Gazzetta di Reggio

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Detenuto torturato, chiesto il rinvio a giudizio per 10 poliziotti

Detenuto torturato, chiesto il rinvio a giudizio per 10 poliziotti

Reggio Emilia, gli agenti devono rispondere di tortura aggravata e lesioni personali

10 febbraio 2024
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Reggio Emilia Tortura in carcere: è stato chiesto il rinvio a giudizio per i dieci agenti di polizia penitenziaria accusati di aver infierito nel pestaggio di un detenuto e di aver poi cercato di falsificare i verbali.

Otto degli indagati sono accusati di tortura e lesioni. Due vice ispettori e un assistente capo rispondono di falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale: hanno scritto una falsa ricostruzione nelle relazioni di servizio per non essere accusati. La prossima udienza preliminare è stata fissata per il 14 marzo prossimo davanti al gup Silvia Guareschi.

L’associazione Antigone, che si batte per i diritti dei detenuti, ha preannunciato che si costituirà parte civile insieme alla parte offesa (il 43enne tunisino ora trasferito in un altro istituto penitenziario) tramite l’avvocato Luca Sebastiani del foro di Bologna.

Ricordiamo che gli indagati, tutti incensurati e alcuni dei quali hanno ottenuto il trasferimento, negano con forza gli addebiti. Rischiano parecchio: per un pubblico ufficiale riconosciuto colpevole del reato di tortura la pena può arrivare fino ai dodici anni.

I fatti si sono svolti il 3 aprile del 2023 nel carcere della Pulce di Reggio Emilia. Un 43enne detenuto tunisino, in cella per spaccio, dopo essere uscito dall’ufficio della direttrice che gli aveva consegnato due accertamenti disciplinari, mentre veniva accompagnato in cella di isolamento è stato incappucciato con una federa, buttato pancia a terra, picchiato con pugni e pedate, calpestato su braccia e gambe, immobilizzato con un ginocchio sulla schiena, denudato dalla cintola in giù e rinchiuso in isolamento; rimasto solo, il 43enne nudo dalla cintola in giù ha rotto un lavandino e usato i cocci di ceramica per richiamare l’attenzione del personale medico, ma solo dopo ore è arrivato un medico e un altro detenuto che hanno lavato il sangue dal pavimento. Il recluso ha rimediato ferite guaribili in venti giorni e, convinto di aver subìto un’ingiustizia con quel violento pestaggio, ha sporto denuncia contro gli agenti.

Secondo questi ultimi invece era stato il detenuto a opporre resistenza: non voleva andare in isolamento. E nell’immobilizzarlo le guardie temevano che il giovane avesse una lametta in bocca, perciò è stato usato il cappuccio; questa la giustificazione fornita dagli agenti, tuttavia incastrati dalle telecamere. Nel mirino del pm Maria Rita Pantani è poi finito uno dei rapporti degli agenti, che dava conto di precedenti atti autolesionistici commessi dall’uomo che era appena stato punito. Sono però tre le relazioni di servizio che, secondo i carabinieri di Reggio e secondo la procura, «attestano un diverso svolgimento dei fatti».