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Esercito, anche Tarquini dice sì: «Ma i militari non fanno arresti»

Roberto Fontanili
Esercito, anche Tarquini dice sì: «Ma i militari non fanno arresti»

Il candidato della coalizione di centrodestra si presenta ufficialmente al Posta. «Necessario un coordinamento con forze di pubblica sicurezza e Prefettura»

17 marzo 2024
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Reggio Emilia «Reggio è al degrado. Ben venga la presenza dell’esercito, come accadrà a Parma dal 18 aprile, ma i militari non possono arrestare nessuno. Per cui è necessario un coordinamento con le forze di pubblica sicurezza e la Prefettura. Non deve ripetersi quello che è avvenuto in centro storico l’ultimo dell’anno. Ci sono leggi e ordinanze che vanno rispettate». A dirlo è il candidato del centrodestra, l’avvocato Giovanni Tarquini, nell’ufficializzare ieri all’Hotel Posta la sua discesa in campo per la corsa a futuro primo cittadino di Reggio. Lo ha fatto premettendo che programma e squadra sono ancora da mettere a punto, ma individuando alcuni temi al centro della sua campagna. A partire da sicurezza e utilizzo dei militari, come ha sostenuto nei giorni scorsi anche il candidato del centrosinistra Massari (non senza qualche malumore nel Pd), passando per l’attenzione ai più fragili («una collettività deve tenere il passo dell’ultimo e del più fragili») e ai giovani, «che sono abbandonati nel disinteresse dalla vita pubblica. I giovani vanno educati e dietro al cartello “Reggio Città dei diritti” andava aggiunto che ci sono anche i doveri». Da ultimo, l’attivazione di «un collegamento costante dell’amministrazione comunale con tribunale e Procura, perché le decisioni prese dai giudici incidono ogni giorno sulla vita delle persone».

Vicepresidente dell’Ordine degli avvocati, 57 anni, civico, come ha voluto rimarcare a più riprese. Quella di ieri non è stata la presentazione del programma elettorale, ma un manifesto d’intenti. Un discorso da cui è emerso che, almeno stando allo stile fin qui mostrato dei due principali candidati (Massari e Tarquini), sarà una campagna elettorale ragionata più che urlata. Toni soft nella forma quelli utilizzati ieri da Tarquini nel presentarsi, anche se non è mancato qualche affondo, come quando ha sostenuto che «Massari che stimo come persona e come medico, non porterà rinnovamento e discontinuità». Toni che possono essere sintetizzati nell’impegno per una competizione elettorale che «non sia caratterizzata dalla contrapposizione, ma propositiva», nella convinzione «che occorre una inversione di rotta con un cambiamento e un rinnovamento che abbia il senso del miglioramento». Una visione che il candidato sindaco ha sintetizzato in una battuta, valutando la situazione in cui versa oggi Reggio, con un avvertimento ai suoi: «Non dobbiamo gettare il bambino con l’acqua sporca». Siamo alle prime battute di una competizione elettorale che vedrà misurarsi quattro candidati: Fabrizio Aguzzoli, Marco Massari, Paola Soragni e Giovanni Tarquini, il cui nome è arrivato dopo un lungo tira e molla e le resistenze di Fratelli d’Italia. Ieri, tuttavia, tutti i coordinatori provinciali e regionali presenti all’hotel Posta hanno sostenuto nei loro interventi che sul nome di Tarquini vi era l’accordo.

Davanti a una platea con soli posti in piedi, Tarquini si è presentato affermando «di aver accettato la candidatura con coraggio e un pizzico di follia, sostenuto in questo dalla sua famiglia e da amici che lo accompagneranno in questa avventura». Alcuni dei quali saranno tra i candidati della sua lista civica, come Matteo Verona, Francesco Gambetti, Leonardo Sportelli, e i colleghi Matteo Marchesini e Carmine Migale. A cui potrebbe aggiungersi Alessandra Guatteri (ex consigliera comunale M5s in sala Tricolore). «Il mio obiettivo immediato – ha poi spiegato il neocandidato sindaco – è quello di studiare e approfondire i problemi e stiamo lavorando per creare un gruppo di lavoro con l’obbiettivo di amministrare in modo semplice ed essere il trascinatore di un centrodestra che si fondi sulle esperienze precedenti».

Per parlare di un programma elettorale e della giunta servirà tempo e mettere d’accordo le sei liste che lo sostengono: FdI, Lega, Forza Italia e Noi Moderati, Alleanza Civica e la lista Civica Tarquini sindaco. Nel frattempo, e forse anche dopo, Tarquini non ha intenzione di lasciare il proprio lavoro, né la difesa del sindaco di Bibbiano Carletti, perché ha detto: «Fare l’avvocato non è incompatibile con il ruolo di sindaco».