Gazzetta di Reggio

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L’udienza

«Mia figlia si svegliò urlando e confidò la violenza sessuale»

Ambra Prati
«Mia figlia si svegliò urlando e confidò la violenza sessuale»

Il pianto della madre: «Anche a me è successo, non si deve perdonare»

01 febbraio 2024
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Reggio Emilia «Una notte mia figlia si svegliò urlando. Accorsa in camera le chiesi di dirmi la verità: rispose che lui l’aveva costretta a subire un rapporto sessuale ma non dovevo dirlo al papà, lei si vergognava. E si incolpava, non voleva denunciarlo: la convinsi io. Io ho subìto le stesse cose dal mio primo marito: non si deve scusare né perdonare».

È a questo punto che la madre è crollata sotto le ombre del suo vissuto: coprendosi il volto con le mani è scoppiata in un pianto a dirotto.

È stato questo il passaggio saliente del processo che si è svolto ieri davanti al collegiale presieduto da Cristina Beretti (a latere Giovanni Ghini e Silvia Semprini), chiamato a giudicare un 26enne accusato di reati pesanti: violenza sessuale, stalking, violenza privata e lesioni personali con l’aggravante del nesso teleologico e ai danni di una persona legata sentimentalmente. La parte offesa è la figlia della madre che ha testimoniato per l’accusa: una ragazza che aveva appena 18 anni e che frequentava le superiori quando iniziò la relazione con il 26enne, un tira e molla interrotto definitivamente nel 2021.

Il reato più grave – la violenza sessuale che l’imputato, difeso dall’avvocato Vania Ferrari, nega con forza – risale alla notte tra il 27 e 28 gennaio 2021, quando la ragazza lo aveva già lasciato tornando dai genitori. Quella sera un amico organizza una festa per inaugurare la nuova casa in centro a Reggio; e ieri in tribunale hanno sfilato tutti gli amici presenti a quella festa. In primis il padrone di casa, che ha raccontato di «un acceso diverbio nato per gelosia: lei guardava un altro. Non era la prima che lui le metteva le mani addosso».

La coppia si è chiusa in bagno ma sentendo urla e rumori il padrone di casa è entrato: «Lui la spingeva contro il box doccia, che si è crepato. Lo abbiamo riportato in sala per calmarlo». Poco dopo l’ex si offre di accompagnarla a casa e i due vanno via in auto: ma anziché portarla dai genitori lui la porta a casa sua a San Polo, dove sarebbe avvenuto il sesso forzato. La madre, che telefonava invano, ha ricevuto alle 4.20 la telefonata allarmata della vicina che riferiva di grida e rumori di mobili rotti. Quando alle 6 del mattino ha risposto al cellulare, la ragazza ha raccontato che avevano litigato: lei aveva preparato le valigie e non voleva vederlo mai più. «Io e il papà siamo subito partiti da Parma: mia figlia aveva dei lividi in faccia e il labbro gonfio. Non l’abbiamo portata subito in ospedale perché si è confidata in seguito». In quel sonno tormentato da incubi, quando la ragazza ha detto di essere «una poco di buono».

Non era la prima volta che il 26enne si rivelava manesco. «In precedenza, durante un altro litigio di sabato, avevamo trovato l’appartamento sottosopra: mobili rotti, un buco nella porta causato da un pugno. Però dopo qualche giorno lui la ricontattava, lasciava fiori e peluche: diventava romantico per convincerla a riprendere la relazione». Una relazione tossica, secondo la donna. «Mia figlia, una ragazzina allegra e piena di amici, da quando stava con lui era cambiata: non poteva truccarsi né vestirsi bene, lui la isolava, la accompagnava a scuola e le requisiva il cellulare. Lei si tagliava le braccia coprendole con la bandana; in seguito iniziarono gli attacchi di panico». Anche i genitori vennero minacciati. «Una sera lui è venuto sotto casa nostra urlando che avrebbe bruciato l’abitazione se lo avessimo denunciato».  l