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La sentenza

La Corte d’Appello conferma il licenziamento di Fabbiani

La Corte d’Appello conferma il licenziamento di Fabbiani

Montecchio: l’ex vicecomandante della polizia locale della Val d’Enza fu condannato per vessazioni sui colleghi

16 marzo 2024
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Montecchio È stato rigettato l’appello presentato da Tito Fabbiani, ex vicecomandante della polizia locale al centro della vicenda esplosa nell’estate del 2018, culmi- nata con una condanna a un anno e due mesi per le vessazioni che è accusato di aver inflitto ad alcuni colleghi. È stata depositata proprio ieri la sentenza della Corte d’Appello di Bologna, che respinge l’appello di Fabbiani: questo significa che il tribunale di secondo grado ha confermato la legittimità del licenziamento inflitto dall’Unione Val d’Enza.

Il Collegio di Bologna, entrando nei dettagli, ha condiviso il forte disagio causato dai comportamenti dell’ex vice comandante. Comportamenti che hanno inciso negativamente sulla serenità dei colleghi nello svolgimento dell’attività lavorativa al servizio dell’amministrazione. Il “metodo Fabbiani”, dunque, secondo la Corte, non solo esisteva, ma incideva sullo svolgimento delle mansioni lavorative, come accertato da numerose deposizioni dei colleghi e del personale. Sarebbero state così accertate le condotte inopportune di Fabbiani che hanno influito nella gestione dei rapporti di lavoro all’interno dell’Unione, come spiegato nella sentenza.

L’avvocato Guglielmo Saporito, difensore dell’Unione, fa presente «con soddisfazione che la Corte di Appello di Bologna ha condiviso la posizione dell’amministrazione, riequilibrando così le normali attività lavorative all’interno dell’importante settore della vigilanza urbana, nell’interesse generale della collettività. Ormai è la terza volta che un giudice – civile e penale – si pronuncia sulla questione: si confida, pertanto, nel ripristino della legalità, a beneficio dell’intero territorio della Val d’Enza».

L’indagine era partita in seguito a un esposto anonimo sul tavolo della Procura e di altre istituzioni provinciali. Veniva denunciato un “sistema di potere” che, secondo il contenuto dell’esposto, Fabbiani e Pallai avevano costruito nel corso di anni fuori e dentro il comando, abusando del loro incarico di pubblico ufficiale. In particolare, l’ex vicecomandante Fabbiani era accusato di vessazioni psicologiche e verbali verso dipendenti e collaboratori.

Come ripercorre la sentenza della Corte d’Appello, l’ex vice comandante è accusato di aver sottoposto quotidianamente a vessazioni psicologiche alcuni sottoposti, «insultandoli, denigrandoli, umiliandoli davanti ad altri colleghi, isolandoli dalla vita del Comando, (impedendo loro anche l’accesso ai bagni comuni e costringendo taluni di essi a recarsi presso esercizi pubblici per espletare le loro necessità fisiologiche), destinandoli a turni di servizio meno favorevoli, o anche estenuanti, riprendendoli per qualunque motivo, adibendoli ad attività umilianti, non rientranti nelle loro specifiche competenze (dipingere le pareti del suo ufficio, spazzare il pavimento della rimessa delle auto di servizio, buttare rifiuti all’esterno del Comando)». Uno dei sottoposti chiese il trasferimento per le continue vessazioni: venne ricondotto nei sotterranei del Comando dove Fabbiani gli urlò contro e gli riconsegnò il documento con la sua domanda di mobilità per costringerlo a rimanere. Questo determinò nell’assistente di polizia «attacchi di panico frequenti, incapacità di reagire e perdita totale di autostima».

Ancora, nella sentenza si riportano le accuse a carico dell’ex vicecomandante in cui si fa riferimento a dipendenti costretti a tollerare condizioni climatiche insopportabili. Si parla di turni di servizio esterni estivi per “20 pomeriggi consecutivi sotto il sole”, nonostante la dipendente avesse fatto presente che mal tollerava il caldo per la pressione bassa. Alla stessa dipendente Fabbiani aveva proposto tre giorni dopo l’assunzione di diventare la sua informatrice, assicurandole che in cambio avrebbe conseguito promozioni sul lavoro. Alla stessa addetta è stato negato il pagamento degli straordinari nonostante avesse regolarmente svolto il servizio, tra le altre accuse.