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Sicurezza sul lavoro

L’anno scorso sette morti bianche: «Situazione peggiorata nel 2023»

L’anno scorso sette morti bianche: «Situazione peggiorata nel 2023»

La fotografia della Cisl sulla provincia di Reggio Emilia: «Mancano gli ispettori»

18 febbraio 2024
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Reggio Emilia Sono 61 gli ispettori per oltre 126.000 imprese (31 ispettori operativi per i controlli a Reggio e 30 a Modena). Nel 2023 mentre Modena ha registrato 15 morti sul lavoro (uno in più del 2022, la metà delle vittime nel settore costruzioni) a Reggio gli incidenti mortali sul lavoro sono aumentati del 133%, passando da tre a sette. Calano leggermente gli infortuni, ma stiamo sempre parlando di 23.107 casi, vale a dire 63 infortuni al giorno: 40 a Modena e 23 a Reggio. «Ci chiediamo e lo chiediamo alle persone che lavorano, lo chiediamo alle imprese e alle istituzioni: questi sono numeri normali o sono la polaroid di una indecenza?».

Così la segretaria di Cisl Emilia Centrale, Rosamaria Papaleo, interviene in modo netto sul tema della sicurezza del lavoro dopo il disastro (cinque vittime) nel cantiere Esselunga di Firenze. E lo fa leggendo i dati definitivi dell’anno scorso sulle morti bianche e sugli infortuni a Modena e Reggio negli Open data dell’Inail, che prima si fermavano a settembre.

«Dolore, morte, disastro. La tragedia di Firenze ripropone queste tre parole come un marchio a fuoco sul Paese che parla, parla e parla ma poi combina poco o nulla. Questa è la verità – afferma Papaleo – Quando chiede un grande Piano nazionale, con soldi e personale per i controlli, ha ragione da vendere Luigi Sbarra. E non perché è il nostro segretario. Bensì perché insieme a noi che siamo sui territori denuncia la follia di un Paese che dice di voler più controlli per prevenire le morti sul lavoro e poi schiera 61 ispettori per un totale di 126mila imprese. Chiamiamola col suo nome: è una presa in giro».

A Modena e Reggio sono stati attivati, questo sì, i tavoli provinciali previsti dal patto regionale «ed è un passo avanti: sono luoghi dove le istituzioni, le imprese e i sindacati possono e devono battere pari, ma ancora non basta. Rischiamo di fare ottime analisi, di inquadrare alla perfezione il problema ma poi si torna al punto di partenza: servono controlli, ne servono tanti e per farli occorre non solo una strategia ma del personale. Che costa – osserva Domenico Chiatto, segretario generale aggiunto con delega alla Sicurezza sul lavoro –. Il nostro parere è che una vita salvata vale più di un bilancio. Eppure questo è un Paese dove gli ispettori del lavoro e i loro colleghi che fanno funzionare la macchina amministrativa lo scorso autunno sono stati costretti a scioperare, per denunciare la situazione difficile in cui si trovano ad operare. Una su tutte: in un contesto tecnologico obsoleto, dove accedere ad alcune banche dati è ancora proibitivo, è urgente ottenere la piena incrociabilità dei dati e delle informazioni».

Chiatto non solo chiede investimenti in prevenzione ma indica dove trovare i soldi: sono ben 2 miliardi di euro di cui Inail dispone a livello nazionale. «Risorse che non possono essere solo utilizzate per ripianare i conti statali. Devono essere invece risorse dedicate all’implementazione della formazione dei rappresentanti di lavoratori, dei lavoratori stessi», indica il sindacalista, ricordando che «è indispensabile utilizzare parte di questi 2 miliardi sulle nuove tecnologie intelligenti (IA) che possano contribuire a prevenire gli infortuni sul lavoro. Infine manca ancora un indirizzo normativo preciso di limitazione del subappalto selvaggio anche nei cantieri edili. È questo l’elemento di maggior criticità nel comparto delle costruzioni, che continua ad essere il settore a maggior tasso infortunistico».

Cisl ha preso una posizione forte, che sta rimbalzando su tutti i media. Il segretario Sbarra ha chiesto un Piano Nazionale composto da «più controlli, più ispettori sul territorio, più risorse e interventi concreti, banche dati incrociate, rating sociale per le imprese con una patente a punti che premi i virtuosi. E poi un grande investimento sulla prevenzione, formazione e una stretta su sanzioni e repressione». Per questo Cisl ha dato il via a una mobilitazione nazionale con assemblee nelle fabbriche, nei cantieri, negli uffici e nei luoghi della produzione. l

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