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Incendio sul Cusna. Il Parco: «Cause sicuramente non naturali»

Miriam Figliuolo

	Le fiamme sul Monte Cusna viste dall'elicottero 
Le fiamme sul Monte Cusna viste dall'elicottero 

Bruciati 280mila metri quadrati di prateria: l’invito a essere prudenti quando si attraversano questi luoghi protetti

05 febbraio 2024
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Ventasso L’incendio che ha devastato tra sabato 3 e domenica 4 febbrao il Cusna, nei primi giorni di un febbraio dall’anomalo clima primaverile, colpisce al cuore non solo il nostro territorio, ma, anche, un patrimonio ambientale riconosciuto dall’intera Comunità europea. I 280mila metri quadrati di prateria di alta quota andati distrutti rientrano, infatti, in un’area di interesse floro-faunistico comunitario, classificata Zona speciale di conservazione, facente parte di Rete Natura 2000, principale strumento della politica dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità.

Un territorio la cui tutela deve confrontarsi con sempre più urgenza – l’incendio sul Cusna lo dimostra – con nuove condizioni provocate dai cambiamenti climatici e, insieme, fare appello al senso di responsabilità di ciascuno.

«Costernazione e inviti alla prudenza» in questo senso sono arrivati dal Parco nazionale dell’Appennino tosco emiliano, di cui il monte Cusna fa parte. «Quello accaduto è uno dei più vasti incendi degli ultimi decenni sul Cusna – spiega Giuseppe Vignali, direttore del Parco – in un’area dalla morfologia complessa, lungo il versante destro della valle dell’Ozola, a ridosso del crinale del Monte Cusna, nella quale si sovrappongono ghiaioni ripidi a praterie con graminacee e brughiera con mirtilli, salici e ginepri nani».

L’incendio, precisa, si è sviluppato a 1.800 metri sopra Costa delle Veline, nei pressi del sentiero 623, che sale al Battisti, all’incrocio col 627: «Un innesco da un luogo non casuale, ma per ora è prematuro stabilire le cause che, comunque, certamente, non sono naturali».

«Siamo proprio al limitare di un bellissimo bosco di faggio, tra quelli di maggior pregio del nostro Parco – prosegue il direttore Vignali –, ma il vento forte che spirava da sud ovest ha spinto l’incendio verso la vetta del Cusna dove è arrivato in poche ore, con le fiamme che hanno letteralmente saltato macchie di neve e cordoni rocciosi».

«Come Parco nazionale dobbiamo evidenziare che la combinazione tra una frequentazione sempre più intensa delle nostre montagne e il cambiamento climatico in atto che purtroppo ci riserva intensi periodi di siccità, crea situazioni di grave pericolo. Da qui il nostro invito a essere estremamente prudenti: può bastare poco a innescare incendi dalle conseguenze disastrose».

In un video Fausto Giovanelli, presidente del Parco, parla di un vero e proprio «shock», «rilevante per ampiezza e qualità del territorio coinvolto», «segno che il cambiamento climatico non è uno scenario mondiale, ma una cosa che si tocca da vicino e determina anche i pericoli attuali: mette in crisi non solo l’ecosistema, ma anche le nostre convinzioni».

«Questo è molto più che un episodio – ha aggiunto – è un segnale che in qualche modo rimane nella nostra storia, e deve rimanere impresso nel definire un impegno per presidiare paesaggi ed ecosistemi in questa fase in cui siamo tutti esposti ai rischi di cambiamenti che non conosciamo».

«Di solito in questo periodo dell’anno il Cusna era bianco e completamente innevato – è l’amara constatazione di Vignali –, invece, ora lo vediamo nero e bruciacchiato. È un’immagine triste che ci ricorda che i tempi sono cambiati e che dobbiamo aumentare molto la nostra attenzione verso pericoli nuovi che solo qualche decennio fa non esistevano».  

M.F.

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