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L’arresto

Violentò una bambina di sei anni: in cella l’amico di famiglia

Ambra Prati
Violentò una bambina di sei anni: in cella l’amico di famiglia

Reggio Emilia: la condanna a cinque anni è diventata definitiva per un ghanese 41enne

09 marzo 2024
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Reggio Emilia Condannato in via definitiva a cinque anni di reclusione per il reato di violenza sessuale su minore – una bambina all’epoca dei fatti di sei anni–, il responsabile non si trovava più nel Reggiano. Ora la sentenza è passata in giudicato e, di conseguenza, la procura diretta dal dottor Calogero Gaetano Paci ha delegato la Squadra Mobile della polizia di Reggio Emilia per la ricerca e la cattura del condannato: il ghanese (all’epoca dei fatti trentenne, oggi 41enne), regolare e senza fissa dimora, ieri è stato rintracciato nella provincia di Parma. Gli uomini del dirigente Guglielmo Battisti lo hanno prelevato sul luogo di lavoro, un supermercato, lo hanno arrestato e portato nel carcere più vicino, quello della Burla a Parma.

Il caso delicatissimo, che ha dilaniato per diverso tempo una famiglia, è partito dalla denuncia sporta dai genitori nel 2018: papà e mamma hanno colto dei segnali di malessere da parte della figlioletta e si sono rivolti alla questura. Il processo di primo grado in tribunale a Reggio si è concluso il 23 maggio 2022 con una condanna a cinque anni. Come ricostruito dalla pm Piera Giannusa per due anni, cioè dai primi mesi del 2016 sino al febbraio 2018, l’amico di famiglia (al tempo poco più che trentenne) si è lasciato andare a gravi atti sessuali nei confronti di tre sorelline che aveva l’incarico di sorvegliare e accudire. Una persona che godeva della massima fiducia da parte dei genitori, peraltro in un momento non facile per i ricoveri ospedalieri della madre sempre accompagnata dal marito. E per la pm Giannusa l’amico di famiglia, spesso solo in casa con le bambine, non ha esitato a molestarle sessualmente.

Lasciano senza parole le età delle tre sorelline: un anno, due anni e sei anni. Toccamenti proibiti e baci che, quando sono stati scoperti, hanno messo in ginocchio la famiglia. La condanna ha riguardato la sorella più grande, l’unica per età in grado di testimoniare: la bambina è stata sentita in forma protetta – tramite quello che tecnicamente viene definito incidente probatorio – e il suo racconto è stato giudicato attendibile dal perito Rita Rossi, la professionista incaricata dal gup Luca Ramponi. Nell’udienza preliminare – tenutasi con rito abbreviato, quindi con sconto di pena di un terzo – l’accusa ha richiesto una condanna a 8 anni di reclusione. Per il padre e la madre delle tre sorelline – i genitori si sono costituiti parte civile rispettivamente tramite l’avvocato Mario Di Frenna e la collega Lucia Larocca – i loro legali hanno non solo avallato la ricostruzione della pm Giannusa, ma anche messo in evidenza le pesanti conseguenze di questa vicenda per la famiglia, con tanto di allontanamento della figlia maggiore e della madre che per due anni hanno vissuto in una comunità. Per i genitori e le tre figlie sono stati chiesti complessivamente 60 mila euro di danni.

Aveva invece sostenuto l’assoluzione l’avvocato difensore Vincenzo Belli. Il gup, ritenendo l’amico di famiglia responsabile di comportamenti inappropriati in almeno tre circostanze, ha emesso una sentenza di condanna a 5 anni di carcere ma solo per le accuse riguardanti la bimba più grande, mentre ha assolto l’uomo per le imputazioni riguardanti le altre due sorelline. Disposta una provvisionale di 10mila euro. La sentenza è diventata definitiva l’anno scorso.

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