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Alessandro Medici: «Reggio è nel cuore della food valley: serve più ambizione»

Jacopo Della Porta
Alessandro Medici: «Reggio è nel cuore della food valley: serve più ambizione»

L’intervento del vicepresidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Unindustria Reggio Emilia e rappresentante della quinta generazione di Medici Ermete di Gaida

01 febbraio 2024
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Reggio Emilia «Reggio Emilia si trova nel cuore pulsante di un distretto enogastronomico di valore mondiale ed è importante che i primi a crederci siano i reggiani stessi». Alessandro Medici, vicepresidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Unindustria Reggio Emilia e rappresentante della quinta generazione di Medici Ermete di Gaida (che con il Concerto ha contribuito alla rinascita del Lambrusco), ragiona con la Gazzetta sulle prospettive della nostra provincia.

«In azienda il nostro slogan è “portare l’Emilia nel mondo e il mondo in Emilia”. L’agroalimentare è il comparto che meglio si presta a raccontare un territorio, perché non può essere delocalizzato. Un filare di Lambrusco fuori dall’Emilia non produce il nostro Lambrusco. Il Parmigiano-Reggiano prodotto altrove, con lo stesso metodo, non produce lo stesso formaggio, perché questo è il frutto della ricchezza e biodiversità dei nostri prati stabili».
 

Medici auspica un cambiamento nel modo in cui Reggio percepisce se stessa basato su tre concetti: ambizione, attrattività e visione.

«Vorrei che fossimo tutti più ambiziosi, perché viviamo in uno dei centri produttivi agroalimentari più importanti del mondo. Questa consapevolezza alle volte non la vedo, anche se la Regione se ne sta rendendo conto e sta facendo investimenti, ad esempio sulla comunicazione. Ma serve l’impegno di tutti, cittadini, stampa, imprese, istituzioni».

Reggio storicamente è una provincia di servizi e industria e solo di recente ha iniziato a lavorare sull’attrattività e il turismo. «Medici Ermete ha investito dal 2001 sulla tenuta La Rampata di Montecchio, dove nel 2023 abbiamo avuto 7.000 ospiti, molti dei quali stranieri, ai quali facciamo fare un bagno di emilianità attraverso le esperienze enogastronomiche. Le persone che accogliamo visitano i vigneti, l’acetaia, il museo del vino, che tra l’altro abbiamo intenzione di ampliare, e ovviamente fanno degustazioni». Un percorso, quello dell’ospitalità, che altre realtà reggiane virtuose hanno intrapreso, ma che necessita di essere potenziato.

Ambizione e attrattività portano l’imprenditore al terzo punto. «La visione. Dobbiamo pensare a Reggio Emilia tra 20 o 30 anni. Siamo all’avanguardia per tante cose, pensiamo alla meccatronica, ad esempio. Dobbiamo esserlo anche in altri settori. Per farlo serve una maggiore collaborazione tra pubblico e privato». l

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