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L’intervista

«AC/DC, un concerto super a Reggio Emilia. No al secondary ticketing»

Nicolò Valli
«AC/DC, un concerto super a Reggio Emilia. No al secondary ticketing»

Parla Claudio Trotta, produttore artistico e fondatore di Barley Arts la società che organizzerà il concerto del 25 maggio al Campovolo

21 febbraio 2024
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Reggio Emilia Emozione per aver contribuito a portare una band mondiale come gli AC/DC a Reggio Emilia, un commento a 360 gradi sulle potenzialità della Rcf Arena e sullo stato attuale della musica, oltre alla necessità di ribadire la lotta al secondary ticketing, ovvero il bagarinaggio favorito anche dalle nuove tecnologie.

Sono alcuni dei temi su cui si sofferma Claudio Trotta, notissimo produttore artistico e fondatore di Barley Arts, la società che organizzerà il concerto del 25 maggio. Trotta, come già peraltro aveva fatto sui suoi canali social, ricorda anche l’assenza dei “pit” riservati. Quanto ai prezzi per assistere all’evento precisa: «Sono assolutamente nella media».

Portare gli AC/DC di nuovo in Italia dopo 8 anni che significato ha per lei?

«Si tratta di una grande soddisfazione per la continuità di rapporto esclusivo in Italia iniziato nel 1991 a Modena, quando gli AC/DC erano headliner di un eccezionale Monsters of Rock, festival da me organizzato dal 1987 e che il 16 settembre di quell’anno vedeva, oltre a loro, la presenza di Metallica, Queensryche, The Black Crowes e Negazione con 42 persone felici e soddisfatte».

Il concerto reggiano è andato sold out in poche ore. Se lo aspettava?

«Assolutamente sì, anche se fino a pochi minuti prima dell’inizio della vendita non si ha mai alcuna certezza».

Non sono mancate le polemiche, tra la questione pit e la possibile rivendita dei bagarini. Cosa ne pensa?

«Viviamo in un’epoca dove i piani reali e virtuali sono spesso diversi e la percezione del mondo virtuale dei social è sostanzialmente differente da quella della realtà in essere. Ciononostante, personalmente, sono sempre molto disponibile a colloquiare, spiegare e informare il pubblico in prima persona. Nella stragrande maggioranza dei casi il risultato è positivo, alcune volte invece prevale in rete un atteggiamento preconcetto, fazioso e spesso fake, pieno di livore e presunzione e disinformazione. Questo concerto per scelta condivisa fra artista e Barley Arts non ha alcun pit, ma rispetta le leggi in essere che prevedono, come peraltro in molti paesi del mondo, la divisione dello spazio del pubblico in settori con prezzi naturalmente diversi fra chi è più vicino e chi è più lontano dal palco. Rispetto al fenomeno internazionale del secondary ticketing credo che le mie personali battaglie contro chi lo mette in pratica siano di dominio pubblico. Va ricordato, tuttavia, che questi fenomeni e queste criminali speculazioni si battono solo tutti insieme: artisti, istituzioni, pubblico, strutture, biglietterie e promoter e produttori di spettacolo dal vivo. Ognuno deve fare la sua parte, media compresi. Siamo certi che questo succeda ?».

Un altro tema riguarda il costo dei biglietti che alcuni giudicano eccessivo. Per i minori non si poteva però fare niente di diverso?

«Fino a sei anni compiuti l’ingresso ai concerti promossi da Barley Arts è a titolo gratuito. I prezzi dei biglietti da noi praticati sono in totale accordo e armonia con gli artisti e sono nella media europea di questo tour, tra l’altro molto più bassi di quelli praticati negli ultimi anni da molti artisti internazionali in Europa, Italia e Usa».

Il concerto si annuncia un grande show: il pubblico cosa deve aspettarsi?

«Un impatto sonoro e scenografico molto consistente, il repertorio classico della band, la gioia e la consapevolezza di vivere momenti irripetibili e unici come è giusto che sia quando si partecipa a un concerto di musica suonata e cantata dal vivo insieme a tante altre persone».

Un commento sulla Rcf Arena: ci è già stato? Che potenzialità ha?

«Onore a chi l’ha immaginata e a chi l’ha realizzata. È di fatto l’unico spazio italiano costruito appositamente per la musica popolare contemporanea con servizi, tutele e visibilità inimmaginabili negli spazi costruiti per lo sport o per altro che da 50 anni utilizziamo forzatamente in Italia. Ci sono naturalmente problematiche per chi pensa ancora di volere arrivare con la propria automobile a poche centinaia di metri dalla struttura. Mi auguro che ci sia la capacità di sviluppare le enormi potenzialità della zona denominata “Boulevard” che dovrà e potrà vivere autonomamente al di la dei grandi concerti con una programmazione mirata che aiuti tutta la filiera della creatività e della nuova imprenditoria dello spettacolo dal vivo».

Lei è il manager anche di altri importanti artisti stranieri: che futuro ha la musica popolare contemporanea?

«Quello che dobbiamo augurarci tutti è che finalmente la musica popolare contemporanea sia considerata non solo divertimento o ancora peggio mercato, parola che non a caso non uso mai, ma sia rispettata per quello che è: una colonna portante del benessere psicofisico di tutte le generazioni. Diversamente sarà solo business e moda passeggera e al territorio così come a chi ci vive non resterà molto». 

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