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Indagini sui passaporti a tempi record Il business svelato dall’inchiesta di Report

Indagini sui passaporti a tempi record Il business svelato dall’inchiesta di Report

Il 22 ottobre un servizio della trasmissione di RaiTre denunciava i ritardi che avevano creato un business

18 febbraio 2024
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Reggio Emilia Il fenomeno del “mercato” parallelo in agenzia per ottenere a pagamento il passaporto in tempi più veloci è stato scoperchiato da un servizio di Report: un’inchiesta giornalistica, poi seguita da indagini fotocopia in alcune questure, come Piacenza e Milano, che hanno portato alla luce meccanismi simili a quelli smascherati dall’inchiesta reggiana illustrata venerdì in Questura.

Il 24 gennaio scorso, a Piacenza, il titolare di un’agenzia di viaggi è stato indagato per interruzione di pubblico servizio, esercizio abusivo della professione e false attestazioni a pubblico ufficiale. Il 22 ottobre 2023 la celebre trasmissione di RaiTre Report mandò in onda un servizio di denuncia sul fatto che «in Italia il ritardo nella consegna dei passaporti ha generato un business». «Abbiamo documentato – era stato sottolineato durante il servizio – come lavorano le agenzie di pratiche passaporti che stanno tutto il giorno a monitorare gli appuntamenti sul sito della polizia di Stato per accaparrarsi più slot possibili e poi venderli ai cittadini che non riescono a trovare un appuntamento. Cinque persone, che lavorano in una di queste agenzie di Milano, sono state indagate per aver turbato la regolarità di un servizio pubblico. L’agenzia in questione fornisce un servizio il cui costo ammonta a 250 euro compresi marca da bollo e bollettino postale, il compenso dell’agenzia è di 132,50 euro. In un anno l’agenzia è riuscita a occupare circa 2000 appuntamenti, realizzando 300mila euro». Seguiva, durante il servizio televisivo, un dialogo ripreso da una telecamera nascosta nell’agenzia dove l’addetta diceva: «Sicuramente da noi aspetta meno che in questura», e ancora «noi riusciamo a prenotare perché stiamo ore sul sito».

Nel servizio la giornalista intervistava il sindacalista Massimiliano Pirola: «Non esiste – sintetizzava – che mi dai il posto di un altro prenotato così, a nome Paperino o Diabolik, e poi Diabolik viene sostituito con Gino Rossi».

La stessa tecnica, secondo la Squadra Mobile e la procura di Reggio che ha indagato cinque persone, veniva utilizzata dall’agenzia che un poliziotto in pensione, Ciro Perna, gestiva insieme ai due figli. Con l’aggravante che l’aggancio in questura era la moglie Maria Lapenta, in servizio alla Pasi (la polizia amministrativa e sociale). Secondo l’accusa i coniugi usavano lo stesso metodo: fissavano una prenotazione sul sito con nomi fittizi e di sera, a casa, cancellavano il nome fittizio e inserivano quello vero del cliente. A un prezzo superiore rispetto a quanto è accaduto a Milano: 150 euro. Da qui l’accusa di turbativa di pubblico servizio («Chiunque cagiona una interruzione o turba la regolarità di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità, è punito con la reclusione fino a un anno») aggravata dal ruolo di Lapenta e dalla divisa che indossa. Per Lapenta e per il marito (ex ispettore in pensione ed ex segretario del sindacato Consap) è scattata l’interdizione dai pubblici uffici per un anno. l

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