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Il fattore dopamina nella Generazione Z «Oziosi? C’è chi tenta il nostro cervello»

Filippo Simonelli*
Il fattore dopamina nella Generazione Z «Oziosi? C’è chi tenta il nostro cervello»

«Ora parlo io». Questa molecola del piacere svolge un ruolo cruciale nella nostra vita quotidiana

13 febbraio 2024
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Reggio Emilia Sveglia alla mattina presto, un veloce sguardo ai messaggi e via a scuola, poi rientro a casa, magari qualche attività pomeridiana e infine praterie di ore passate sui social, per poi andare a dormire pronto a ripetere tutto il giorno seguente. Ecco la routine quotidiana dell’adolescente medio nel 2023. «Alla tua età studiavo giorno e notte, lavoravo e uscivo con gli amici, perché non fai altrettanto?»: quante volte i ragazzi se lo sono sentiti dire dai genitori? Ma siamo sicuri sia tutta colpa loro? È possibile che i ragazzi delle nuove generazioni siano nati tutti così oziosi? Troviamo la riposta all’interno del nostro cervello, più precisamente nell’ipotalamo, dove quotidianamente e per più volte al giorno viene rilasciato un neurotrasmettitore chiamato “dopamina”. Nota anche come “molecola del piacere”, la dopamina svolge un ruolo cruciale nella nostra vita quotidiana, influenzando il nostro stato d’animo, la motivazione rispetto ad attività più o meno impegnative e le funzioni cognitive. Quando ne sprigiona alti livelli è da considerarsi un’arma a doppio taglio in quanto molto utile nelle attività costruttive, ma, al tempo stesso, controproducente nelle attività distruttive. Con le prime, per cui si intendono le mansioni che richiedono maggiore sforzo come ad esempio lavorare e studiare, è infatti possibile constatare che la dopamina aiuta a mantenere motivazione e concentrazione, compensando la fatica connessa a tali operazioni.

Stesso ruolo di sostegno svolge però con le attività distruttive, per le quali non è richiesto alcun impegno, come mangiare cibo spazzatura e scrollare i post sui social, generando così nell’individuo un piacere momentaneo e fine a se stesso. Ma se questo neurotrasmettitore ha sempre fatto parte della vita dell’uomo, perché allora tali effetti negativi sono evidenti oggi più che mai? Come si può intuire, negli ultimi decenni di boom tecnologico e globalizzazione, con le nuove tecnologie sono aumentati di pari passo gli stimoli, soprattutto i cosiddetti distruttivi quali social, shopping compulsivo e cibi processati. Questi, appositamente studiati al fine di offrire un piacere facile ed effimero, sommati alla “FOMO” (fear of missing out, in italiano “paura di essere tagliati fuori”), che appartiene ormai a quasi tutta la popolazione, risultano attraenti e irrinunciabili per moltissime persone. Tuttavia offrono loro tentazioni deleterie per la crescita personale e per la produttività nei vari impieghi, spostando e diminuendo l’attenzione da queste, che a volte portano a ritrovarsi in circoli viziosi che, a loro volta, rischiano di sfociare in vere e proprie dipendenze: se e una volta erano solo le droghe, l’alcool e il gioco d’azzardo, ora comprendono anche le attività precedentemente citate, che in modo subdolo e apparentemente innocuo si inseriscono nella vita quotidiana arrecando un danno progressivo, per molti impercettibile, ma in realtà molto rilevante.

Dunque, volendo osservare questo meccanismo in un’ottica più ampia, non è completamente corretto attribuire integralmente ed esclusivamente alle nuove generazioni la responsabilità di uno stile di vita poco attivo e sbadato, bensì è più corretto interpretare quest’ultimo come il prodotto di una società egoista, in cui il singolo mette sempre al primo posto il proprio interesse, disposto addirittura a vendere distrazioni, tentazioni e addirittura dipendenze, pur di arricchirsi.l

*Studente del liceo Moro