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L’intervista

Il telecronista DAZN Tommaso Turci si racconta: «Così mi preparo a una partita»

Il telecronista DAZN Tommaso Turci si racconta: «Così mi preparo a una partita»

I segreti del mestiere e le caratteristiche di un “tuttocampista” nel panorama sportivo italiano

05 marzo 2024
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Nel vasto campo della telecronaca, poche persone emergono con la stessa intensità e passione di Tommaso Turci, volto di Dazn da 6 anni. La sua voce è diventata sinonimo di emozione, tensione e cronaca avvincente durante le partite. In questa intervista esclusiva, ci immergeremo nel mondo di Turci, conoscendo il suo percorso professionale, i segreti del mestiere e le caratteristiche di un “tuttocampista” nel panorama sportivo italiano.

Come hai iniziato la tua carriera nel campo della telecronaca sportiva?

«Iniziai a fare telecronache quando ero ancora un ragazzino, giocando con gli amici al campetto o davanti alla PlayStation. Mi divertivo a fare finta di intervistare i miei compagni di squadra dopo le partite all’oratorio. Con il tempo, ho iniziato a collaborare con testate locali e giornali web, finché non ho ottenuto la possibilità di lavorare per una televisione locale. Dopo sono arrivate le telecronache per la serie C, per poi ottenere opportunità in ambito internazionale, come raccontare la Bundesliga e la Liga per Fox Sports. Il salto nella divisione nazionale è stato un passo significativo nella mia carriera. Nel 2018, sono entrato a far parte della squadra di giornalisti di Dazn. Essendo un grande appassionato di calcio ed ex calciatore, trovo naturale trattare argomenti legati a questo sport. È come parlare di qualcosa di familiare e intimo. Il calcio è la mia passione e occuparmene è un piacere: conosco a fondo le dinamiche del gioco e mi piace analizzarle sia dal punto di vista tecnico che emotivo».

Quali sono gli aspetti più emozionanti nel commentare una partita dal vivo?

«Prima della pandemia, l’emozione degli stadi pieni mi dava la pelle d’oca, specialmente all’Allianz Stadium quando il tifo della Juve era in pieno vigore. Ma durante il Covid ho imparato a concentrarmi sul gioco stesso e sulle emozioni dei giocatori, specialmente vicino alle panchine in campo. L’adrenalina di segnare un gol e festeggiare con i compagni è universale: si prova sia nella mia categoria sia in serie A. Mi piace commentare partite di ogni livello, dalla seconda categoria di Modena alla finale di Champions League, perché mi appassiona il gioco e quello che trasmettono i protagonisti. I derby, in particolare, sono ancora più accesi e stimolanti da raccontare, con un nervosismo palpabile e una voglia intensa di vincere da entrambe le parti».

Come ti prepari per una partita importante?

«Lo studio è fondamentale per essere preparati e sicuri. Conoscere non solo i giocatori, ma anche gli allenatori, lo staff tecnico e gli arbitri è essenziale. Studio giornali, rassegne, e monitoro i giocatori su Transfer Market per avere una visione completa. Questa preparazione mi permette di cogliere ogni dettaglio e di essere pronto a gestire ogni situazione durante un evento. Prendo appunti e studio tutto a 360°, imparando a memoria. Solo così posso costruire il racconto dell’evento in modo dettagliato, senza dover ostentare ciò che so. Anche se alcune informazioni potrebbero sembrare ovvie, la mia conoscenza approfondita mi aiuta nella narrazione e nella gestione delle situazioni impreviste».

Qual è stata la partita più memorabile che hai commentato e perché?

«Ho avuto la fortuna di commentare partite epiche come lo scudetto del Napoli a Udine, i derby d'Italia a Torino e Milano, e finali di prestigio come la Conference League a Tirana e quella di Budapest della Roma. Ma se dovessi scegliere una partita, opterei per Cagliari-Parma, finita 4-3. Nonostante lo stadio fosse vuoto a causa del Covid, l’emozione è stata incredibile, con una rimonta epica del Cagliari in 10 minuti e un gol al 90' di Cerri che ha fatto scoppiare di gioia tutti i tifosi. Questa esperienza mi ha fatto capire che non importa la grandezza della partita, ma come vivi la passione che ti trasmettono i protagonisti. Anche raccontare sconfitte come quella della Roma a Budapest è stato emozionante e stimolante. Partite inaspettate, come Frosinone-Cagliari, sono spesso le più divertenti e entusiasmanti da commentare: regalano emozioni uniche».

Qual è il tuo approccio per mantenere gli spettatori coinvolti e interessati durante una partita meno avvincente?

«Il mio approccio è sempre stato quello di essere spontaneo e il più autentico possibile. La mia grande passione per ciò che faccio e la sincerità nel trasmettere le emozioni del momento sono ciò che reputo i miei punti di forza. Cerco sempre di coinvolgere gli spettatori offrendo una curiosità aggiuntiva, evidenziando aspetti inediti e situazioni che si presentano in campo. Inoltre essere se stessi è fondamentale: la mia autenticità mi permette di essere genuino con il pubblico e di creare un legame diretto con gli spettatori».

Quali insegnamenti ti ha dato questo lavoro?

«Mi ha insegnato l'importanza di lavorare con grande passione e di condividere con i compagni perché è un lavoro di squadra. Quindi che bisogna sempre lavorare insieme agli altri, mai da soli. Mi ha insegnato anche che sono un privilegiato perché faccio il lavoro che amo, e quindi non devo mai lamentarmi».

Adem Chetih
Samuele Gasparini
Filippo Borghi
Luca Muresu
Nicolò Ugolotti

Studenti dell’istituto “Angelo Secchi”

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