Gazzetta di Reggio

Reggio

L’intervista

Parla Felicia Kingsley: «Vi racconto mia vita da scrittrice»

Giulia Galloni*
Parla Felicia Kingsley: «Vi racconto mia vita da scrittrice»

«Voglio bene a tutti i romanzi che ho scritto. I miei personaggi? Sono creature libere»

13 febbraio 2024
7 MINUTI DI LETTURA





Reggio Emilia Ancora una volta Felicia Kingsley, pseudonimo della scrittrice modenese regina del romance italiano, ci ha regalato un romanzo page-turner da cui è impossibile staccarsi una volta iniziato. Uscito il 5 settembre 2023 per Newton Compton Editori, il suo ultimo libro “Una ragazza d’altri tempi” ha subito conquistato le librerie e la pubblicazione è stata accompagnata da un tour firmacopie lungo diverse città italiane che ha visto accorrere alla presentazioni numerosissimi fan per incontrare l’amatissima autrice: la più letta in Italia nel 2023 con 1 milione di copie (carta e ebook) vendute in 12 mesi.

Le abbiamo chiesto di raccontarci il suo successo, che è iniziato nel 2017 con il romanzo d’esordio “Matrimonio di convenienza”.

Da cosa e quando è nata la sua passione per la scrittura?

«A 9 anni ho scoperto l’amore per la lettura diventando una frequentatrice abituale della biblioteca della mia città. Intorno ai 12 anni la mia immaginazione ha cominciato a lavorare idee proprie, a giocar con la fantasia e così ho cominciato a trasferire queste idee su carta.

Da allora non ho più smesso, passando dalla scrittura “privata”, che non condividevo con nessuno, alla scrittura di fanfiction sul sito EFP, fino alla mia prima autopubblicazione nel 2014. Nel 2017, poi, sono approdata all’editoria tradizionale grazie a Newton Compton Editori».

Chi sono i suoi autori preferiti e perché?

«Amo molto Ken Follett per la sua capacità di raccontare storie molto articolate, spalmate su diversi decenni e con molti personaggi, ma sempre tenendo il lettore incollato alla pagina e senza annoiarlo mai. Apprezzo molto Sophie Kinsella, che mi ha aperto le porte del chick- lit (genere letterario emerso negli anni Novanta e rappresentato da scrittrici soprattutto britanniche e statunitensi che si rivolgono prevalentemente a un pubblico di donne giovani, single e in carriera, ndr), e Anne Perry – deceduta nel 2023 – per i suoi gialli ambientati nella Londra Vittoriana».

Le persone attorno a lei l’hanno supportata in questo percorso?

«Dai miei genitori, al mio compagno, alla mia famiglia, tutti hanno contribuito ad accrescere la mia fiducia e la mia passione nel percorso di scrittura, prima amatoriale e poi editoriale. Per quanto riguarda gli amici, invece, diciamo che mi è stato utile per distinguere quelli che lo erano davvero dai conoscenti».

Ha un libro preferito tra quelli che ha scritto e, se sì, perché?

«Non ho un libro preferito: è come chiedere a una madre a quale figlio vuole più bene. I miei romanzi mi rappresentano tutti, ciascuno in maniera diversa, e in qualche modo raccontano chi ero in quel particolare momento della mia vita».

C’è però un personaggio che le è piaciuto di più scrivere, sia maschile che femminile?

«Tra quelli maschili, Blake Avery di “Due cuori in affitto” perché è quello che in qualche modo riesce ancora a pungolare il mio immaginario e lanciarmi nuove sfide di scrittura. Tra le protagoniste, direi Allegra di “Stronze si nasce” e Lexy Sloan di “La verità è che non ti odio abbastanza” perché sono le più umane e imperfette».

Arriviamo al suo ultimo successo. A cosa si è ispirata per scrivere “Una ragazza d’altri tempi”?

«Come lettrice amo tanti generi oltre al romance, tra cui i mystery, i thriller e i romanzi a sfondo storico e da tempo desideravo scrivere una storia ambientata nel passato, in cui combinare elementi romantici e misteri da risolvere. Quando è arrivata l’idea giusta per mettere insieme questi elementi, ho ripreso una trama che avevo abbozzato diversi anni fa e “accantonato” in attesa di capire come svilupparla. Da lì è nata “Una ragazza d’altri tempi”».

Quanto è durata la stesura?

