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Il vescovo va avanti: «La mia lettera strumentalizzata»

Evaristo Sparvieri
Il vescovo va avanti: «La mia lettera strumentalizzata»

Morandi torna parlare dell’aut aut sulle candidature: «Era riservata ma è stata usata per fini politici»

17 febbraio 2024
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Reggio Emilia «Dispiace che la lettera riservata ai parroci sia stata strumentalizzata a fini impropri e polemici». Di fronte all’appello di Confcooperative e alle tante perplessità manifestate dal mondo cattolico, il vescovo Giacomo Morandi, presidente della Cei Emilia-Romagna, torna a parlare della lettera inviata ai parroci e delle Faq pubblicate sul sito della diocesi per quanto riguarda l’aut aut nelle candidature alle prossime elezioni di fedeli che abbiano ruoli in parrocchia.

Per tornare sul tema, Morandi si affida al sito internet della Libertà, settimanale cattolico della diocesi, in un’intervista del direttore responsabile, Edoardo Tincani. “In politica per il bene comune con chiarezza di ambiti e ruoli”, è il titolo dell’articolo, in cui si legge che «l’Arcivescovo Giacomo Morandi apprezza che si sia aperto un dibattito sull’impegno dei cattolici in politica a partire dalla sua comunicazione relativa alla campagna elettorale e ai ministri laici della Chiesa. Se la posizione espressa dal pastore è stata chiara e concisa, il fraintendimento montato tramite i media da qualche dissenziente è apparso invece confuso e insistito».

Nell’articolo si riporta la cronologia degli avvenimenti: «All’inizio di febbraio – si legge – monsignor Morandi ha indirizzato al Vicario Generale e ai parroci della Diocesi una comunicazione in cui, tra l’altro, scriveva di ritenere “opportuno disporre che quanti intendano candidarsi in qualsiasi lista alle prossime elezioni debbano dimettersi da ruoli di responsabilità ricoperti in diocesi o nelle parrocchie; pertanto, saranno senz’altro declinati gli incarichi pastorali diocesani o quelli nei consigli parrocchiali. Con l’occasione rinnovo tale divieto anche per coloro che rivestono mandati ministeriali”. La posizione della Chiesa di Reggio Emilia-Guastalla, riguardante catechisti, lettori, accoliti e ministri straordinari dell’Eucarestia, è sintetizzata tra l’altro dalle Faq pubblicate sul sito web diocesano… ma nel frattempo la circolazione del testo era già uscita dai canali consoni, con conseguente chiacchiericcio».

Un chiacchiericcio che si è manifestato nei malumori espressi sottotraccia da molti parroci e da molti fedeli con ruoli attivi nelle parrocchie, che potrebbero trovarsi a dover decidere se candidarsi o continuare a svolgere il loro compito all’interno della comunità religiosa come accoliti, lettori, catechisti e ministri straordinari dell’Eucaristia.

«Quello che non comprendo – dice ancora l’arcivescovo a La Libertà – è che si sia arrivati a evocare il Non expedit di Pio IX, quindi il divieto ai cattolici di partecipare alle elezioni e in genere alla vita politica dello Stato italiano: utilizzare questa citazione significa dare un’interpretazione non corretta, fuorviante e capziosa, che denota peraltro l’ignoranza della storia e di quello specifico provvedimento, che nasceva nel contesto di rapporti conflittuali fra Stato e Santa Sede». Il concetto, in ogni caso, non è stato mai usato dalla Gazzetta.

Per il vescovo, «il provvedimento pastorale che ho adottato infatti esprime esattamente l’intenzione opposta, cioè che i cristiani che sentono la vocazione al servizio politico possano seguirla con pieno diritto, liberamente e responsabilmente, nella consapevolezza che sia il ministero di natura ecclesiale che l’impegno politico chiedono un coinvolgimento totalizzante di tempo e risorse, dunque è bene siano nettamente distinti».

Il vescovo ribadisce che l’intenzione della sua lettera ai parroci era quella di mantenere una chiarezza di ambiti: «La finalità? “Evitare che da entrambe le parti possano esserci strumentalizzazioni dei ruoli ricoperti e si trasferisca nelle parrocchie la conflittualità tipica dell’agone politico, alimentando quelle polemiche e contrapposizioni che in campagna elettorale sono all’ordine del giorno”». In più fa notare che anche monsignor Gianpiero Palmieri, vescovo di Ascoli Piceno e vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana per il Centro Italia, in un’intervista ha espresso un concetto simile».

Quindi un ultimo chiarimento, relativo all’impegno dei cattolici in politica e al ruolo svolto dai parroci in caso di parrocchiani che intendano candidarsi: «L’indicazione data dal vescovo Giacomo chiama in causa i parroci, invitandoli a una saggia valutazione con i fedeli interessati, ove afferma: “Questo indirizzo deve essere mediato dal parroco, in un dialogo”; peraltro l’indirizzo diocesano non è rivolto ai membri laici delle associazioni e dei movimenti ecclesiali ed è inteso che la non elezione della persona candidata che si è dimessa dagli incarichi ecclesiali porrà termine alla sospensione».

E infine: «Chiariti i destinatari del provvedimento, monsignor Morandi ci tiene a richiamare il “necessario impegno” dei cristiani per il bene comune – formulato spesso anche da Papa Francesco – secondo quella definizione (che Paolo VI desunse da Pio XI) della politica come la più alta forma di carità e gli orientamenti definiti dalla Dottrina sociale della Chiesa». l

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