Gazzetta di Reggio

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Un progetto per restaurare tutte le 28 statue del Valli

Serena Arbizzi
Un progetto per restaurare tutte le 28 statue del Valli

Reggio Emilia: monitoraggi e interventi anche sulla terrazza est

06 febbraio 2024
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Reggio Emilia Medea, la Concionatrice, Edipo, Achille, Attilio Regolo e... le altre.

Le 28 statue che dominano il teatro Valli, considerato uno dei più belli e fotografati d’Italia, sono state oggetto di un recente lavoro di monitoraggio aereo. Questo approfondimento consentirà di elaborare il progetto necessario all’intervento di restauro che sarà complessivo e non includerà soltanto le quattro statue imbragate attualmente. Si stanno valutando più soluzioni in grado di conciliare più esigenze, dalla messa in sicurezza di chi frequenta il teatro, alla necessità di intervenire data la consistenza fragile della pietra di cui sono fatte le statue che ornano il Valli.



Statue che sono state al centro di un’interpellanza presentata dal capogruppo di Forza Italia, Claudio Bassi, alla quale ha risposto l’assessore ai lavori pubblici con cura della città, Nicola Tria.

«Le statue hanno una consistenza delicata, sono fatte di una pietra particolarmente fragile che quindi si rovina molto facilmente – afferma l’assessore Nicola Tria –. Un intervento completo di restauro di tutte le statue fu terminato nel 1995: nonostante ciò, dopo quasi 30 anni, tutte le statue, non solo quelle che erano già ingabbiate, sono in condizioni di dover essere restaurate, dal momento che quella pietra mostra nuovamente i segni di un deterioramento significativo che impone un intervento complessivo sull’apparato statuario. Quattro sono state messe in sicurezza per evitare che potessero provocare dei danni».



Da tempo la Fondazione I Teatri, ente concessionario dell’immobile del teatro Vallli, aveva già avviato dei contatti tramite l’architetto Severi, di consultazione con la Soprintendenza per stabilire le linee guida di un intervento che includesse tutte le statue. Nel frattempo si sono susseguiti vari incontri e approfondimenti.

«Di recente – svela Tria – ci siamo confrontati insieme al direttore della Fondazione, ai nostri tecnici del servizio di ingegneria e uffici, perché l’anno scorso è stato fatto un nuovo monitoraggio sullo stato di deterioramento di tutte le statue. È stata utilizzata una tecnica di sorvolo aereo che ci ha consentito di fotografarle e comprendere, per ciascuna di queste opere, quali siano le criticità. Si prospetta la necessità di un progetto che vada a intervenire non solo sulle quattro opere ingabbiate, ma su tutte quante».

Si vuole prevenire, con quest’intervento, che prima o poi i pericoli generati dalle statue imbragate possano provenire anche dalle altre.

«Si è stabilito che “I teatri” dopo aver fatto gli approfondimenti necessari avrebbero presentato un progetto al Comune per poter ragionare di qualcosa di concreto, sia in termini di progettualità, sia di risorse da stanziare – aggiunge Tria –. Tra le altre cose, si deve valutare la tecnica da utilizzare e il tipo di intervento. Si deve pensare, infatti, se intervenire a blocchi o su tutte insieme, se sostituire le statue facendone copie».

Un intervento di restauro fatto attraverso le migliori tecniche 3D, sulla carta potrebbe arrivare a costare 35.000 euro ciascuna. Cifra che, moltiplicata per 28, si avvicina al milione di euro.

«Siamo in attesa del progetto e di capire con la Soprintendenza quale sia la soluzione migliore da perseguire per poi dare vita a un progetto che ha l’obiettivo non solo di mettere in sicurezza, ma di restaurare le statue – rimarca il titolare dei lavori pubblici – e consentire loro, se rimarranno sul teatro, di avere “vita” assicurata nei prossimi decenni o comunque, se si agirà in un altro modo, di garantire la sicurezza per chi fruisce del teatro».

Sono stati effettuati, inoltre, monitoraggi sulla terrazza est. Anche lì sono state individuate situazioni di criticità. «Su quella parte ci sarà un progetto che riguarderà anche la messa in sicurezza: è previsto, quindi, un intervento anche su quel lato del teatro municipale», conclude Tria.