Gazzetta di Reggio

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Intervista all’eroe della Resistenza

«Per interrompere le guerre di oggi bisogna creare gli Stati Uniti d’Europa»

Serena Arbizzi
«Per interrompere le guerre di oggi bisogna creare gli Stati Uniti d’Europa»

I 97 anni di Giglio Mazzi, il partigiano Alì: vide l’arrivo degli Alleati in via Emilia Ospizio

20 febbraio 2024
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Reggio Emilia «La sinistra deve portare avanti gli stessi valori con cui era identificata dopo la Liberazione: ricostruzione, amicizia, solidarietà. Qui deve vincere e, anzi, vincerà. Se non vince qui, nella terra dei partigiani, dove può succedere?».

Con una lucidità invidiabile e una passione per l’impegno civile rimasta intatta nei decenni che si coglie a ogni parola, il partigiano Giglio Mazzi, nomi di battaglia Febo e Alì, ha il cuore palpitante quando ricorda i tempi della Liberazione e della Resistenza, quando, adolescente, quel 24 aprile, entrò in città da Ospizio. Ora che ne ha appena compiuti 97, continua a divulgare il più possibile l’inestimabile testimonianza di chi ha consegnato alle generazioni future le chiavi della libertà. Lo fa dal soggiorno di casa, insieme all’amore di una vita, la signora Dea, con la quale sta per celebrare i 65 anni di matrimonio, dopo nove anni di fidanzamento. «Era il 1950 quando l’ho vista passare in bicicletta, con quelle trecce lunghe, mi sono innamorato e mi sono fatto avanti: non ci siamo più lasciati –ricorda, emozionato, Alì –. Lei è la mia farfalla».

Giglio Mazzi, Alì, è l’ultimo partigiano rimasto del distaccamento Katiuscia, una delle formazioni Gap (Gruppi di Azione Patriottica) dell’Emilia Romagna occupata dai tedeschi tra il settembre 1943 e il 25 aprile 1945. Giglio si è laureato in economia e ha ricoperto numerosi incarichi di responsabilità nel tessuto reggiano: ancora oggi impartisce consigli come consulente finanziario. «Ci rifugiavamo spesso a casa dei contadini che, per nascondermi, mi mettevano nella greppia delle mucche, tutto ricoperto di fieno: per fortuna che non hanno rovistato dentro – dice Giglio Mazzi, facendo un salto all’indietro nella storia –. Ci abbracciavamo, stretti, mentre dormivamo, per scaldarci: uniti più dei fratelli».

Si sarebbe mai aspettato di vedere delle guerre dopo tutto il sangue che ha visto versare tra il 1943 e il 1945?

«Non lo avrei mai detto che avrei visto altre guerre dopo quella che abbiamo combattuto noi. Si dice sempre che la storia sia maestra di vita, ma in realtà, non ha insegnato nulla».

Qual è la ricetta per evitare che la situazione degeneri?

«Bisogna creare gli Stati Uniti d’Europa, così com’è stato fatto in America. Più si allarga agli Stati l’appartenenza all’Unione Europea, meno c’è la possibilità che uno Stato insorga contro gli altri. Se manca l’avversario le guerre scompaiono».

E per il conflitto israelo-palestinese?

«Servono due Stati per due popoli: quando ciascuno potrà sentirsi a casa propria verranno meno le ragioni del conflitto».

A lei e a Otello Montanari spararono a sangue freddo. Quale sentimento prova versoi suoi aggressori?

«Gli aggressori, in guerra, sono indefiniti: non sai chi ti possa sparare. Ottant’anni dopo lo spirito di rivalsa non esiste più».

Venendo alla politica. Cosa pensa del Governo nazionale?

«Deve cambiare la classe dirigente: non tutti coloro che sono al Governo apprezzano quanto abbiamo fatto noi partigiani. Anche se la Meloni...».

La Meloni?

«Le sue idee e la sua estrazione non potrebbero essere più distanti dalle mie, ma lei, come persona, è intelligente e si comporta bene».

E Schlein, le piace?

«La sto osservando a distanza, ma pare che si comporti bene, più di così non posso dire».

Cosa deve ritrovare la sinistra per avere più chance di vincere?

«Deve portare avanti i valori della Liberazione, con scuola e sanità come diritti garantiti per tutti. Deve tornare ai valori che Reggio e il Pci avevano».

Quale messaggio vuole trasmettere alle nuove generazioni?

«Devono rispettare o ripristinare i valori che portavamo avanti dopo la Liberazione. Quelli di amicizia, solidarietà e fratellanza».

Il partigiano Alì - per un periodo assunse anche il nome di battaglia Febo - è stato celebrato domenica - Giglio Mazzi è nato a Campogalliano il 18 febbraio 1927 - giorno del suo compleanno, al Gattaglio’s Pub dove i partecipanti hanno gustato la torta del forno Bigi, aperto dal partigiano Andrea Bigi. A organizzare l’appuntamento, i comunisti guidati da Alessandro Fontanesi. Ha partecipato anche Miria, figlia della staffetta Stella Cadoppi e del partigiano James Pergetti, Linda, figlia del comandante partigiano Giuseppe Piccinini, detto Onin e il segretario di Patria Socialista, Matteo Neri. «È sempre un piacere ascoltare i racconti di vita vissuta come partigiano di Giglio, il più giovane gappista reggiano e tuttora l’ultimo gappista ancora qui. Giglio Mazzi, nome di battaglia Alì, gravemente ferito in combattimento il primo gennaio 1945, testimone dell’arrivo degli Alleati in via Emilia Ospizio nei giorni della Liberazione: ti voglio bene, Giglio».  l