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La vicenda

Il 13 marzo Portanova in udienza davanti alla Corte d’appello Figc

Il 13 marzo Portanova in udienza davanti alla Corte d’appello Figc

Nelle 28 pagine di motivazioni il Collegio di garanzia dello Sport spiega perché ha accolto la richiesta del procuratore generale del Coni

05 marzo 2024
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Reggio Emilia Si profila un’altra battaglia, l’ennesima, per Manolo Portanova. In attesa di provare a ribaltare una sentenza a sei anni per stupro di gruppo, il calciatore della Reggiana deve ora fronteggiare altri ostacoli, altri metaforici cavalli di frisia che provano a sbarrargli la strada, con lo scopo di ottenere che – prima ancora di un giudizio definitivo da parte della giustizia ordinaria – il numero 90 granata smetta di essere un calciatore, chiudendo per sempre con la sua carriera perché squalificato e/o radiato. Ipotesi lontane, ma che comunque aleggiano. Ed è impossibile non collegare il rendimento del giocatore in queste settimane con le vicende extracalcistiche che lo riguardano. E una delle novità che lo riguardano è la data dell’udienza – l’ennesima– del processo sportivo.

Il giorno del giudizio

L’ennesimo giorno del giudizio – e la definizione, per quanto calzante, può apparire un ossimoro, ma tant’è – è stato fissato per mercoledì 13 marzo.

È in agenda per quel giorno l’udienza davanti alla Corte d’appello della Figc, chiamata ad esprimersi sulla vicenda Portanova, e a farlo a sezioni unite in modo che il suo pronunciamento sul caso diventi una massima che possa fare anche giurisprudenza in futuro.

È tutto scritto, spiegato nelle 28 pagine della decisione della Commissione di Garanzia dello Sport, a cui la Procura generale del Coni aveva fatto ricorso impugnando la prima “non” decisione della Corte d’appello della Figc che di fronte alla richiesta della procura federale aveva eccepito, in pratica, di non avere i titoli per giudicare il calciatore con la lente della giustizia sportiva. Una decisione che ricalcava in tutto e per tutto la posizione assunta in primo grado dal tribunale federale.

Di fronte a due pronunce univoche – Tribunale federale nazionale e Corte d’Appello federale – è quindi scesa in campo la Procura generale dello sport, trascinando Portanova – siamo alla metà di gennaio – davanti al Collegio di Garanzia del Coni, ovvero il massimo organo della giustizia sportiva italiana. Con una mossa che ha pochi precedenti, il procuratore generale dello sport, prefetto Ugo Taucer aveva avocato a sè il caso, decidendo di portarlo davanti al Collegio di Garanzia a sezioni unite, manco fosse la Juventus, verrebbe da dire. E non a caso, visto che quel giorno il Collegio di garanzia presieduto da Gabriella Palmieri Sandulli doveva occuparsi sempre a sezioni unite, oltre che di Portanova anche del caso delle plusvalenze della Juventus.

Il 13 marzo, insomma, sapremo, forse una volta per tutte se Manolo Portanova può continuare a fare il calciatore o se invece non potrà più esercitare la sua professione attuale. Perché è questo che chiedeva il procuratore generale dello Sport ed è quello che nei fatti ha disposto il Collegio di garanzia del Coni, come si evince dalle 28 pagine che compongono la decisione, estensore Vito Branca, presidente della prima sezione del Collegio di garanzia dello sport. Alla fine dell’udienza, si ricorderà, il Collegio di garanzia aveva accolto l’istanza del procuratore generale che – a differenza di chi lo aveva preceduto a rappresentare l’accusa negli altri gradi di giudizio – non si era spinto a chiedere né la squalifica né la radiazione del giocatore, ma aveva piuttosto stigmatizzato il comportamento dei giudici federali di primo e secondo grado, decisi a non pronunciarsi nel merito. Colpito e affondato, verrebbe da dire. Dopo i due “buchi nell’acqua” e i punti, ancorché parziali, incassati dalla difesa, il prefetto Taucer ha corretto il tiro, chiedendo che la giustizia sportiva si pronunci sul caso. È quello che accadrà il prossimo 13 marzo? Nessuno può fare pronostici.

Di certo, la Procura generale del Coni ha chiesto e ottenuto che del caso Portanova si torni a discutere all’interno della giustizia della Figc, che lo faccia una Corte d’Appello a sezione unite e – ovviamente – diversa da quella che a dicembre decise di non decidere. L’impressione di tutti è che dopo questa udienza anche la giustizia sportiva dopo essersi sin qui rifiutata di farlo, dica la sua su Portanova.

