Gazzetta di Reggio

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Strage del 2 agosto 1980

Bellini si difende in aula: «Io e Ugo Sisto eravamo alla Mucciatella»

Evaristo Sparvieri
Bellini si difende in aula: «Io e Ugo Sisto eravamo alla Mucciatella»

La Primula Nera: «La mia ex moglie ha mentito su tutti i fronti»

15 febbraio 2024
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Reggio Emilia «Ero alla Mucciatella con Ugo Sisti». E poi: «Io non posso aver minacciato i magistrati, sono andato in Sicilia nel ’92, dopo la morte di Falcone e Borsellino, e vi ho salvato, arrivando fino ai vertici di Cosa nostra». E ancora: «Ero lì su preciso mandato del presidente della Repubblica». Un fiume in piena. È stato il giorno in cui Paolo Bellini, condannato all’ergastolo in primo grado per la strage di Bologna, ha rilasciato dichiarazioni spontanee di fronte alla corte d’Assise d’Appello di Bologna, tornando a ribadire con forza la sua estraneità all’attentato del 2 agosto 1980 e tornando ad attaccare l’ex moglie, Maurizia Bonini, che lo ha riconosciuto nel video girato dal turista Harald Polzer il giorno della strage, la cui testimonianza è stata decisiva per la condanna in primo grado.

«Mia moglie mente su tutti i fronti», uno degli affondi della Primula Nera, che nella sua dichiarazione di circa due ore ha parlato anche dei suoi viaggi in Sicilia nel 1992. Parole che suonano come una replica alle accuse di aver minacciato il figlio del giudice Francesco Caruso, presidente della Corte d'Assise che lo ha condannato in primo grado, in seguito alle quali è stato arrestato e portato in carcere lo scorso giugno. Le frasi erano state intercettate dalle Procure di Caltanissetta e di Firenze nell’ambito delle inchieste sulla strage di Capaci e sulle stragi in Continente del 1993. Rivolgendosi alla Corte d’Assise d’appello presieduta dal giudice Alberto Pederiali, Bellini – ieri presente in aula – ha affermato di «aver sempre amato i giudici: vi ho salvato in Sicilia, ero lì su preciso mandato del presidente della Repubblica, che è anche presidente del Csm, sono arrivato fino i vertici di Cosa nostra e voi mi avete mollato nella m…», chiedendo se «mi avete mandato al suicidio per altri interessi». Sui rapporti con Cossiga era emerso in primo grado un telegramma che Bellini gli spedì quando il presidente lasciò il Quirinale: «Sarai sempre il mio presidente».

L’udienza ieri si è aperta con la difesa di Bellini che ha chiesto una comparazione tra l’uomo che appare nel video Polzer e un altro uomo che, in un video di una tv locale, si trova nel piazzale della stazione con una paletta in mano e partecipa ai soccorsi. Il legale di parte civile Andrea Speranzoni, però, ha prodotto delle fotografie dell’uomo con la paletta in cui si nota che il suo abbigliamento è simile, ma non uguale a quello dell’uomo nel video Polzer, e anche i tratti del volto sembrerebbero diversi. Parti civili e Procura generale sono concordi nel ritenere inutile una comparazione tra i due uomini, e sul punto la Corte si è riservata la decisione.

Fra le altre dichiarazioni della Primula Nera, anche quella che nella notte fra il 3 e il 4 agosto 1980 era «alla Mucciatella (l’albergo di proprietà della famiglia, ndr) con Ugo Sisti», all’epoca procuratore capo di Bologna. La circostanza non era mai stata resa nota, anche perché Bellini in quei giorni risultava con la famiglia al passo del Tonale. In primo grado era emerso che alla Mucciatella, oltre a Sisti, c’era un’altra persona mai identificata. Nelle sue dichiarazioni, Bellini ha ribadito l’infiltrazione nell’Msi e fatto riferimento a «segreti» che Sisti gli avrebbe rivelato. Ha poi sottolineato a più riprese che all’epoca «non mi chiamavo Paolo Bellini, ma Roberto Da Silva», ovvero l’alias della latitanza brasiliana.

Per i legali di parte civile, Andrea Speranzoni, Lisa Baravelli, Alessandro Forti e Alessia Merluzzi, le lunghe dichiarazioni rese in aula «confermano la sua intraneità agli ambienti dei Servizi segreti deviati ed alla destra eversiva». Commentando le parole dell’imputato, sottolineano che le sue parole «sui suoi rapporti, nel tempo, con i parlamentari del Msi Almirante e Mariani, con l’allora segretario Dc Flaminio Piccoli (1980) e con il presidente della Repubblica Francesco Cossiga (1992) circa il suo ruolo di infiltrato da un lato negli ambienti della destra eversiva, dall’altro con Servizi e organizzazioni mafiose, ne confermino la poliedricità e la caratura criminale». Degne di nota, aggiungono, «sono anche le esternazioni irridenti e aggressive mosse da Bellini nei confronti di soggetti processuali, fra cui l’avvocato Speranzoni», definito dall’imputato come una persona che «racconta barzellette». Tuttavia, aggiungono, «pur a fronte di tali esternazioni, siamo pienamente consapevoli degli impegni che continueremo con serenità ad affrontare, difendendo, uniti, le vittime del più grave attentato della storia repubblicana». Infine, i legali tornano sul tema, sollevato dai difensori di Bellini, dell’orario segnato dall’orologio da polso indossato da una donna che, nel video Polzer, compare dietro all'uomo identificato come Bellini. Secondo i difensori di Bellini, l’orologio segnerebbe le 12.15 o le 13.15, orari in cui Bellini non poteva trovarsi in stazione a Bologna. Da parte loro, i legali di parte civile si dicono «soddisfatti degli argomenti spesi per dimostrare l’infondatezza delle argomentazioni difensive. Riteniamo che la cosiddetta “prova dell’orologio” incontri una smentita insormontabile nel fatto, documentato, che alle 13.15 le carrozze da cui Polzer girò il video erano già state staccate e allontanate dal primo binario da ore». Infine, sottolineano che «il tentativo della difesa di trovare altri soggetti somiglianti e confondibili nei video ha trovato smentita dalle nostre produzioni fotografiche». l


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