Aggressioni a medici e infermieri: 349 episodi in un anno
Reggio Emilia: la media è di quasi una al giorno. Bersagli preferiti le donne
Reggio Emilia Nel 2023 gli episodi di violenza nei confronti di operatori sanitari sono stati 349, di cui 109 sono violenze fisiche e 270 verbali. La media è quasi di una criticità al giorno. Il bersaglio preferito dei violenti sono donne: la maggioranza degli aggressori se la prende con dipendenti di sesso femminile (228), la metà (121) con i colleghi uomini. La categoria più massacrata è stata quella degli infermieri: 241 episodi in totale l’anno scorso. Seguono a larghissima distanza solo i medici con 44 episodi e gli operatori socio sanitari con 24 episodi. Il luogo più colpito – e questo dato non sorprende – sono i Pronto soccorso con 117 eventi critici, seguito dalle degenze (72), servizi psichiatrici territoriali e Rems (41) e diagnosi e cura (37). Questi i numeri dell’Ausl di Reggio Emilia – che li comunicherà con completezza a fine mese – anticipati ieri dalla dottoressa Antonia Nini, risk manager dell’Aul nonché consigliere dell’Ordine dei medici. I numeri di un fenomeno sempre più preoccupante sono stati forniti in occasione del 12 marzo, data in cui ricorre la terza giornata europea di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori socio-sanitari.
Per fare il punto della situazione su un tema delicato quanto sentito da tutte le categorie in camice gli Ordini delle professioni sanitarie della provincia di Reggio Emilia si sono riuniti e hanno organizzato un incontro aperto, svoltosi nella sede di via Dalmazia. Oltre ai sei ordini delle professioni sanitarie promotori (medici chirurghi e odontoiatri, tecnici sanitari di radiologia di riabilitazione e della prevenzione, farmacisti, infermieri, ostetriche e fisioterapisti) hanno partecipato il direttore generale Ausl Cristina Marchesi, le forze dell’ordine (il colonnello dei carabinieri Andrea Milani e il questore Giuseppe Maggese) e le autorità (il prefetto Maria Rita Cocciufa ha inviato un messaggio). Oogni ordine ha illustrato quelle che sono le caratteristiche della violenza e le particolarità: ad esempio le ostetriche hanno dei problemi legati alle morti alla nascita, che a Reggio molto al di sotto della media nazionale, ma quando accade è sempre un dramma che scatena l’ira; i medici hanno riferito dei rischi per l’incolumità cui si è esposti chi lavora durante la notte e in ambulatori isolati, dai Pronto Soccorso alle guardie mediche; molto esposti gli infermieri, non sono esenti nemmeno i tecnici.
La presidente dell’Ordine dei medici Annamaria Ferrari, affiancata dal vice presidente Pietro Ragni, ha portato l’esempio di fatti gravissimi avvenuti a livello nazionale, «come stupri ai danni di dottoresse di guardia medica o di medici morti in servizio per mano di parenti di pazienti (dieci negli ultimi vent’anni in Italia)». Sono seguite le considerazioni delle autorità presenti, che hanno ribadito l’importanza di una collaborazione tra i professionisti e le forze dell’ordine: sono loro, carabinieri e polizia, che sempre più spesso vengono chiamati ad affrontare le conseguenze delle aggressioni sui sanitari. «Tutti quanti dobbiamo garantire più sicurezza ai sanitari – ha detto Ferrari – Ricordo che una legge del 2020 aggiornata prevede la denuncia obbligatoria da parte degli operatori: esorto a segnalare e denunciare più spesso per deterrenza, per far capire che la violenza non rientra nella normalità e che il responsabile sarà punito dalla legge. Lo Sportello d’ascolto istituito di recente ha anche questa funzione legale, oltre al supporto psicologico per evitare che la professione possa risentirne fino al burn out». © RIPRODUZIONE RISERVATA