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O catechisti o candidati: l’aut aut del vescovo agita i cattolici di Reggio Emilia

Evaristo Sparvieri
O catechisti o candidati: l’aut aut del vescovo agita i cattolici di Reggio Emilia

Si accende il dibattito sulle disposizioni elettorali del vescovo Morandi «Chi vuol candidarsi è inopportuno che mantenga i ruoli in parrocchia».

16 febbraio 2024
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Reggio Emilia «Se la persona vorrà candidarsi sarà quantomeno inopportuno che mantenga i ruoli in parrocchia. Questo indirizzo deve essere mediato dal parroco, in un dialogo, non quale ordine impartito dall’alto». E ancora: «In questo modo si eviteranno contrapposizione e tensioni frutto dell’appartenenza all’uno o all’altro degli schieramenti». E infine: «Ha inteso ricordare che quanti stanno svolgendo servizi nella Chiesa si impegnino in ciò in modo esclusivo. È poi essenziale che le attività tipiche della comunità cristiana (culto, catechesi, carità e misericordia) non siano confuse con attività di promozione partitica». I chiarimenti erano stati chiesti. E i chiarimenti sono arrivati, attraverso la pubblicazione di sei Faq, ovvero risposte a domande frequenti, sul sito della diocesi. Il mondo cattolico reggiano, tuttavia, resta in subbuglio. E molti stanno vivendo con turbamento il contenuto della lettera che l’arcivescovo Giacomo Morandi, presidente Cei Emilia-Romagna, ha inviato alle parrocchie in vista delle prossime elezioni amministrative ed europee. Parole che avevano richiesto, anche da parte di parroci, una spiegazione più dettagliata. Ed è per questo che sul sito della diocesi sono state pubblicate sei Faq per chiarire tutti i dubbi. In sostanza, pur non vietando le candidature e incoraggiando l’impegno dei cattolici in politica, il vescovo ricorda che «occorre però avere presente la distinzione dei ruoli e dei servizi resi nella comunità ecclesiale da quelli nell’ambito civile». Poi cita Papa Francesco, che ha scritto: «La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose di carità, perché cerca il bene comune”».

Le disposizioni a molti sono parse in parte contraddittorie e comunque molto più stringenti di quanto previsto dal diritto canonico, coinvolgendo nel divieto di partecipare in modo attivo alla politica non solo ministri ordinati, ovvero preti e diaconi, ma anche ministri istituiti, ovvero lettori, ministri dell’eucarestia e accoliti. Nelle Faq, si specifica che la scelta se candidarsi o sospendersi dal ruolo nelle parrocchie riguarda anche i catechisti.

E così, fra consiglieri comunali in carica e possibili candidati alle elezioni di giugno, si vive un certo disagio. Lo certifica ad esempio un post della consigliera comunale Pd, Lucia Piacentini, della parrocchia di Coviolo, che su Facebook ha pubblicato un video dell’intervento di Morandi in occasione di una visita in Sala Tricolore, ma poi scrive: «Mi sgomenta la sua lettera di “sospensione” dai ministeri e dal servizio pastorale. Mi pare renda vane le belle parole pronunciate in sala del Tricolore. In un “agone politico” – come lei lo definisce – in cui le istanze sono sempre più legate alla proprietà e ai diritti (privilegi) di pochi, la presenza di persone che vivono questo servizio come la “forma più alta di carità” guardando al bene comune e dando voce a chi non l’ha è sempre più importante. Spero che lei ci ripensi per evitare fratture e poter “lavorare insieme, in dialogo costruttivo seppur da posizioni differenti”».

L’aut aut non è piaciuto nemmeno a Confcooperative (leggi articolo di fianco, ndr). E di certo ne dovranno tenere conto i candidati sindaci in fase di composizione delle liste. Ci sarà chi rifiuta la candidatura? O ci sarà chi, per candidarsi, dovrà rinunciare al ruolo svolto al servizio della propria parrocchia? Una scelta di certo non facile per chi vive con fede la propria appartenenza religiosa e con trasporto l’impegno politico. Tanto più in una terra che, da don Dossetti a don Artoni, ha espresso figure politiche che seppur in tempi e con percorsi differenti sono strettamente legate al mondo ecclesiastico.

Sono diversi comunque i parroci in provincia che manifestano una certa perplessità e una profonda amarezza per questa decisione del vescovo, pur riconoscendo che in campagna elettorale si pone un tema di possibili tensioni, soprattutto nei piccoli comuni, dove spesso le persone che si impegnano per le comunità sono attive sia in parrocchia sia nella società civile. In molti sperano in un nuovo segnale di Morandi, per rendere meno difficile la posizione di quelle persone che dovranno trovarsi di fronte alla necessità di scegliere. C’è anche chi, infine, rileva la differenza rispetto al vescovo di Crema, il reggiano Daniele Gianotti, che attraverso la pastorale sociale e del lavoro e in collaborazione con l’ufficio di pastorale giovanile ha promosso un corso base per aspiranti amministratori comunali. “Al cuore della democrazia”, è il titolo del corso, al quale il vescovo Gianotti parteciperà sia nell’incontro introduttivo che in quello conclusivo.