Gazzetta di Reggio

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Una casa che ospita i senzatetto intitolata ai ragazzi uccisi in stazione

Una casa che ospita i senzatetto intitolata ai   ragazzi uccisi in stazione

Taglio del nastro in viale Ramazzini. La Nuova Luce: «Ora sanno dove vivere»

04 febbraio 2024
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i Serena Arbizzi

Reggio Emilia Una casa per i senzatetto e i minori non accompagnati che, una volta diventati maggiorenni, non possono più rimanere in comunità e si trovano per strada.

Si chiama “Casa di Simoh” ed è nata grazie all’incessante ricerca di Maria Diletto, presidente dell’associazione La nuova luce, e dei volontari che insieme a lei portano pasti e abbigliamento ai senzatetto della stazione, ma non solo. Maria ha trovato una casa in viale Ramazzini 19 per quattro ragazzi che lavorano ma non avevano una sistemazione. E si chiama Simoh, nel ricordo delle tre vittime degli omicidi che si sono verificati negli ultimi mesi alla stazione: Mohamed Thabet Ali, Singh Sukhninder e Amrik Singh. Le iniziali dei loro nomi sono riassunte nella parola “Simoh”.

Al taglio del nastro, accompagnato da un buffet e da un brindisi, hanno partecipato numerosi sostenitori dell’associazione La nuova luce, oltre a tanti “ragazzi della stazione”, quelli che considerano Maria Diletto come una madre e lei come figli da nutrire e accudire portando loro abbigliamento e altri generi di prima necessità. E Maria non si è arresa fino a quando non ha trovato l’appartamento di via Ramazzini, messo a disposizione da un privato al quale i quattro inquilini verseranno l’affitto, sostenuti dall’associazione.

«Ho iniziato a lavorare al ristorante: sono arrivato in Italia un anno fa – racconta Salman Khalid, 18 anni, pakistano –. Sono venuto in Italia, ma la mia famiglia vive in Pakistan. Compiuti i 18 anni non potevo più rimanere in comunità e per fortuna ho trovato questa casa».

Anche Kashan Javed è pakistano, ha 18 anni e vive al 19 di via Ramazzini: «Lavoro in un autolavaggio, ma il mio sogno è di aprirne uno tutto mio qui a Reggio. Ho esperienza in questo settore perché, in Grecia, per due anni ho fatto questo lavoro. Abiterà insieme a Mamdouh e Mohamed, entrambi egiziani. Il primo ha la moglie e tre figli in Egitto: lei, non potendo essere presente all’inaugurazione di ieri, ha desiderato esprimere la sua gioia inviando dolcetti gustati durante il buffet.

«Abbiamo intitolato Simoh questa casa, il nome raccoglie le iniziali dei tre ragazzi che non sono più con noi a causa di ciò che è accaduto in stazione – racconta Maria –. Spero di cuore che dopo una vita di sofferenze e quella morte violenta abbiano potuto trovare il loro arcobaleno. Non si accetta che si possa morire così, per una coperta, o altri motivi futili e senza senso. È stata una fatica enorme trovare questo alloggio, ma oggi è come se avessi raccolto il frutto di tanto sforzo. Questa è la loro prima vera casa. Sono i ragazzi che mi danno l’energia per continuare a prodigarmi per loro. Vederli sereni e felici è il più grande risultato per me: vedo che se mi muovo, i ragazzi si sistemano, vedere che hanno una seconda possibilità dà la forza per andare avanti«.

Presenti all’appuntamento anche il consigliere comunale Dario De Lucia, il presidente del Consiglio comunale Matteo Iori e don Emanuele Benati. «È un piacere essere qui per gioire insieme di un ulteriore luogo di accoglienza, costruito grazie a persone molto generose che quotidianamente si impegnano per gli altri e migliorare la città. Grazie a La nuova luce, a Maria e a tutti i volontari per quello che fanno». l