Gazzetta di Reggio

Cavriago Colpo notturno alla villa dei Burani, nota famiglia di imprenditori, in via Aspromonte a Cavriago. I ladri, che sono entrati mentre la famiglia era all’interno, hanno portato via la cassaforte contenente oggetti preziosi, per un valore ancora da quantificare, ma che pare ingente.

Si è trattato di un colpo ben studiato, e tutto lascia supporre che sia stato portato a termine da malviventi molto esperti.

L’intrusione è avvenuta intorno alle cinque di ieri mattina nella villa che si trova a due passi dal centro di Cavriago. Si presume che i ladri abbiano parcheggiato a ridosso dell’abitazione. Per prima cosa hanno disattivato il sistema d’allarme. Poi sono entrati all’interno e hanno individuato il luogo dove si trovava la cassaforte, contenente gioielli ed oggetti di valore.

Dal momento che non è riuscita ad aprire il forziere, la banda ha deciso di smurarlo; evidentemente aveva tutta l’attrezzatura necessaria. Poi i ladri hanno portato all’esterno la cassaforte e l’hanno caricata sul mezzo con il quale erano arrivati in zona.

Sull’episodio viene mantenuto il più stretto riserbo da parte degli inquirenti. Pare che gli intrusi abbiano lasciato pochissime tracce e abbiano anche eluso il sistema di videosorveglianza.

Al suo risveglio la famiglia Burani ha fatto l’amara scoperta e ha lanciato l’allarme alla centrale del 112.

Sul posto sono arrivati militari del Radiomobile e della stazione di Cavriago. Dei ladri, ovviamente, non c’era alcuna traccia.

Gli investigatori hanno acquisito le immagini riprese dagli impianti di videosorveglianza della villa presa di mira e di altre abitazioni nella zona di via Aspromonte, per cercare di risalire almeno all’auto usata dalla banda. Si cercano indizi anche nei varchi del sistema di videosorveglianza dell’Unione Val d’Enza.

Venerdì 23 febbraio alla mattina, quando si è diffusa la notizia dell’accaduto, a Cavriago non si parlava d’altro.

Recentemente Walter e Giovanni Burani, rispettivamente marito e figlio di Mariella, creatrice dell’omonimo marchio, sono stati condannati dal tribunale di Milano a un anno e mezzo di reclusione per aggiotaggio. Il reato era stato contestato in un’indagine chiusa dieci anni fa come un filone di quella per bancarotta aperta 14 anni fa e passata in giudicato con pena già espiata.


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