«Circa un anno tra ricerca, studio e scrittura, fasi che comunque ho trovato molto divertenti perché mi hanno regalato molti spunti interessanti».

A chi si è ispirata per scrivere i personaggi di Rebecca e Reed? Si ritrova in qualche personaggio del suo romanzo?

«No, i miei personaggi nascono dalla mia fantasia e sono creature “libere”, non si rifanno a un modello che ho precostruito o a persone realmente esistenti/esistite».

Ha intenzione di scrivere altri libri regency in futuro?

«Non lo escludo, perché l’esperienza del confronto col passato mi è piaciuta ma al momento non ho progetti che mi portano in quella direzione».

Cosa fa di solito dopo aver finito di scrivere un libro?

«Metto in ordine la mia scrivania, che in genere è una sarabanda di fogli, appunti, post-it, in cui non si capisce più nulla. Poi ripulisco la casella e-mail, i download e le cartelle in cui ho lavorato perché a quel punto anche il portatile mi chiede pietà. E poi aspetto con ansia il responso dell’editor».

Può dirci se sta già lavorando a un nuovo progetto?

«Sì, posso dire che un progetto è completo e in programma di pubblicazione e che ora sono già al lavoro sul prossimo romanzo».

Vorrebbe scrivere una trilogia o una saga?

«Non è tanto una questione di volontà quanto di idee. Ci vuole un’idea forte a sostenere un tipo di progetto così ambizioso, per non cadere nella trappola del “brodo allungato”».

Ha testi vecchi nel cassetto che magari vorrebbe pubblicare?

«Romanzi nel cassetto già scritti no, ma tante trame su cui vorrei lavorare sì. Ci sarà il tempo per tutte».

Collaborerebbe con altri scrittori per la stesura di un volume in futuro?

«Dipende, non lo escludo ma la scrittura a quattro mani è un percorso complesso perché poi nella lettura non si deve sentire la differenza tra i due autori. Dovrei trovare qualcuno la cui voce narrante è simile alla mia, con cui concordare su trama, idee e sviluppo. Non è semplice. In più a me piace avere li controllo delle mie storie. In futuro chissà, ma al momento non è sul tavolo».

Cosa ne pensa del suo fandom? Pensa che il #booktok l’abbia aiutata a far acquisire popolarità ai suoi libri?

«TikTok, come tutte le piattaforme prima di essa, ha contribuito ad allargare il megafono del passaparola, ma i miei libri c’erano già prima di TikTok, il milione di copie vendute lo avevo già raggiunto e c’erano già tanti lettori pronti ad accogliere con calore le uscite dei miei romanzi, tanto da farli esordire e permanere in classifica. Certo il potenziamento del passaparola ha dato un’ulteriore spinta a un percorso di cui io, ma anche la mia casa editrice, ero già molto contenta e soddisfatta. In generale, sui social cerco sempre di pormi prima come lettrice e poi come autrice, perché credo che l’eccessiva autoreferenzialità porti gli autori ad allontanarsi dalla community di lettori di cui invece dovremmo far parte – un autore è prima di tutto un lettore, no? – e amo il contatto diretto con altri lettori per avere sempre consigli, feedback, confronti sulle nostre letture. I social, in generale, credo siano una grandissima risorsa per il mondo della lettura».

Com’è stato vedere il fandom indossare qualcosa di lilla durante i firmacopie?

«Ha creato un ulteriore legame, era come se ci “riconoscessimo” ed è tutto nato per caso e in maniera del tutto spontanea, dalla copertina, senza che io o qualcun altro desse l’input di vestirsi di lilla».

È vero che “Non è un paese per single” diventerà presto un film?

«Italian International Film ha acquisito i diritti di trasposizione audiovisiva e con loro mi sono resa disponibile a dare il mio contributo per la buona riuscita del progetto».

Per concludere, c’è qualcosa che vorrebbe dire ai suoi fan o in generale?

«Purtroppo non sono un’oratrice capace di dispensare perle di saggezza o frasi memorabili da tramandare ai posteri. A chi legge i miei romanzi non posso che dire grazie per l’affetto e la fiducia, spero di continuare a meritare tanta stima. Ai lettori in generale, dico di vivere sempre la lettura come un piacere, di non farsi condizionare da giudizi altrui, che non ci sono gare o competizioni in cui dimostrare qualcosa». l

*Studentessa dell’istituto “Silvio d’Arzo” di Sant’Ilario