“Precedente pericoloso”

«Ho letto le motivazioni e ovviamente non posso condividerle» è il commento tranchant dell’avvocato Flavia Tortorella che difende il giocatore di proprietà del Genoa nel procedimento davanti alla Giustizia sportiva.

Davanti al Collegio di Garanzia del Coni, l’avvocata Tortorella aveva presentato un ricorso che puntava l’indice proprio sul famigerato articolo 4 del Codice di giustizia sportiva (secondo il quale i tesserati sono chiamati a “osservare i principi della lealtà, della correttezza e della probità in ogni rapporto comunque riferibile all'attività sportiva”), oltre a sottolineare come la Procura dello Sport non potesse impugnare la decisione della Corte d’appello federale. Perché «erano scaduti i termini per farlo e perché non si può proporre appello contro due decisioni univoche. Ma evidentemente – dice l’avvocato – siamo in presenza di un procuratore con super-poteri».

A chi le chiede di chi possa in qualche modo esser figlia questa decisione del Collegio di Garanzia del Coni, l’avvocata risponde: «Di chi è figlia questa decisione? So di chi certamente non è figlia: questa decisione non è figlia del diritto». E poi aggiunge: «Se si applica l’articolo 4 anche al di fuori dell’attività sportiva – dice Flavia Tortorella – si crea un precedente pericoloso, con la procura federale che dovrà perseguire il giocatore che viene pizzicato sull’autobus senza biglietto o l’altro tesserato che non paga gli alimenti alla moglie da cui è separato». Paradossi, si dirà. Del resto, tutta la narrazione della vicenda conserva intatti i connotati del paradosso.

Una storia paradossale

È paradossale, per dirne una, che un giocatore rischi di non poter più giocare in ragione di una condanna in primo grado che però l’Appello o la Cassazione potrebbero ribaltare, riabilitandolo quando ormai non potrà più tornare a giocare.

E, a dirla tutta è paradossale anche il fatto che una società come la Reggiana abbia “scommesso” in solitudine su questo giocatore, ottenendo sul piano tecnico assai meno di quel che ci si attendeva e, per contro, portando invece a casa una spaccatura dentro la tifoseria e nella città.

Certo, qualunque sia l’evoluzione giudiziaria e sportiva della vicenda di Manolo Portanova, questa non è dietro l’angolo.

Per quanto riguarda infatti l’eventuale sentenza della giustizia sportiva, questa arriverà sicuramente prima di quella penale, ma difficilmente potrà essere eseguita: «Siamo pronti a opporci in tutte le sedi , comprese quelle della giustizia civile, dal Tar al Consiglio di Stato». L’obiettivo in quel caso sarà quella di ottenere, almeno in prima istanza una sospensiva del provvedimento. In attesa che la giustizia penale faccia il suo corso.

Dopo la condanna in primo grado, Manolo Portanova attende, assieme allo zio Alessio Langella (anche per lui la pena inflittagli in primo grado è stata di 6 anni) il processo di secondo grado davanti alla Corte d’Appello di Firenze, che però non è ancora stato fissato. La ragione la spiega il difensore di Portanova nel processo penale, l’avvocato Gabriele Bordoni del Foro di Bologna, secondo cui prima che si apra il processo d’appello, si attende di conoscere l’esito del processo all’altro co-imputato, Alessio Cappiello che, non avendo chiesto di accedere ai riti alternativi è alla sbarra davanti al tribunale di Siena e il processo è in corso. «In aprile – spiega l’avvocato Bordoni – dovrebbe riprendere con udienza molto importante, dove dovrebbero deporre tutti coloro che erano presenti in quella casa, il giorno in cui sono avvenuti i fatti».

La convinzione diffusa, il pensiero comune ai più è che sarà proprio il processo in corso a Siena a dettare i tempi della vicenda – sportiva e umana– di Manolo Portanova che nel frattempo dovrà continuare a difendersi anche da chi lo vuole fuori dal calcio.

Solo una volta chiuso il processo di primo grado a Cappiello, si conoscerà quantomeno nei tempi, il destino del giocatore. E chi frequenta la Corte d’Appello di Firenze è pronto a scommettere che il processo d’appello non comincerà prima del prossimo autunno, quando Portanova potrebbe non essere più un giocatore della Reggiana. l

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