Gazzetta di Reggio

Reggio

Reggio Emilia, dopo lo sfratto dà di matto e danneggia la casa

Reggio Emilia, dopo lo sfratto dà di matto e danneggia la casa

La difesa del 62enne senza fissa dimora arrestato: «Il mio amico era morto e volevo le mie cose»

14 marzo 2024
3 MINUTI DI LETTURA





Reggio Emilia «Il mio amico è morto! Volevo prendere le mie cose rimaste nell’appartamento, non avevo le chiavi. Invece i poliziotti mi hanno preso e caricato di peso dentro l’auto di servizio».

Si può riassumere così il racconto – alquanto confuso e gesticolante – fatto dall’arrestato, che nella veemenza della spiegazione non ha esitato a spogliarsi dalla cintola in su nell’intento di essere più convincente. Il denudarsi ha portato bene, visto che il 62enne senzatetto e disagiato – finito in tribunale per una sfilza di reati: percosse, minaccia aggravata dall’uso di un’arma, danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale – dopo la convalida dell’arresto è stato liberato con l’obbligo di firma tre giorni alla settimana in questura dal giudice monocratico Giovanni Ghini. «Mi raccomando ci vada a firmare – ha detto il giudice – Altrimenti torna in carcere».

È stata una nottata movimentata quella di martedì in via Villa a Mancasale, dove in piena notte un residente è stato svegliato da qualcuno che bussava alla porta del suo appartamento: quando il residente ha aperto si è trovato di fronte un uomo – alto due metri e muscoloso – che senza alcun motivo apparente lo ha colpito con un pugno tra il mento e il collo e poi, mostrando un coltellaccio da cucina (lunghezza di 29,5 centimetri dei quali 18 di lama) lo ha minacciato di morte continuando anche dopo l’arrivo della polizia allertata nel frattempo dal cittadino, che spaventato si è barricato in casa e ha sentito forti rumori provenire dall’appartamento di fianco al suo.

Quando sul posto sono arrivate due pattuglie della Squadra Volante l’uomo corpulento ha aggredito verbalmente e fisicamente gli agenti, con le mani visto che il coltello da cucina era infilato alla cintola: un poliziotto è stato spintonato, un altro ha schivato un pugno. Un vero e proprio parapiglia condito da minacce («bastardi poliziotti di m...figli di p...vi ammazzo») finché gli agenti sono riusciti a fatica a immobilizzare l’esagitato, che già a terra cercava di mordere e scalciare.

Una volta portato negli uffici di via Dante l’aggressore è stato identificato e riconosciuto dai poliziotti, che nel gennaio scorso avevano eseguito uno sfratto – alquanto difficoltoso – a carico del 62enne, allontanato da quello stesso stabile dove a suo dire era ospite di un amico.

Ieri mattina, scortato in tribunale a Reggio, il 62enne ha spiegato l’antefatto: a suo dire aveva saputo che l’amico che lo ospitava era morto e si è recato nella palazzina per recuperare i suoi oggetti personali rimasti nell’appartamento. Peccato che quest’ultimo sia stato trovato con l’ingresso forzato, così come la porta adiacente del residente è stata danneggiata a suon di pugni. Il 62enne ha negato di aver usato la forza e il coltello. «In casa c’era il mio bancomat. Anche se i bancomat non funzionano mai...», è stata una delle dichiarazioni logorroiche.

Il resto lo ha fatto l’avvocato difensore d’ufficio, Salvatore Giunta, che non ha prestato il consenso per accorpare i reati e discutere: l’udienza di convalida ha riguardato la sola resistenza a pubblico ufficiale, unico reato per il quale è previsto l’arresto. Il processo è stato rinviato a fine marzo.  

© RIPRODUZIONE RISE