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Altri ragazzini nelle chat pedofile: si moltiplicano le segnalazioni

Ambra Prati
Altri ragazzini nelle chat pedofile: si moltiplicano le segnalazioni

È capitato anche a una disabile. Anche nel maxi gruppo chiamato “La Nuova Italia” diffuse foto e video hard

15 marzo 2024
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 Reggio Emilia «Mia figlia, quattordicenne disabile con un ritardo cognitivo, è stata brava: mi ha subito detto “non mi piace quella chat, voglio uscire, ci sono cose oscene”». È il racconto di una madre di 46 anni residente in provincia di Reggio, che riferisce di un’altra chat che circola tra minorenni con contenuti terribili. Si allarga a macchia d’olio l’allarme tra i genitori di ragazzini e ragazzine delle scuole medie. Dopo che la Gazzetta di Reggio ha raccolto la preoccupazione di un gruppo di famiglie, che hanno sorpreso contenuti pedopornografici agghiaccianti sulla “chat dei mille” dei loro figli, le segnalazioni alla nostra redazione si sono moltiplicate e altri genitori hanno deciso di farsi avanti e sporgere denuncia per un fenomeno – quello delle chat di gruppi numerosi che esortano a portare dentro gli amici, con il sistema della catena di Sant’Antonio – che sta prendendo sempre più piede tra i teenager.

Una “moda” che nasconde più di un’insidia: i minorenni pensano di dialogare con i coetanei, ma in questi gruppi su Whatsapp si inseriscono adulti con ben altre finalità che chiedono foto e informazioni personali. «È successo che mia figlia disabile, che frequenta un’attività sportiva nel Comune in cui viviamo, è stata invitata da una compagna di squadra (senza dubbio in buonafede) a far parte della chat “La Nuova Italia”». Il simbolo (una bandiera italiana con l’aquila ad ali spiegate su un fascio littorio) avrebbe dovuto far insospettire, così come la presentazione in un italiano sgrammaticato («Fascismo, comunismo e razzismo non si accettano. La bandiera è stata scelta per scopi di intrattenimento. Non contraddire il duce supremo. No bambina coreana senò siete comunisti»). Partecipanti appena 50: una catena agli albori. «Mamma voglio uscire dalla chat di squadra (in realtà farlocca, ndr), non mi piace», ha detto la quattordicenne disabile. La mamma le ha risposto che prima voleva dare un’occhiata. «In effetti c’erano foto e video hard espliciti: clip lunghe di rapporti pornografici, tra adulti però non tra bambini – ha continuato la 46enne –. Ma quello che mi ha inquietato di più, nella raffica di 50 messaggi al minuto, erano le richieste dei pochi che interagivano: che sport fai, dove abiti, mi mandi una foto in intimo... Ho subito avvisato due genitori della squadra, gli unici che conoscevo».

La mamma si è rivolta in prima battuta ai carabinieri, che l’hanno indirizzata alla polizia postale. «Ho telefonato ininterrottamente per giorni, non riuscivo a prendere la linea: ieri sono riuscita a parlare con qualcuno e a prendere appuntamento per la prossima settimana. Nel frattempo nella chat è stato cancellato quasi tutto: io ho le prove perché ho fatto un filmato di 8 minuti». È vero che occorre controllare il cellulare dei figli, ha concluso la 46enne, «ma io non posso essere sempre presente e non tutti i minori capiscono quando è meglio abbandonare». Tra gli adulti avvisati dalla madre c’è il padre 50enne di una undicenne. «Quando ci siamo resi conto, abbiamo avvisato le altre famiglie e abbiamo fatto uscire tutte le ragazze in tre ore. Il problema è che queste chat cambiano di continuo il nome, vengono cancellate e alcuni post possono essere uno scherzo di dubbio gusto. Vedremo se ci sono responsabilità penali».

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