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Il caso

Foto e audio a sfondo sessuale: presa di mira sul gruppo whatsapp

Ambra Prati
Foto e audio a sfondo sessuale: presa di mira sul gruppo whatsapp

Reggio Emilia: offese e frasi pesantissime sulla chat, tre conoscenti della donna finiscono a processo per diffamazione, minacce e uso illecito di dati

01 febbraio 2024
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Reggio Emilia «Sei una delle più t... di Reggio e tutti lo sanno». È solo una delle numerose frasi – sul resto glissiamo perché sono irriferibili – scritte su una chat all’indirizzo di una donna di 32 anni, presa di mira da un gruppo di conoscenti su Whatsapp. Per questa vicenda tre reggiani sono finiti sul banco degli imputati con le accuse di diffamazione, minacce e trattamento illecito dei dati personali: si tratta di un 42enne (avvocato difensore Lorenzo Isoppo), un 45enne (avvocato Costantino Diana dello studio Liborio Cataliotti) e un 31enne (avvocato Francesco Tazzari).

La vicenda risale al 2017 quando alcuni frequentatori di un circolo situato in centro storico (oggi chiuso) aprono una chat di gruppo su Whatsapp cooptando la giovane.

A un certo punto qualcuno posta la foto personale della donna di origini straniere senza il consenso dell’interessata, che diventa suo malgrado bersaglio di una serie di apprezzamenti goliardici che travalicano in frasi apertamente offensive da parte dei tre maschi, tutti reggiani adulti: dalle battute grevi a sfondo sessuale («È una trans? Sembra una trans») si passa a commenti improntati alla superiorità razziale tramite dei file audio che i partecipanti si scambiano in tempi diversi («No non lo è, l’ho pensato anch’io, ti posso dire che di faccia sembra una scimmia», «È già troppo scurina... Io la scarterei a prescindere, non lo so il perché ma ho dei blocchi con le persone di colore...»). Fino ad arrivare alle minacce appena l’interessata tenta di fermare il ludibrio pubblico avvisando che li denuncerà: «Se provi a denunciarci vai sul giornale...», «Io non voglio che nessuno si faccia male ma ti verrà voglia di suicidarti per la figuraccia che ti faremo fare».

Alle vibranti proteste della giovane, quest’ultima viene esclusa dalla chat; ma c’è voluto l’intervento della polizia postale, che tra i vari partecipanti alla conversazione ha identificato i tre imputati, per far cessare la chat incriminata.

Il processo, che si trascina da tempo, è agli sgoccioli e l’udienza di ieri si è risolta in un rapido rinvio a causa del cambio di giudice monocratico; ora il fascicolo è passato a Sarah Iusto.

Secondo gli avvocati difensori si è trattato di uno scherzo di pessimo gusto sfuggito di mano; non ci sarebbe stato il dolo, cioè la volontà di offendere, perciò la strategia dei difensori tenderà a dimostrare che quelle frasi non hanno avuto conseguenze per la giovane. Di parere opposto la controparte, che sottolinea come i dati personali della 32enne siano stati diffusi pubblicamente cagionando un danno alla giovane, trattata in modo indegno.

«A mio avviso la mia assistita ha risentito parecchio di questa bruttissima diffamazione online – spiega l’avvocato Alberto Prati, che tutela la 32enne costituitasi parte civile –. La mia assistita è una professionista che, dopo l’accaduto, ha dovuto fare sedute da uno psicologo e allontanarsi per un periodo dalla città. Lei non intende passare sopra a quanto accaduto. La sua immagine personale e la sua reputazione sono state danneggiate». l

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