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Il blitz

Cinque arresti per tentata estorsione mafiosa tra Cutro e Reggio Emilia

Ambra Prati
Cinque arresti per tentata estorsione mafiosa tra Cutro e Reggio Emilia

Tra gli arrestati il guastallese Salvatore Martino trovato a Montecchio ospite di parenti

15 febbraio 2024
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Reggio Emilia Hanno chiesto un “pensiero” (o fiore, in gergo) per mantenere i loro familiari detenuti e perché Giuseppe Ciampà, nipote del boss Antonio Dragone, era stato scarcerato dopo una lunga detenzione in seguito a una condanna per omicidio. Ma è arrivata la denuncia di un imprenditore, che ha fatto da apripista ad altri imprenditori: e sono scattati cinque arresti per tentata estorsione in concorso con l’aggravante mafiosa. In manette sono finiti Giuseppe Ciampà, di 42 anni, Salvatore Ciampà, 36 anni, Francesco Martino, 27 anni (nato a Guastalla), Salvatore Martino 32 anni (nato a Guastalla) e Carmine Muto 41 anni, tutti residenti a Cutro. Ha coinvolto anche Reggio Emilia l’operazione della Mobile e della Dda di Catanzaro perché qui la Squadra Mobile di Reggio, che ha operato su richiesta dei colleghi, ha rintracciato uno dei cinque finiti in manette: Salvatore Martino si trovava temporaneamente a Montecchio Emilia, per fare visita al padre detenuto, ospite di parenti per qualche giorno. Del resto se tutti i fatti d’indagine hanno avuto per teatro Cutro, gli arrestati sono nominativi noti alle cronache locali: le famiglie Ciampà e Martino sono riconducibili alle più blasonate e tra loro rivali famiglie di ‘ndrangheta delle cosche rivali Dragone (i Ciampà) e dei Grande Aracri (i Martino), mentre Carmine Muto è fratello del pentito di Aemilia e di Pesci Salvatore Muto.

«Giuseppe mi ha detto che era appena uscito dal carcere e che ci voleva un pensiero da parte mia». E ancora: «Lo sapete cosa è il pensiero, lo sapete!» e «…almeno due volte l’anno, d’estate e a Natale qualcosa la dovete dare».

Tutto è iniziato da una denuncia, presentata da un imprenditore il 4 settembre 2023 presso gli uffici della Squadra Mobile della Questura di Catanzaro. L’uomo, visibilmente intimorito, è titolare un’attività di ristorazione a Cutro, nel Crotonese, e racconta ai poliziotti di due episodi accadutigli nell’ultima settimana, nei quali era stato avvicinato, con chiare finalità estorsive. È da qui che gli inquirenti della Dda di Catanzaro, con i sostituti Paolo Sirleo e Domenico Guarascio, hanno ricostruito l’inchiesta, che poi si è arricchita con le denunce di altri imprenditori potenziali vittime. La novità è rappresentata proprio dalla “ribellione” da parte dei taglieggiati decisi a rompere l’omertà, come hanno sottolineato gli inquirenti. Secondo la denuncia, l’imprenditore sarebbe stato avvicinato tramite un suo cugino e socio, che gli aveva riferito della richiesta di incontro da parte di coloro che si sarebbero rivelati come “esattori” del clan. Una volta al loro cospetto, l’imprenditore sarebbe stato invitato a lasciare il telefonino per eludere eventuali intercettazioni e gli sarebbe stato intimato di consegnare periodicamente delle somme; in seguito sarebbe stato pedinato in auto e poi raggiunto da Carmine Muto che con fare minaccioso gli avrebbe chiesto di saldare il “pizzo”. Le intercettazioni e le videoriprese eseguite dagli investigatori avrebbero confermato che le famiglie Ciampà e Martino erano impegnate in un più ampio disegno estorsivo per rafforzare la loro egemonia mafiosa sul territorio.l