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L’intervento

Giornata della Memoria e guerra a Gaza: riflessioni su un cortocircuito

Marco Cosentina*
Giornata della Memoria e guerra a Gaza: riflessioni su un cortocircuito

Marco Cosentina, docente dell’Ariosto – Spallanzani: “Primo Levi definisce l’unicità del genocidio, attraverso la combinazione di tre elementi: ingegno tecnologico, fanatismo e crudeltà. Chi potrebbe negare che quelle medesime dinamiche, siano in atto nel massacro dei palestinesi di Gaza?”

01 febbraio 2024
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Reggio Emilia Pubblichiamo un intervento di Marco Cosentina, docente di Storia e Filosofia al Ariosto – Spallanzani di Reggio Emilia sul tema della Giornata della Memoria e il conflitto in corso tra israeliani e palestinesi.

In questo mio breve intervento cercherò di articolare i punti di una riflessione sulla Giornata della Memoria, che in quanto docente di Storia e Filosofia, mi sento chiamato ad esprimere, alla luce di quella che definirei un’urgenza civile.

Ciò anche a fronte di passioni sempre più “tristi” che vedono nel massacro degli israeliani prima e successivamente della popolazione di Gaza, un abisso della coscienza europea: il collasso pavido del suo cuore di tenebra.

Innanzitutto occorre un chiarimento: il Decreto 211/2000, che istituisce la commemorazione della Shoa, indica anche le vittime militari e politiche della deportazione nazifascista. Ciò aggiunge un elemento che rende il quadro più eterogeneo e il ricordo collettivo più versatile e conflittuale.

La questione diviene più complessa alla luce del fatto che mai come in questi giorni, Memoria, Storia ed istanze dell’Attualità geopolitica sono entrate in un vero cortocircuito, visto in particolare il ricorso pervasivo e censorio a collegare obiezione alle scelte del governo di Israele e antisemitismo. Imporre tale strumentale sovrapposizione implica però un corollario pericoloso: espone Israele ad essere il campione di un presunto semitismo auto giustificazionista, per cui, la condanna delle sue azioni, diviene un automatismo antisemita che ne sostanzia l’effetto! E che sempre di più spinge settori dell’opinione pubblica ad assumere concrete e pericolose posizioni antisemite.

Paradossi della logica del Dominio o semplificazioni di un Potere sempre più illegittimo?

Categorie che hanno attraversato il Secolo Breve sembrano riemergere da un naufragio semantico e galleggiare nell’indistinto, dove, non solo le vacche di Hegel, ma anche le incompiute democrazie sembrano tingersi tutte di nero. 

Primo Levi definisce l’unicità del genocidio, attraverso la combinazione di tre elementi: ingegno tecnologico, fanatismo e crudeltà. Chi potrebbe negare che quelle medesime dinamiche, siano in atto nel massacro dei palestinesi di Gaza? C’è bisogno allora urgentemente di chiarezza. È necessario proporre una formazione che contestualizzi gli eventi, che li sottragga alla melassa della propaganda, che ne disponga con rigore i nuclei di decodifica interpretativa, che li assoggetti all’analisi storica, che ne ricostruisca la trama lessicale, il portato semiotico.

C’è necessità della razionalità analitica del ragionamento, della chiave interpretativa epistemica, per supportare un vero dibattito civile, che alimenti la crescita di una coscienza collettiva, che si nutra sì di memoria, ma al vaglio asettico delle competenze disciplinari.  È indispensabile cioè una vera conoscenza della Storia. Ciò a fronte del rischio che post verità e intelligenze artificiali divengano dispositivi di disciplinamento di rigide e indiscutibili appartenenze identitarie che una latenza del discorso critico sembra loro inevitabilmente assegnare.