stato si è espresso in maniera netta, ribaltando il Tar del Lazio e sostenendo che non vi era alcun obbligo di istituire un concorso suppletivo. Non appena gli atti saranno notificati agli uffici scolastici regionali di pertinenza, scatterà il licenziamento come insegnante di ruolo».

In Emilia Romagna, sostiene la giovane maestra, sono una ventina i docenti che condividono la stessa sorte. In una lettera hanno scritto al ministro per l’istruzione Valditara, nella speranza che possa risolvere. «Rimango appesa a un ruolo che non so se verrà confermato. Indiscutibile è che non sosterrò un altro concorso, indiscutibile è che dopo otto anni di precariato e formazione non sono più disposta a lavorare alle dipendenze di uno Stato che mi ha usata a suo piacimento per anni – conclude – mandandomi ovunque e pagandomi spesso dopo cinque o sei mesi»l