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Reggio Emilia, la proposta di legge sul fine vita approda in commissione regionale

Roberto Fontanili
Reggio Emilia, la proposta di legge sul fine vita approda in commissione regionale

Il consigliere Federico Amico: «I cittadini siano messi in grado di scegliere»

06 febbraio 2024
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Reggio Emilia La proposta di Legge regionale sul fine vita sarà discussa in Regione il 13 febbraio. E dopo quanto accaduto in Veneto, con il Pd che si è spaccato bocciando di fatto la legge, non sarà una passeggiata per la maggioranza che sostiene Stefano Bonaccini, che ad oggi, a partire proprio dallo stesso presidente regionale, non si è pronunciata su come intende muoversi per regolare e garantire ai cittadini emiliano – romagnoli il diritto sancito da una sentenza della Corte costituzionale.

«Il 13 febbraio sarà inserita all’ordine del giorno della IV Commissione Regionale “Salute e Politiche sociali” la proposta di legge regionale sul fine vita. Dopo di che dovremo decidere se inviarla in Commissione o se discuterla direttamente in Assemblea Regionale, ma ad oggi non mi pare che ci siano le condizioni politiche per farlo», anticipa il consigliere regionale di maggioranza Federico Amico (eletto nella lista Emilia Coraggiosa di Elly Schlein). E lo fa individuando quello che presumibilmente sarà il percorso – molto accidentato – che attende la legge regionale sul fine vita. La IV Commissione regionale presieduta dalla consigliera reggiana Ottavia Soncini dovrà mettere in discussione questo argomento, trattandosi di una legge di iniziativa popolare (Legge Coscioni) che è obbligatorio mettere all’ordine del giorno. Un tema divisivo quello sul suicidio assistito che ha già visto il Pd spaccarsi in Veneto con l’area cattolica che rivendica il diritto all’obiezione di coscienza.

E la discussione si aprirà in una Commissione regionale zeppa di reggiani presieduta dalla consigliera Pd Ottavia Soncini e dalla vicepresidente Francesca Maletti (entrambe catto-dem) e che vede tra i propri componenti i consiglieri Pd reggiani Andrea Costa e Roberta Mori, ai quali si aggiungono Stefania Bondavalli, Federico Amico e Gabriele Delmonte della Lega.

«Personalmente – dice Federico Amico – ho organizzato la raccolta di firme e sono favorevole ad una norma che nel rispetto della sentenza della Corte costituzionale definisca le condizioni perché ci sia lo stesso diritto di accedere a questa norma in strutture pubbliche da Piacenza a Rimini. Il primo passo è istituzione di un Comitato Etico regionale che certifichi l’esistenza delle condizioni definite dalla Corte. E tra i Comitati Etici quello dell’Ausl di Reggio è già in grado di attivarsi su questi temi e garantire una procedura che in tempi rapidi e definiti dia una risposta, mettendo i cittadini nelle condizioni di poter scegliere. Riconosciute l’esistenza dei limiti fissati dalla Corte costituzionale, il Comitato etico si pronuncia e la legge regionale deve definire le modalità di realizzazione senza entrare nel merito di un diritto stato sancito da una sentenza». Ad oggi, aggiunge Amico, «nella nostra regione non è arrivata alcuna richiesta di fare ricorso al fine vita. Per cui non dobbiamo agire sotto una spinta emotiva, ma più semplicemente dobbiamo attivarci per garantire una uniformità di trattamento. Metterla nero su bianco e procedere ad una organizzazione che consenta di accedere al farmaco e normare come autosomministralo. La Legge regionale non potrà in ogni modo cancellare o modificare la sentenza della Corte costituzionale. Al di là della freddezza del presidente Bonaccini, la legge regionale deve una risposta ad una richiesta dei cittadini. Non è una questione di divisione politica tra le diverse anime del Pd. Altrimenti contravveniamo alla sentenza della Corte costituzionale e rischiamo di far soffrire inutilmente persone che hanno il diritto di scegliere. Come peraltro hanno già fatto utilizzando i Dat (Disposizioni anticipate di trattamento) ai quali molti dei nostri concittadini hanno già fatto ricorso».

Inutile negare, conclude Amico, «che c’è uno scontro tra l’area cattolica e quella laica nel Pd. Ho incontrato tanti cattolici che non mettono in discussione questa libertà di scelta. Riconosco che la rimozione della consigliera regionale Bigon dai suoi incarichi nel Pd ha aperto un problema politico e se è pur vero che è stata una scelta locale mi viene da dire che si è agito troppo velocemente. Ma sarebbe grave e sbagliato utilizzare questo tema per marcare posizionamenti politici o di correnti all’interno del Pd». 

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