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Le lettere dai campi di sterminio al liceo Moro fermano le lezioni

Filippo D’Autilio*
Le lettere dai campi di sterminio al liceo Moro fermano le lezioni

I ragazzi hanno avuto modo di riflettere con gli insegnanti sul contenuto di quegli scritti, cercando di trarre insegnamento dalla Shoah

30 gennaio 2024
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Reggio Emilia La mattina del 27 gennaio, alle ore 9, sotto la porta di ogni classe del liceo scientifico “Aldo Moro” di Reggio Emilia sono apparse delle misteriose lettere, che gli studenti hanno presto scoperto fare parte della massiccia corrispondenza fra i deportati nei lager e i loro cari. La comunità scolastica ha interrotto la lezione per leggerle e i ragazzi hanno avuto modo di riflettere con gli insegnanti sul contenuto di quegli scritti, cercando di trarre insegnamento dalla Shoah.

Il silenzio non basta

Un’iniziativa del tutto inedita, pensata dal comitato organizzativo della Città del Lettore 2024 (formato da studenti), coordinato dal professore Daniele Castellari, per celebrare degnamente le vittime di questa oscura pagina della storia dell’uomo. Il comitato organizzativo ha proposto l'idea, convinto che un minuto di silenzio non fosse assolutamente sufficiente per ricordare lo sterminio né tanto meno per fare riflettere la comunità scolastica, visto che il monito di questo giorno è “Per non dimenticare”. Le lettere che gli studenti hanno avuto modo di leggere sono missive originali provenienti dai campi di sterminio, tuttavia prive dell’indicazione dei reali destinatari, come se si rivolgessero direttamente a tutti ragazzi del Moro.

La mente al 1945

Il ritmo della scuola si è quindi interrotto per qualche minuto e la memoria degli studenti è andata al 27 gennaio 1945 quando, alle 8 del mattino, le truppe sovietiche entrarono nel campo di concentramento di Auschwitz. Dopo la lettura dello scritto, ogni insegnante ha fatto visionare alla propria classe un video, avviato con una celebre frase di Calvino tratta da “Le città invisibili”: «L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se che n’é uno, è quello che è già qui, l’Inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’Inferno, non è Inferno, e farlo durare, e dargli spazio».

La forza di resistere

Dopo le lettura di queste parole, la voce narrante del filmato ha iniziato ad elencare le date di apertura dei principali campi di concentramento e il numero di vittime per ciascuno. Successivamente la parola è stata lasciata ad alcuni studenti di 3ªA, che hanno raccontato cosa per loro non è inferno e cosa (una passione, una relazione affettiva, l'arte) dia loro la forza, nel quotidiano, di resistere alle avversità. L’intero video è stato pensato e realizzato da studenti dalla scuola.

Fabbriche di morte

Occorre ricordare che il 1° novembre 2005 l’ONU ha istituito il Giorno della Memoria nella data del 27 gennaio per ricordare tutte le vittime dell’Olocausto. Del tutto simbolica, ricorda il giorno di liberazione del campo di Auschwitz (in Polonia), infelicemente famoso per essere stato la più grande “fabbrica di morte” che l’Europa abbia conosciuto. Tuttavia, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, campi di lavoro, concentramento e sterminio erano purtroppo diffusi a macchia di leopardo in tutta Europa.

Persone non numeri

Ogni anno si viene “bombardati” da dati numerici circa la Shoah, senza che si possa davvero capire la portata dello sterminio e il rischio involontario, spesso, è quello di ridurre le vittime a dei numeri, operazione che era proprio l’intento delle SS nei campi. Con questa iniziativa il comitato organizzativo della Città del Lettore 2024 ha voluto offrire testimonianza del passaggio di tutti questi uomini e donne sulla terra con ciò che ci resta di loro: le lettere che hanno inviato negli ultimi giorni della loro vita.

«Il messaggio è arrivato»

«È stata un’iniziativa che ha fatto molto riflettere, in classe siamo rimasti tutti colpiti» afferma Laura Bucci di 5ªO. «Il video era molto forte e il messaggio è arrivato soprattutto grazie alle immagini» rivela Silvia di 3°E, mentre Lucia, della stessa classe, aggiunge: «La scelta della frase di Calvino ha dato spessore al tutto, una nostra prof è anche scoppiata in lacrime». Poi Silvia continua: «L’idea che sia stato realizzato da dei ragazzi di terza mi ha colpito molto: se il video fosse stato creato da un adulto, avrebbe sicuramente avuto meno presa: gli interventi dei ragazzi erano molto diversi ma tutti incisivi». Matilde di 3°F spiega: «Ho apprezzato molto la trovata della lettera misteriosa senza postino perché riassumeva bene lo spirito del messaggio. La nostra prof di inglese ha anche speso gran parte della sua lezione a farci leggere un’altra poesia sullo stesso tema, per rifletterci insieme». «Nella mia classe abbiamo ricevuto una lettera di Etty Hillesum, è stato molto interessante – sottolinea Silvia Cocchi, docente di religione – breve ma incisivo il video, anche per entrare nell’atmosfera e disporsi ad ascoltare le parole nelle lettere. Io il video l’ho proiettato prima della lettura. In generale credo che l’iniziativa sia stata molto efficace e per nulla banale, lasciando a docenti e studenti la possibilità di entrare più o meno all’interno della questione nella sua profondità. È stata una grande opportunità e uno spunto di riflessione».

Una lezione per il presente A guidare l’intera iniziativa è stata la richiesta di Primo Levi: «Meditate che questo è stato». Sabato mattina, dunque, si è data ad ogni studente la possibilità di meditare riguardo l’Olocausto, per vivere con la consapevolezza dei fatti terribili avvenuti nei lager, così da guardare ai nostri giorni con occhi più critici e consapevoli, cogliendo l’attualità di questo tema. l

*Studente del liceo Moro